Se è vero che non esiste un filo conduttore che accomuna le varie manifestazioni, è altrettanto vero che ciascuna di esse viene ispirata da elementi che hanno segnato la storia dell’intero territorio nazionale e dell’Italia unita.
Le origini del carnevale nascono infatti dai baccanali romani, tradizione estesa in seguito nell’Italia intera. Ma non manca lo spunto religioso, che ha a lungo tracciato il sentimento comune. Si dice poi che l’idea di istituire i carri e le sfilate abbia avuto origine verso la fine del XV secolo su indicazione di Papa Borgia. Inoltre il falò, come simbolo di purificazione, che costituisce il gran finale di molti carnevali di piazza, è sicuramente di ispirazione fideistica.
Carnevale di Fede a Putignano
L’origine religiosa del carnevale viene per contro messa in evidenza proprio dalla storia del Carnevale di Putignano, in Puglia. I festeggiamenti avrebbero avuto inizio nel 1394, quando i Cavalieri di Malta, che detenevano il governo del territorio, decisero di trasferire le reliquie di Santo Stefano da Monopoli a Putignano, per metterle al riparo dagli attacchi dei Saraceni. I contadini si sarebbero accodati alla processione delle reliquie abbandonandosi poi, dopo la cerimonia religiosa, a balli e canti. Il Carnevale di Putignano comincia il 26 dicembre con la cerimonia del cero in chiesa, per chiedere “preventivamente” perdono dei peccati che si commetteranno durante il carnevale, e continua sino alla sera con le “Propaggini”, rappresentazione che consiste nella recita di versetti per prendere in giro i potenti del paese; si conclude il martedì grasso, con una sfilata e il funerale del carnevale, rappresentato con le sembianze di un maiale! Così la religione scivola nella politica.
Italia Unita. Dalle proteste “sociali” alle battaglie con le arance
Poi c’è l’idea politica e sociale, che ricorda le lotte di potere, le rivendicazioni e le rivolte degli oppressi contro gli oppressori; elemento questo che si ritrova nella satira e nei rituali allegorici. Nell’Ottocento il carnevale, da manifestazione tradizionalmente trasgressiva, è diventato sempre più una festa di liberazione interiore, nel quale, a furor di popolo, oggetto di burla e di scherno, sono i “tiranni”. In epoca fascista prende piede in tutta la nazione la forma della parata e il carnevale, di origine contadina come festa di Bacco, passa in mano alla borghesia che predilige e mette a nudo i temi sociali, rendendoli universali mediante la satira allegorica.
Così, segnati e ispirati dai momenti di storia condivisa che hanno condizionato la penisola, dalle Alpi al Mediterraneo, si trovano analogie e tradizioni nelle diverse manifestazioni che curiosamente coincidono.
Ad esempio il lancio di arance è comune sia al carnevale di Acireale che a quello di Ivrea, anche se nel 1612 un bando ha vietato ai cittadini di Jaci di giocare al tiro di agrumi, pratica sostituita dai giochi e dai magnifici carri floreali odierni; invece nella cittadina piemontese la battaglia delle arance tra gli “aranceri a piedi”, simbolo del popolo ribelle, e quelli sui carri, che rappresentano le guardie del nobile tiranno Raineri di Biandrate, fedele al Barbarossa, è tuttora un rito che caratterizza la manifestazione.
Viareggio e Bormio, contro gli oppressori
La satira politica è all’origine anche delle sfilate del Carnevale di Viareggio, tradizione che risale al 1873, quando alcuni ricchi borghesi decisero di mascherarsi per protestare contro le tasse allestendo una parata di carrozze. Similmente a Bormio si ripete ogni anno la sfilata di maschere, l’albero della cuccagna e giochi nella piazza del Kuerk (spazio “coperto” del mercato).
Le maschere tradizionali della vecchia contea bormina sono il Podestà, il Re del Carnevale e il Capitano della Gioventù; dai loro antichi lazzi sono derivate nel tempo le aspre satire contro i reggenti; per questi eccessi la festa è stata abolita nel 1775 dal Governo svizzero dei Grigioni, per essere in seguito ripristinata nelle forme attuali, quando Bormio e il Contado entrano a far parte della Repubblica Cisalpina.
