Sabato 20 Aprile 2024 - Anno XXII

Castello cataro di Peyrepertuse, fortezza con vista mozzafiato sul Corbière.

Castello di Peyrepertuse

Per i Catari l’anima era sempre buona, in quanto generata da Dio. La materialità di Satana, al contrario, spingeva con l’inganno le anime immortali ad abbandonare il Paradiso. Nella Francia del sud, questa “lotta” fra bene e male, ha trovato secoli addietro il proprio luogo d’elezione

castello Il castello di Peyrepertuse
Il castello di Peyrepertuse

Il castello di Peyrepertuse (parola che viene dal latino petra pertusi, pietra forata) non lo vedi finché non sei arrivato, tanto bene si mimetizza la pietra di cui è fatto con il monte. Oppure è il sole abbacinante che confonde e non fa vedere bene le sue mura. Siamo in Languedoc-Roussillon, in territorio cataro, sede di eresia e crociate. Un posto sperduto, da raggiungere attraverso strade desolate, ma alla biglietteria c’è la coda. Come fanno i francesi ad attirare turisti anche qui? Per salire al castello c’è da affrontare una bella salita, al termine della quale si incontrano rovine assolate che si sporgono su un ampio orizzonte. I catari (cataro in greco significa puro ed essi praticavano uno stile di vita molto spartano ed essenziale) abitavano questo territorio florido e soprattutto indipendente – avevano anche una lingua propria, l’occitano – e questo non piaceva né al papa né al sovrano di Francia, ed ecco perché tutti non vedevano l’ora di far fare loro una brutta fine.

Per difendersi, villaggi fortificati

castello Il profilo del castello si confonde con quello della montagna al crepuscolo
Il profilo del castello si confonde con quello della montagna al crepuscolo

Dunque i catari si nascondevano qui, a Peyrepertuse come nelle roccaforti vicine – Villaggi fortificati, più che castelli, dotati di poderose mura di pietra, come Aguilar, Lastours, Montségur, Puilaurens, Puivert, Queribus, Roquefixade, Termes – per sfuggire alle persecuzioni. Per sterminarli si organizzò una crociata che, come tutte le guerre sante, fu particolarmente violenta e alla fine i catari non poterono fare altro che soccombere. Spesso i castelli catari venivano assediati e dovevano arrendersi per mancanza d’acqua. Ancora oggi a Peyrepertuse vediamo la cisterna, ma evidentemente non sempre una cisterna può bastare.bnLa crociata si trasformò in un genocidio. Durante un massacro, avvenuto nella città di Béziers, catari e cattolici si nascosero tremanti in una chiesa, dove fece irruzione il legato di papa Innocenzo III con i soldati. Non potendo distinguere la fede delle anime spaurite che si erano rifugiate nel luogo sacro, disse ai suoi: “Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi”. Questo era il clima che si respirava qui, nel Medioevo.

LEGGI ANCHE  Monza, la strana cappella espiatoria

Non più Occitani, ma francesi

castello A cavallo alle pendici della rocca
A cavallo alle pendici della rocca

Alla fine anche il castello di Pietra forata entrò a far parte dei possedimenti del re di Francia. I castelli catari furono distrutti dai francesi e riedificati come baluardi di confine dopo il 1250, epoca in cui a Peyrepertuse fu realizzata la spaventosa scala sul vuoto che porta alla parte più impervia del castello; un passaggio estremo, con tanto di corda per tenersi ancorati, fatto scavare nella roccia da Luigi IX, di cui porta ancora il nome. Peyrepertuse, insieme a Queribus, Aquilar, Puilaurens e Termes, divenne uno dei “cinque figli di Carcassonne”, entrando a far parte del poderoso sistema difensivo che la corona di Francia approntò per controllare il confine con l’Aragona. Di questi castelli resta comunque immutata l’aura orgogliosa, lo splendido isolamento mimetico. Si dice che i catari vivano ancora qui, nascosti da centinaia d’anni in questo territorio aspro e dolce, caldo e ventilato. Con tanti mulini a vento, simbolo di uomini capaci di creare energia con il potere delle idee.

 

Info: www.chateau-peyrepertuse.com

 

Foto: Mairie de Duilhac

Condividi sui social: