Le due gocce di Chanel n° 5, usate come pigiama da Marilyn, ora non farebbero più colpo. E non perché sono cambiati i costumi. Ma perché sono cambiati i materiali con cui fare i costumi, o meglio, gli abiti. Basta una spruzzata di spray ed ecco una T-shirt; altre due, ed ecco un abito. Manuel Torres, stilista spagnolo di stanza a Londra, ha brevettato Fabrican, uno speciale spray con delle fibre che si legano l’una all’altra fino a formare un tessuto – quando viene spruzzato su qualsiasi superficie – corpo umano compreso. Frutto di lunghe ricerche in collaborazione con il Department of Chemical Engineering dell’Imperial College London e con il Royal College of Art, il neo-tessuto non viene usato solo nell’abbigliamento.
E dopo gli abiti “spray”, ecco quelli a “lampadina”
Sempre a Londra c’è Cute Circuit, brand specializzato in abiti luminosi, con Leds. Uno, in chiffon e organza con 24mila Leds, è esposto al Museum of Science and Industry di Chicago; altri salgono sui palcoscenici indossati dalle rockstar.
Da noi non è ancora arrivato, ma è diffusissimo nel mondo il marchio giapponese Uniqlo, con capi a basso prezzo per donna, uomo e bambino, che utilizzano tessuti Dry Polo per repellere il sudore, Heattech per mantenere il calore, UV Cut per schermare i raggi UV. Anche l’Italia ha le sue magie, a parte i tessuti Zero Weight di Ermenegildo Zegna e gli waterproof di Allegri, ci sono le ultime proposte di Stone Island: il giubbotto che riflette la luce e cambia colore e quello in cotone idrofobico, su cui l’acqua scorre senza fermarsi. (03/02/2011)