Per la prima volta da quando si era trasferita in Germania, Janet Beerbaum si sente diversa: libera, senza passato e senza futuro, senza vincoli e impegni. Il suo viaggio nel Kent finalmente la fa sentire a casa, nel suo ambiente e con la gente giusta. Ritrovare a Londra Andrew, l’ispettore di polizia di cui era da sempre innamorata, la farà sentire, dopo tanti anni, una donna ancora in grado di amare e di essere amata. Eppure Janet sa di avere delle grosse responsabilità nei confronti della famiglia che ha creato, verso Phillip, suo marito, uomo mite e sempre disponibile, e verso Mario e Max, i suoi affascinanti e inseparabili gemelli, che però le causano non poche preoccupazioni… Andrew non può aiutarla, né può indagare sulle cause che l’hanno spinta a ritornare da lui: qualcosa gli impedisce di comprendere qual è il tipo di relazione in cui ora Janet lo vuole coinvolgere, ma il suo istinto di poliziotto e la sua ostinazione gli suggeriscono di indagare a fondo. Qual è il segreto di Janet? Da che cosa sta scappando? Perché appare così turbata quando lui le racconta dell’assassino che ha catturato e che sta per essere processato? E, soprattutto, quando viene a sapere che Mario è in Provenza in vacanza con la sua ragazza, l’equilibrio che Janet si era imposta comincia precipitosamente a frantumarsi. Un turbine di eventi sconvolgerà la vita di tutti, il passato tornerà imperioso a saldare i conti, ma fino a che punto Janet si spingerà per salvaguardare le persone che ama veramente?
“Janet aveva con sé una solo fotografia, di quando i ragazzi avevano appena dieci anni. Guardavano l’obiettivo con espressione innocente. Troppo innocente, pensò Janet anche questa volta. Sembravano proprio due angioletti.
‘Nemmeno gli insegnanti riuscivano a distinguerli a scuola. Qualche volta mi chiedevano di vestirli almeno in modo differente, ma non c’era niente da fare. Volevano avere sempre la stessa roba addosso. Erano…’ Janet si bloccò, ma poi proseguì: ‘Si sentivano una persona sola, capisce? Si scambiavano di continuo i nomi perché per loro non avevano importanza. E si sostituivano l’uno con l’altro’.”