Venerdì 13 Dicembre 2024 - Anno XXII

Transilvania o Transgermania?

Transilvania

Storia complessa e affascinante, quella della Romania. Soprattutto per quanto riguarda una regione, la Transilvania, dalle evidenti eredità storiche, architettoniche e culturali tedesche. Una presenza, quella germanica, di antica data e di differenti influenze. Poco “sotto” la… Transegermania, ecco la terra di Dracula

Transilvania castello dracula
Transilvania il castello di Dracula

Visionate Bucarest e la Bucovina, provincia della Moldavia, la nostra vispa brigata di cronisti del turismo, adepti Fijet, completa il giro della Romania trasferendosi in Transilvania. Una terra tanto incasinata, mi riferisco a posti non segnalati e vicende ignorate in tanti libri di storia e geografia, da meritare un rapido identikit. Situata al centro della Romania, a nordest la Bucovina-Moldavia e a sud la Valacchia-Bucarest, la Transilvania (lo dice la parola: al di là, oltre le selve, dei boschi dei Carpazi) è stata nei secoli terra di passaggio e di insediamento di tante genti (a ovest e a oriente, poi, senza barriere naturali a frapporsi, le porte erano ancor più aperte, bastava attraversare le pianure di Serbia e Ungheria o sbarcare su una spiaggia del Mar Nero).

Ma delle tante ‘visite’ di slavi, magiari, tartari, turchi, ebrei, siculi (n.b. solo omonimi dei nostrani Turiddu), né vanno dimenticati i Rom alias zingari o gitani, quella dei tedeschi, alias Sassoni, nonostante sia avvenuta nel lontano ‘200 ha lasciato una traccia che definire importante è dir poco.

L’impronta degli Hohenzollern

Transilvania Sighisoara
Sighisoara

E tanta aria Deutsch si respira anche oltre i confini della Transilvania, entrati nella Valacchia (diretti a Bucarest dopo aver visitato Brasov, la antica Brassoviaburg sassone poi Kronstadt), la regione per secoli (quasi) indipendente che con la Moldavia costituì il nucleo iniziale dell’attuale Romania. Il merito di questa ulteriore e più recente ‘germanizzazione’ spetta ai sullodati Hohenzollern che scelsero i magnifici paesaggi montani di Sinaia per trasferirvi i piaceri e i fasti della Belle Epoque. Tra cime d’inverno assai innevate e boschi favorenti belle passeggiate, il godereccio mondo diplomatico, la compassata aristocrazia europea e la ricca borghesia israelitica che seguì la casa regnante dalla Germania, imitarono la corte di Bucarest costruendo case, ville, palazzi e hotels. Tutti, come ovvio, in stile rigorosamente mitteleuropeo.

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Un megacastello dai preziosi tesori

Transilvania Peles, il castello reale, interno
Peles, il castello reale, interno

Il tutto accadeva dalle parti di Peles, intorno al megacastello (forse un filino eccessivo per una neoinsediata casa regnante di un neonato Paese per certo non opulento) voluto da re Carol I in un’orgia di spazi abitativi (160 stanze) peraltro mirabilmente decorati (vi contribuì pure Klimt gran amico della regina) in un contesto architettonico che spazia dall’eclettismo al rinascimento italiano né trascurando qualche dettaglio neogotico. Poco distante, per il rampollo reale, nel castello Pelisor (piccolo Peles, si fa per dire, 70 stanze) tanta Art Nouveau arricchita da Tiffany e Lalique (lussi che pochi anni dopo forniranno un buon pretesto ai ‘compagni’ per lamentare certi privilegi dei ‘sciur’ e megalomanie che forse ispirarono Ceausescu nella costruzione dell’immenso mega parlamento di Bucarest).

