Tutto cambia, tutto scorre. Il “Panta rei” di Eraclito è di attualità. Anche nell’arte. Ne è un esempio “Terre Vulnerabili” all’Hangar Bicocca di Milano, dal 21 ottobre 2010 al 17 luglio, mostra di nove mesi, come una gravidanza, suddivisa in quattro fasi, come quelle lunari, con artisti nuovi che si aggiungono ai vecchi e opere che variano nel tempo e si incrociano tra loro. Dall’installazione in cera del duo Invernomuto che si scioglie a poco a poco, al sentiero di Adele Prosdocimi che si allunga di nuovi feltri ricamati, fino al crescendo di disegni di Margherita Morgantin sulle pareti del labirinto di Yona Friedman.
Tutto in vendita. È l’era dello shopping spasmodico
Dall’arte allo shopping. Simbolo del mutevole, i Temporary shop o pop up store; negozi o locali che aprono, per un breve periodo, in luoghi strategici dell’acquisto o di tendenza. Nato agli inizi del duemila a Londra il fenomeno si è presto diffuso. Tra i primi casi i Guerrilla Store di Comme des Garçons: Londra, Varsavia, Stoccolma, New York, Vilnius, Miami, Basilea ecc. Clamoroso quello parigino di Prada in Place Beauvau (VII arrondissement) nell’estate 2009, ispirato al ponte Mirabeau, primo ponte metallico della città. O quello in Carnaby Street a Londra per il cinquantenario della mitica via. Naomi Campbell in aprile è stata la supercommessa del Temporary shop nel centro commerciale Westfield London. In vendita capi griffati appartenuti a vip (lei compresa) e introiti per l’associazione creata dal Principe Carlo per i giovani disagiati del Regno Unito. Sempre in aprile, a palazzo Ruspoli di Via del Corso a Roma, ha aperto per dieci giorni un Temporary Store con tutto per il mare a prezzi stracciati. Sulla Croisette a Cannes è nato per il festival, e durerà fino ad agosto, un pop up store di Louis Vuitton dedicato alle collezioni da sera, con arredo stile “In the mood for love”. (12/05/2011)