Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Germania. Uno svelto gran tour con amici (1)

Da Monaco ad Augusta a Lipsia a Norimberga a Bayreuth. sempre in autostrada, senza pagare il pedaggio. Viaggio tra musei, teatri, castelli, riflessioni e considerazioni sul popolo tedesco

Cena alla Hofbrauhaus a Monaco
Cena alla Hofbrauhaus a Monaco

Con la leggerezza dell’essere, chiarisco che quanto segue non costituisce una accurata recensione di viaggio e tantomeno pretende di fungere da guida turistica (quante ne esistono già! durante il Grand Tour che oso narrare ne consultavo ben quattro, una più valida dell’altra). Più semplicemente trattasi di commenti e considerazioni di un viaggiatore che da tempo desiderava tornare in Germania girando in auto con amici. Preciso inoltre (lettore avvisato…) che la narrazione non risulterà mondana: quando si passa tutta la giornata a scarpinare per vedere e fare andare la testa, la sera tette e bunga bunga costituiscono l’ultimo degli assilli, almeno per gran parte della gente attempata restia a farsi aiutare dal farmacista. Né tratto argomenti frivoli (sennò sarei andato a Riccione) perché chi scrive, oltre che goliardo di lungo corso a Scienza Politiche ha vissuto un periodo storico a dir poco incasinato: guerre calde e/o fredde, muri, scontri di decise ideologie, sicché, girando per la Germania, per di più dotato di buona memoria, non potevano che affiorare al cervello sensazioni retrò e ricordi (alternate però a notiziole e info – a uso e consumo del lettore – meno grevi e forse più curiose).

Monaco, di giorno musei e a sera cena alla Hofbrauhaus

Marienplatz, Monaco
Marienplatz, Monaco

La città di Monaco la conoscevo per motivi carnascialeschi (giovane seduttore, durante un gelido Fasching girai per quattro giorni in pigiama senza tornare nella gasthaus, che bello) e pallonari (Inter contro il Bayern, una volta, trionfatori, si prese per il culo gli sconfitti suggerendo di “andare a mangiare la bavarese”, nel Calcio succede, anche alla gente che si ritiene perbene). In questa trasferta, invece, non prevedente veglioni né stadi in notturna bensì educativi musei, sfrutterò la luce del giorno (fatta eccezione per la visita/cena alla mitica Hofbrauhaus, laddove mi sorprende che – nel tremendo viavai di gente di differente estrazione, educazione e onestà – i camerieri non ti fanno pagare sull’unghia e ti portano il conto a gentile richiesta, come da noi dal Gualtiero Marchesi).

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Baviera, il Land meno tedesco della Germania

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Ma questa godereccia città mi invita anche ad altre meditazioni (non solo annegate nella birra, ancorché sotto gli alberi del Viktualien Markt se non ti fai, minimo, un paio di litri non sei nessuno; alla Pfalzer Residenz Weinstube servono, invece, solo vino e testa dei deutsch vuole che se solo ti scappa di chiedere una birra ti cucchi un Nein! di sovrana bellezza). Ritengo, ad esempio, che sia deviante e impreciso dire ‘tedesco’ (così come da noi ‘italiano’ è un termine vago) invece che bavarese o prussiano o renano. Ma ecco affiorare un ‘controragionamento’: come è possibile che in Baviera – il Land ‘meno tedesco’ della Germania, con tutta ‘sta paciosa gente contadinotta che pensa solo a cantare e a riempirsi la panza di birra – sia nata eppoi prosperata la lucida non meno che crudele follia del Nazismo? Forse forse, mi dico (pensa tu a che pazza spiegazione ricorro) la Baviera contiene una percentuale di matti superiore a quella nazionale (non per niente – prosegue la mia balzana teoria scientifica – qui ha regnato quel folle del viscontiano re Ludwig II, che più stravagante di così non si poteva, lui e il suo disneyano castello di Neuschwanstein). Ma quella chicca rococò del teatro Cuvilliès, nella Residenza, che meraviglia (a bocca aperta anche ammirando una statuetta di San Giorgio, nel Tesoro)!

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