Qualche “cifra”. Ma ne vale la pena!
Qualche numero sulle Fallas di Valencia? Sono almeno 450 le Comisiones Falleras (i club, circoli, associazioni di zona e rione, alcune contano fino a 500 soci) che partecipano alla organizzazione della manifestazione. Una Falla ‘importante’ per dimensioni e varietà di raffigurazioni può costare fino a 200.000 euro (in parte pagati con lotterie, cene, gite sociali, sponsor, ingressi, il resto con donazioni). Alla Ofrenda partecipano circa 50.000 donne in costume tradizionale (costo minimo 900 euro), offrendo altrettanti mazzi di fiori, per un peso totale di 25 tonnellate. In almeno 100 posti della città (piazze, strade) si cucinano liberamente Paellas sul suolo (affittato per un modesto importo a titolo di rimborso-spese pulizia). Il botto della Mascletà raggiunge i 120 decibel. Nella Nit de Foc si consumano 4 tonnellate di esplosivi. (14/04/2011)
Fiori, costumi, sfilate, allietati da cibo e bevande
Dal 1° al 19 marzo, San Josè (Giuseppe, guarda caso, falegname) alle 14, nella piazza del Municipio-Ayuntamiento, si celebra la Mascletà, uno spettacolo pirotecnico culminante in un tremendo, inquietante botto. Agli angoli delle strade si montano le Fallas e i Ninot (i più belli riceveranno premi e attestati) visitati da curiosi, turisti, e curati dai membri della Commissione Fallera, una sorta di club, associazione di abitanti del rione che oltre alla creazione delle citate opere pensa a godersela erigendo un tendone in cui mangiare e bere fino al giorno di San Josè. Il 15 marzo si entra nel vivo della manifestazione; Valencia si ferma, è festa totale. Ma il momento più folcloristico delle Fallas – a parte fuochi e scoppi, fiamme e botti – soprattutto il più “elegante”, è costituito dalla Ofrenda, la offerta dei fiori alla Virgen de los Desamparados. Il 17 e il 18 marzo una sfilata di migliaia e migliaia di cittadini (altre Fallas si stanno svolgendo in altre località della Comunidad) vestiti secondo tradizione, percorrono le strade di Valencia in un trionfo di colori. Gli uomini vestono costumi denotanti le origini contadine di questa terra. Le donne esibiscono preziosi vestiti bianchi, arricchiti da ricami, filigrane, variopinte decorazioni; sul capo è presente l’immancabile Peineta, si notano spilloni di buona fattura orafa e il Moño, una curiosa decorazione circolare a copertura dell’orecchio. Davvero tanta eleganza, nel vestire e di portamento.
Rogo finale, controllato da pompieri e protezione civile
Nella notte del 18 marzo tutti con gli occhi rivolti al cielo: è il momento della Nit de Foc, fuochi d’artificio visibili in tutta Valencia. E il 19, San Josè, Valencia esplode: alle 14 ultima Mascletà, alle 19 il Correfoc o Cabalgata del Fuego, una sfilata di folclore vario nelle vie cittadine e infine, alle 24, la Cremà, il rogo di tutte le Fallas e dei Ninot. Solo uno di questi ultimi si salverà, verrà “indultado”, per finire nel Museo Fallero, tutto il resto finisce in cenere, mentre alla Falla della Plaza dell’Ayuntamiento è concessa soltanto un’altra ora di vita: all’una Pompieri e Protezione civile la trasformeranno nell’ennesimo, ultimo rogo in una notte indimenticabile. Le Fallas sono finite, tutti a casa. Ma il riposo è breve, qualche giorno, al massimo un mesetto e si riparte: c’è da progettare, studiare, preventivare il costo, stendere e firmare il contratto con l’artista e l’artigiano che quanto prima dovrà cominciare a modellare Fallas e Ninot.