La fantasia popolare che, a Villacidro e dintorni, tra la pianura di Campidano e il complesso montuoso del Linas a 50 chilometri da Cagliari, ha intrattenuto e spaventato grandi e piccoli per numerose generazioni racconta di individui, prevalentemente donne, ma talvolta anche uomini, insospettabili di giorno e decisamente malvagi di notte.
Il loro segreto, quando non ancora svelato da errori grossolani o somiglianze indiscutibili con esseri notturni di dubbia affidabilità, veniva nascosto, nella loro vita da comuni mortali, sotto lunghi vestiti che, forti delle usanze modaiole decisamente poco audaci, si facevano fidati custodi di una coda, segno distintivo della doppia personalità in questione. Le streghe meno accorte poi si dice portassero unghie molto lunghe che, seppur non motivo di condanna ufficiale, potevano essere presupposto di forti sospetti.
Contro il demonio e le sue paladine
L’antidoto più efficace contro le streghe, inviate terrene di Satana, rimaneva comunque di natura religiosa. Si narra, infatti, che le valli dei monti Omo e Cuccureddu, terra di streghe, fossero anche patria di San Sisinnio, santo venerato come nessun altro a Villacidro dagli abitanti, in quanto impegnato nella lotta contro il demonio. Tanto era il potere nelle mani del Santo che bastava esibire una sua immagine alla strega in azione, per porre immediatamente fine alle sue malefatte. La leggenda che narra della definitiva sparizione delle temibili streghe vuole, infatti, che il santo, legata una di loro ai piedi di un letto, abbia attirato tutte le altre streghe che, in un ultimo gesto estremo, si sarebbero buttate in un fuoco acceso, alimentandolo con tutta la loro prestanza funesta. A testimonianza del miracolo rimane oggi un quadro nella Chiesa al dedicata santo, che lo ritrae trionfante dinnanzi al rogo delle streghe.
Uno spettacolo naturale di maestosa bellezza si respira nel Parco di olivastri millenari, che circondano la chiesa di San Sisinnio, vero tesoro tra le tante ricchezze del patrimonio ambientale di Villacidro. Si tratta della più importante aggregazione di grandi olivastri della Sardegna, alcuni esemplari raggiungono un’altezza di circa 13 metri e una circonferenza del fusto che supera i 5 metri. Con le loro esasperate forme offrono un suggestivo e magico scenario alle leggende tramandate da secoli su San Sisinnio, e le streghe.
Villacidro Streghe proteiformi. Preghiere, seggiole e treppiedi
Spesso ingaggiate da malviventi a scopi diversi, quali l’eliminazione di individui scomodi o la combinazione di matrimoni, le streghe osservavano, nella loro metamorfosi, un vero e proprio rituale di trasformazione. Al ritmo delle più disparate formule magiche, i corpi delle malintenzionate in questione non assumevano le sembianze di vecchiette rugose dal cappello a punta e dal lungo mantello, abili cuciniere di pozioni magiche, ma, abbandonando completamente l’aspetto umano, si trasformavano in gatti, mosche, uccelli, serpenti e persino oggetti, avidi di sangue umano e dispensatori di veleni letali, con una vera e propria predilezione per i neonati. In un eccesso di superstizione, dopo aver pronunciato le doverose preghiere del caso, si ricorreva ad antidoti pagani di vario tipo. I riti di scongiuro che servivano a tenere lontane le streghe iniziavano, per i più scaramantici, dal letto della partoriente, sotto il quale veniva posizionato un treppiede. L’esorcismo proseguiva poi, ogni notte, fuori dalla porta di casa, dove ogni famiglia rovesciava un treppiede, una scopa o una seggiola, facendo particolare attenzione a non prendere quest’ultima per l’estremità dello schienale e farla ruotare su un piede, cosa che avrebbe prodotto l’effetto boomerang di attirare immediatamente il terribile olfatto delle cogas. I più sospettosi, o probabilmente i più malcapitati, intensificavano i loro rituali con la recita dei “rebus”, antiche preghiere magiche tramandate, a mo’ di mito, di generazione in generazione.
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