Ancora Carnevale: Mamoiada, Fano e Acireale
Mamoiada – Sardegna. Dal 5 febbraio al 13 marzo
Una delle manifestazioni carnevalesche più caratteristiche d’Italia si svolge a Mamoiada, piccolo comune sardo in provincia di Nuoro. In occasione del Carnevale si tiene una rappresentazione dalle origini antichissime – pare risalire all’età nuragica, circa 3.500 anni fa – che ha come protagonisti i Mamuthones, uomini col viso ricoperto da una maschera nera dai lineamenti piuttosto rozzi, vestiti con pellicce scure e campanacci appesi alla schiena. Ogni anno migliaia di turisti accorrono a Mamoiada per ammirare la danza dei Mamuthones, uno spettacolo che ancora oggi conserva intatto il suo fascino.
Fano – Marche. Dal 20 febbraio al 6 marzo
Pochi sanno che il Carnevale più antico d’Italia si svolge a Fano, città delle Marche a pochi passi da Pesaro. I primi documenti che attestano i festeggiamenti carnevaleschi in città risalgono addirittura al 1347 e dal 1872 è stato creato addirittura un comitato dedicato all’organizzazione dell’evento. Il Carnevale fanese, inoltre, è una festa particolarmente “dolce”: dai carri che sfilano per le vie della città, infatti, vengono lanciati cioccolatini e dolciumi, per la gioia dei bambini…e dei golosi!
Acireale – Sicilia. Dal 19 febbraio all’8 marzo
Se cercate un Carnevale davvero originale e unico nel suo genere, ad Acireale troverete sicuramente quello che fa per voi. Ogni anno per le vie di questa città in provincia di Catania sfilano infatti non soltanto i tradizionali carri allegorici in cartapesta, ma anche dei particolarissimi “carri infiorati”, che raffigurano soggetti realizzati interamente con fiori veri disposti uno accanto all’altro. La tradizione, nata nel 1931, prevedeva inizialmente delle semplici automobili coperte di fiori, trasformatesi negli anni in vere e proprie opere d’arte fiorite.
Cento e Rio, carnevale in coppia
I carri caratterizzano il Carnevale di Cento, nel ferrarese. Quest’anno sfileranno gruppi di ballerini e ballerine in arrivo dal Brasile, proprio per via del gemellaggio con Rio de Janeiro. La tradizione vuole che la festa sia completata dal “gettito” o lancio di doni, oltre che dallo spettacolo pirotecnico; dai carri in sfilata verranno lanciati regali di vario tipo sulla folla festante come dolci, palloni, oggetti gonfiabili, grossi cuscini, pelouche e giochi vari. La musica che fa da contorno è chiamata “arabìta”, cioè rabbia: è un rumoroso concerto a base di strumenti strani, imbuti, vasi da notte, padelle e altro; questo a ricordo di un’antica protesta sorta dopo che alcuni nobili cittadini vollero gettare sui villici, in luogo dei dolci, statuette in gesso. Infine, i fuochi d’artificio, che partiranno dalla Rocca di Cento il 13 marzo 2011, subito dopo la chiusura della sfilata per le vie del centro.
Altro elemento del carnevale è il fuoco, che purifica gli eccessi del carnevale. La tradizione vige in Lombardia, in diverse località. A San Giovanni Bianco nel bergamasco, dove al culmine della manifestazione nella terra di Arlecchino, si brucia proprio il fantoccio della maschera multicolore. A Grosio, in provincia di Sondrio, dopo la sfilata dei carri si mette al rogo la Vegia, che rappresenta l’inverno. E’ il Gran Falò quello che si svolge a Laveno Mombello, nel varesotto sulle rive del lago, il giovedì grasso, con sfilata di carri e vin brulè. Ma il rogo c’è anche nel Carnevale di Sciacca, in Sicilia.
Italia Unita. Carnevali all’insegna del Tricolore
Ispirati proprio dai 150 anni dell’Italia unita sono i festeggiamenti di quest’anno a Borgosesia, in provincia di Vercelli; protagonista Peru Magunella, la maschera locale, che sfilerà fasciato nel tricolore. Anche a Venezia si festeggerà facendo convivere suggestioni romantiche e fermenti risorgimentali e sarà l’“Ottocento” il motivo guida del Carnevale 2011, in programma dal 19 febbraio all’8 marzo.
Venezia dedica il Carnevale alle grandi eroine post-romantiche ottocentesche e ripropone in chiave giocosa gli scontri tra gli ufficiali austriaci e i Comitati per l’Unità al Regno d’Italia. Concerti, spettacoli teatrali, rappresentazioni storiche, gran balli e proiezioni cinematografiche sono infatti in programma nei teatri e nei musei cittadini. (01/03/2011)