Acapulco oggi: turismo mordi-e-fuggi
Ultimamente il cronista è andato ad Aca e si è fermato qualche giorno. C’è ancora (almeno quello) il lungomare Miguel Alemàn (ma non c’è più l’hotel Papagayo – il romantico cronista ha potuto solo vedere dove fu eretto eppoi demolito – in cui Agustìn a Maria trascorsero la prima notte di nozze nel Natale del ’43); c’è invece tanto abbandono e trascuratezza, hotel mezzi deserti, un po’ di incoming mordiefuggi dagli stati messicani vicini, qualche locale tenta di tenere il mito ma niente è peggio del doversi divertire per obbligo.
Più recentemente il cronista ha letto che nel sotterraneo di uno dei mitici hotel dell’Acapulco d’antan, sulla (allora) sgargiante Miguel Aleman, hanno ‘scoperto’ 15-accoppati-15 dal solito Cartel del narcotraffico.
Sic transit gloria mundi. “Acuerdate de Acapulco…“…
(27/01/2011)
Primo novecento: ecco i Presidenti “turistici”
L’indipendenza del Messico e l’apertura del Canale di Suez fecero sonnecchiare Acapulco per più di un secolo. Fin quando nel Paese non cominciò l’era dei “presidenti turistici” (a Roma più volgarmente sarebbero detti palazzinari) laddove si fa riferimento a capi dello Stato che, scelta una amena località da sfruttare turisticamente, pensavano loro a ‘venderla’ attirando il bel mondo che proprio in quei tempi (fine anni ’30, navi da crociera e aerei sempre più grandi e sicuri) cominciava a viaggiare. Primi, come località da ‘lanciare’ e come presidente che ci avrebbe pensato, poi seguirono tante altre località, tutte sul Pacifico, il Caribe, allora, era ‘cheap’, così caldo-torrido, umido e soggetto agli ‘huracanes’, furono Acapulco e Miguel Alemàn (al quale, sembra giusto, Acapulco ha dedicato un esteso e maestoso lungomare che contorna tutta la baia).
“Aca”, centro del bel mondo
Si uniscano il turismo in forte sviluppo, la crescente potenza del colosso Usa (sempre odiati e scherzati, ‘sti Gringos, ma quand’è il momento i loro dollari servono, eccome) la vicinanza della megalopoli Ciudad de Mexico (a poco più di trecento chilometri, da una strada che, guarda caso, fu creata ben percorribile e in poco tempo) e l’ancor più prossima Cuernavaca (altro punto fisso del Jet Set mondiale, più politica, finanza, affari ecc. ecc.) Acapulco divenne la mecca della bella vita, del lusso, del godere. E a tutto quel cocktail di ricchezza e godimento (siamo nel mondo latino, non si scordi) si aggiunse l’onnipotente Hollywood, il suo mito, i suoi attori, i film, l’America Latina che diveniva un “must”, un dovere l’andarci; e come faceva a resistere chi aveva visto il film I Tre Caballeros e altre animazioni di Walt Disney più o meno Tequila o Carioca? A quel punto un bel promontorio che si staglia sulla sinistra della baia di Aca, non poteva che essere lottizzato per divenire il mitico Las Brisas (le brezze), giardini e terrazze, sciur in tuxedo (lo smoking in yankee) e madame in lungo: Margaritas, Champagne e Bourbon ammirando le luci che progressivamente illuminavano la baia (che, per inciso, resta, come ovvio, bellissima).