Draculamania

L'Hotel Castel Dracula
L’Hotel Castel Dracula

Avvicinandosi la fine del racconto sulla Romania e sulla Transilvania, la regione più ‘rumena’ del Paese nonché evocante le gesta del Grande Vampiro, il cortese lettore non la prenderebbe bene se insistessi nell’ignorare Dracula. Pongo rimedio segnalando che il dentuto Conte di strada ne ha fatta parecchia da quando uscì dalla penna dello scrittore irlandese Bram Stoker (1847-1912). Nella regione Dracula è ovunque (te pareva), su T-shirts e qualsiasi oggetto Kitsch capace di ospitarne il volto dagli inquietanti canini, un albergo è a lui intitolato e gli è stata financo accreditata la residenza in un castello, quello di Bran, che per piacere al turista – bella la posizione e la costruzione – non ha bisogno di tanto goffo abbinamento. Solo ‘mickey mouse’, ‘sta vicenda di Dracula? Beh, sì, salvo accennare, da vecchio ‘fan’ della storia, che in Transilvania esiste un riferimento “draculiano”.

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Le “Sette Città” della Transilvania

Sibiu, il centro storico
Sibiu, il centro storico

Una prova? Più di una, e lampanti. Basti pensare che nelle guide turistiche sette località storiche della Transilvania (Brasov, Sibiu, Sighisoara, Cluj Napoca, Bistrita, Sebes, Medias) sono definite, in tedesco, le “Siebenburgen”, Sette Città. E sempre in tedesco si leggono scritte e insegne, sulle tombe nei cimiteri, nelle chiese (molte, appunto, evangeliche–luterane nella Romania di religione ortodossa), per non parlare dell’architettura e delle tradizioni. Chi a Sibiu (fondata dai Sassoni nel 1190, nel 2007 capitale europea della Cultura) passeggia nella città vecchia – belle assai la “Piata Mica” (Piazza Piccola) e quella “Mare” (Grande) – ammira case e palazzi tipici della Mitteleuropa, romantico ricordo, neoclassico e rococò, della absburgica Austria Felix.
Perché dopo la colonizzazione sassone della Transilvania, il processo di germanizzazione fu completato da una pluricentenaria occupazione (finì nel 1918, sconfitta nella prima Guerra mondiale) dell’impero austro-ungarico. E i legami con il pangermanesimo si rafforzarono nella seconda metà dell’800 con la “scelta” (così era di moda in quei tempi) della Casa degli Hohenzollern alla guida del neonato regno di Romania. Una tedeschissima dinastia, il cui ultimo re, il 90enne Michele, si è ultimamente ‘giustificato’ davanti al Parlamento rumeno spiegando che nel 1947, ben 64 anni fa (!) abdicò perché ‘costretto’ dai ‘compagni’ che precedettero la dittatura di Ceausescu (la storia non finisce mai di incuriosire).

Vlad Tepes, l’impalatore

Vlad Tempes
Vlad Tempes

In una casa della medioevale cittadella di Sighisoara (con Sibiu la più affascinante delle teutoniche “Siebenburgen”) dal 1431 al 1435 visse infatti Vlad Dracul (n.b. in rumeno Drac, dal latino Draconis, può significare Drago o Demonio) padre di Vlad Tepes, un tipino che si guadagnò il simpatico soprannome di Impalatore per l’abitudine di riservare questo violento quanto sodomitico servizio ai Turchi che prendeva prigionieri.
Da ciò si evince che, imparata la storia di Vlad Tempes, non fu difficile a Stoker inventare le imprese del dentuto Conte (dopodiché il regista Friedrich Murnau ci mise del suo creando Nosferatu, per fortuna, almeno lui, oggidì latitante in Transilvania).

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Mica male, questa Romania: ci vai, poco attendendoti per colpa di due brevi, precedenti gite compiute nel grigiore della triste Era Ceausescu. E invece (nonostante Dracula e l’orrido mega palazzo staliniano del parlamento di Bucarest) la trovi intrigante e piacevole. Nel viaggiare, mai fidarsi del passato: c’è sempre qualcosa di nuovo.

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