Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Cartagena de Indias, tra corsari e bucanieri

Legami Punici, per Cartagena. Il fondatore spagnolo Pedro de Heredia (1533) l’ha così chiamata in onore dell’omonima città spagnola sul Mediterraneo, a sua volta fondata dai Cartaginesi

Cartagena oggi: nel segno dei racconti di Gabo

Una palanquera
Una palanquera

E ugualmente ‘kolossal’ fu la costruzione (1650) del Canal del Dique (largo 9 metri, profondo 4) collegante la baia di Cartagena con il Rio Magdalena, corso d’acqua di grande importanza. A ‘pala y pico’, vanga e piccone, le uniche rudimentali ‘tecnologie’ del tempo, centinaia di ‘indigenas’ e schiavi negri crearono (dopo aver abbattuto una foresta di 25 chilometri quadrati per ricavare il legname necessario alla bisogna) un percorso navigabile lungo ben 114 chilometri. Superfluo evidenziare i benefici economici derivanti da questo collegamento tra il porto caraibico e Bogotà, evitando impercorribili territori e le montagne delle Ande centrali.

Grande, dunque, il passato di Cartagena de Indias. Averlo conosciuto permette un miglior contatto con l’ammaliante ‘Perla de la Colombia Caribeña’, mentre si visita la cattedrale, le chiese di San Pedro Claver, di San Domingo, il chiostro di Santa Clara, la Torre del Reloj, le piazze de los Coches e de la Aduana, il palazzo dell’Inquisizione. E rende ancor più avvincente passeggiare nelle ‘calles’ (in quella del Candilejo una scritta commenta che “sembra fatta da don Juan Tenorio”) della Cartagena ‘colonial’ di ‘Gabo’ Garcia Marquez, godere i multicolori costumi delle Palenqueras (le negre provenienti dalla vicina Palenque a vendere frutta), ammirare i tramonti dal Baluarte de Santiago. (07/04/2011) (2 – Fine)

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