Della Spagna conosco le più importanti Fiestas e altre manifestazioni della tradizione e del folclore che vi si svolgono durante l’anno. A cominciare da gennaio, il 20, San Sebastiàn, con la tambureggiante kermesse (detta appunto Tamborrada) nella città che ne porta il nome e proseguendo con carnevali (mica male quello di Cadice; tipo brasileiro quello di Tenerife) Semanas Santas senza contare le Ferias per Vergini e Santi con contorno di toros.
Forte di questa mia ‘expertise ispanica’ (e nonostante la mia avversione alle classifiche e ai giudizi universali) penso di poter proclamare le Fallas di Valencia la più “elegante” festa spagnola, con virgolettatura dell’aggettivo per necessità di precisazione. Perché ci sono altre Ferias y Fiestas altrettanto eleganti, vedi quella di Siviglia, che però, oltre a essere forse un filino troppo “chic” (con tutti quei Señoritos accompagnanti le Sevillanas-bene con Peineta) si nega al mortale viaggiatore. Se non sei ‘uno di loro’, non possiedi uno straccio di invito in una ‘caseta’ tra le mille e passa allestite per pranzi e feste nell’immenso recinto, tu la Feria di Sevilla la vedi ‘da fuori’; puoi solo sbirciare quel che succede all’interno di questi esclusivi privè dei più o meno noti e ‘poderosos’.
Spagna, terra di manifestazioni popolari
Alle valenciane Fallas, no. La Fiesta, oltre che elegante è pubblica, corale. I magnifici, ornati vestiti delle Damas Falleras (e le non meno leggiadre acconciature, quasi addobbi abbellenti il capo) sono alla portata di tutti: li ammiri, fotografi, ne cogli i dettagli, parli con i protagonisti, che è poi la gente. Una festa di popolo, le Fallas, non della sola èlite cittadina; multitudinaria ma non caciarosa né sbracata (sono un vecchio Pamplonica, adoro i Sanfermines ma continuo a non capire i giovinastri che credono di divertirsi bevendo schifezze e lordandosi di vino). I motivi dell’”eleganza” delle Fallas? In gran parte la tradizione, iniziata circa duecento anni fa (e volendo far colpo si potrebbe menzionare l’antica usanza latina di festeggiare la fine dell’inverno mediante i fuochi e altri riti pagani, vedi i Saturnali).
Le Fallas, affidate alla fantasia degli artigiani
Con l’arrivo della sospirata primavera e l’allungarsi delle giornate – questa la più accreditata versione sulle origini della Fallas – i falegnami mettevano ordine nelle botteghe e bruciavano quanto restava della legna rimasta. In un secondo tempo si passò a modellare pupazzi, effigi e financo statue: la Falla, se l’opera raggiunge ragguardevoli dimensioni, il Ninot se le misure inferiori, e quanto esposto, sono destinati ai più giovani. Negli ultimi cent’anni l’accettabile livello artistico (o se si vuole, l’altissimo valore artigianale) di quanto modellato con legno, plastica, truciolato, cartone, e presentato in tanti punti di Valencia, rese le Fallas uno dei più validi appuntamenti annuali del turismo e del folclore spagnolo. Un avvenimento con tempi e termini (in lingua valenciana, simile ma non identica, al catalano, commentano i ‘valencianos’ desiderosi di distinguersi da Barcellona) ben precisi e definiti.