In un divertente inserto del settimanale Epoca, trent’anni fa, Michele Serra ironizzava su un noto stilista scoperto a firmare branzini al mercato del pesce. Ora non farebbe ridere. Cioccolatini e panettoni di “Armani Dolci” sono una realtà. John Galliano, direttore creativo di Dior, ha firmato con il pasticciere parigino Ladurée un “macaron”. Il pasticcino, amato da Maria Antonietta e salito alla ribalta con il film di Sofia Coppola, è proposto da Galliano nei colori e nei sapori rosa e zenzero del suo profumo “Parlez-moi d’amour”. Per l’acqua, gli stilisti si limitano all’etichetta non potendo disegnarne le bollicine e per la Coca Cola hanno solo “rivestito” le bottiglie. Antesignani di “creatività alimentare” sono stati venti anni fa Giorgetto Giugiaro con la pasta “Marille” per Voiello e l’onnifirmante Philippe Starck con “Quartella e Mandala” per il pastificio Panzani.
Pezzi unici
Meno forzata e più apprezzata la creatività nel mondo dei vini. Tra gli esempi recenti, per lo champagne “Dom Pérignon”, le bottiglie di Marc Newson e le etichette elaborate con la Fondazione Warhol, ispirati ai colori e al tratto del maestro.
In Italia interessante l’iniziativa della cantina di Michele Satta per le 250 magnum numerate e autografate di “Semetipsum”, un Sangiovese del 2008 di un piccolo vigneto. È un’etichetta della videoartista Petulia Mattioli che ha fermato in una foto le sollecitazioni del vino al suono di un concerto del pianista Harold Budd e del musicista sperimentatore Eraldo Bernocchi. (10/12/10)