Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Marrakech, una “perla” per tutte le tasche

Al termine della narrata gita automobilistica col Bruno Alegi, cicerone nel montagnoso Marocco dell’Atlante, visitando molte Kasbah e calpestando sabbie del deserto, dormendo in Riad e Ksar da “sciur”, avvisto infine la snella sagoma della Koutoubia di Marrakech…

Le mura rosse di Marrakech
Le mura rosse di Marrakech

Ero già stato in visita alla ‘Perla del Sud’ ma “è passato tanto tempo” come disse Rick alla curiosa Yvonne in “Casablanca” (Michael Curtiz, 1942, l’ho visto 58 volte; a proposito: ho notato l’aeroporto di Casà assai diverso da quello, hollywoodiano, in cui Bogart accoppa il maggiore Strasser e scappa col capitano Renault; poi dicono che i Cult Movies non rincoglioniscono…). E siccome da sempre predico e scrivo che dopo 30 anni un sito già visitato, turisticamente parlando, è “come nuovo” (un po’ perché è cambiato, un po’ perché l’Alzheimer incalza) eppertanto va rivisto, rieccomi a Marrakech.

Hotel (moderni) da “Mille e una Notte” (moderne)

Hotel Mamounia
Hotel Mamounia

Un posto invero “magic”, un highlight, un – tanto per insistere nella terminologìa dei viaggiatori Yankees – must, destinazione obbligatoria del turismo mondiale, Marrakech. E’ anche, se non soprattutto, un luogo unico o almeno raro per quanto concerne (specialmente dopo la presenza di voli Low Cost) la eterogeneità della gente che vi affluisce. Perché nella “Perla del sud” marocchino trovi il ricchissimo turista sceso al celeberrimo non meno che costoso “Mamounia” (1924) hotel amato da Churchill e set – e dagli con i Cult Movies – del film “L’Uomo che sapeva troppo”. E per quei dilapidatori ancor più ‘sciur’ che cercano l’esatto contrario del Low Cost, al “Mamounia” si è recentemente aggiunto l’ancor più caro “Royal Mansour” – royal perché, mi precisa Alegi, di proprietà del re Mohamed VI – uno sciccosissimo e ovviamente isolatissimo rione, o quasi, di palazzine, beninteso esclusivissime, dotate di vari piani, terrazza finale con Jacuzzi di serie, stucchi e arabeschi e quant’altro può esservi di raffinato, senza citare la possibilità di fruire dei servizi di un butler (maggiordomo) 24 ore su 24.

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La “Torre”, gemma della città

Una casa nella Medina
Una casa nella Medina

Perché Marrakech è bellissima, e la Koutoubia (absit iniuria verbis, e i musulmani vorranno scusarmi) è il suo “profeta”. Gemello della a me cara Giralda sivigliana (e della Tour Hassan di Rabat) il magnifico minareto (voluto nel 1150 dal sultano Almohade Yacoub el Mansour, alta poco meno di 70 metri, quadrata come in tutto l’Islam occidentale, dalla Tunisia al Marocco) è ben più del simbolo di Marrakech. Visibile da lunga distanza e vieppiù abbellita dallo sfondo delle innevate montagne dell’Alto Atlante, la Koutoubia induce a ricordare l’importanza della cultura araba. Una civiltà destinata a sfiorire, ma solo dopo eccellenti scoperte nell’ambito della geografia, delle scienze, della medicina, della letteratura. Leggo una guida (quantomeno quelle stampate non ti obbligano a lunghe soste nel Suk per la sola, esecranda fame dell’oro) e mi affascina sapere che un tempo la Koutoubia era rivestita da intonaco dipinto e policrome, rilucenti piastrelle. Chissà che splendore (ancora un po’ e cado nel banale accennando alle Mille e Una Notte).

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