Ancora un mese e il 9 maggio un giorno particolare in cui si celebra la vittoria nella II Guerra Mondiale, si rinnoverà a Mosca la tradizione della celeberrima parata militare. Un’esperienza molto interessante da vedere perché profondamente legato all’anima russa. Il 9° giorno del 5° mese dell’anno 1945 la Germania si arrese e la II Guerra Mondiale terminò. Almeno in Europa. Una guerra terribile che a quella che allora era l’Unione Sovietica costò una ventina di milioni di morti, cifra che non è mai stata confermata né smentita ma che non si discosta molto dalla realtà.
Grande festa di popolo
Ho scritto vedere ma avrei fatto meglio ad adoperare il verbo partecipare perché il “Dien Pobiedy”, il Giorno della Vittoria coinvolge completamente tutta la popolazione, dagli ormai onusti veterani ai più giovani. Figuratevi allora, per un popolo sensibile e attaccatissimo alla propria terra che significato possa avere la festa del 9 maggio. I veterani della Grande Guerra Patriotica (come viene chiamata qui la II Guerra Mondiale) esibiscono orgogliosi i loro petti carichi di medaglie e la gente indossa il nastrino arancio e nero dell’Ordine di San Giorgio (la storica decorazione militare russa) che viene distribuito gratuitamente per strada.
Dappertutto è un tripudio di bandiere, non solo le tricolori a bande orizzontali bianca, blu e rossa ma anche quella rossa con la falce e martello. Nei giorni precedenti la tradizionale parata militare sulla Piazza Rossa (Krasnaja Plosciad) negozi e manifesti esaltano la vittoria e il centro città si rifà il trucco per essere splendente. Il giorno che precede la grande parata c’è la celebrazione privata dei caduti. Una delegazione di veterani alcuni in alta uniforme, depone corone di fiori vicino al fuoco che ricorda il milite ignoto che si trova addossata alle mura del Cremlino, sulla Piazza del Maneggio (Maneshnaja Plosciad).
La Russia mostra i muscoli
Splendido spettacolo anche per i turisti anche se, naturalmente c’è un rovescio della medaglia. Tutto il centro è invaso dai militari che si preparano alla sfilata. La piazza e il Cremlino sono praticamente inagibili e si devono fare lunghi giri, magari per attraversare una strada. Nel giorno della parata l’accesso alla piazza è riservato agli invitati. Per primi i veterani e le loro famiglie, poi gli immancabili politici e rappresentanti della società civile. Il grande pubblico si assiepa all’ingresso e all’uscita della piazza. La cerimonia inizia con il comandante della piazzaforte di Mosca che passa in rassegna le truppe in piedi su una macchina fino a incontrare il Ministro della Difesa che viene ancora salutato con l’appellativo Tavarisc’ “compagno”. A quel punto cominciano a sfilare tutti i reparti, migliaia di giovani reclute insieme a veterani della Cecenia, blindati, carri e i missili balistici. Uno schieramento che va interpretato. Maggiore è il numero e la tipologia di mezzi, maggiore è la dimostrazione di forza che deve pervenire all’estero.
Abbraccio corale
Finito il momento politico-strategico della parata, tantissima gente si reca sulla collina Poklonnaja, al Parco della Vittoria (Park Pobiedy), dove ci sono il Monumento della Vittoria, la chiesa di San Giorgio, il fuoco perenne che esce da una stella circondata dall’acqua e vegliato da un cadetto armato e il Museo militare, per una grande festa spontanea. I veterani in divisa, giustamente e fieramente orgogliosi raccontano incessantemente ai giovani le loro avventure, ricevendo in cambio fiori. Molta gente indossa la tipica bustina color kaki con medaglie e spilline militari e alcuni, perfino la divisa completa. Sono i ragazzi a sentire maggiormente l’importanza di questo giorno. Un gruppetto regge un grande striscione con scritto Spasiba (Grazie) e quando incontra un veterano lo circonda affettuosamente cantandogli canzoni patriottiche. Allora si vede spuntare più di una lacrima di commozione sulle guance di soldati che ne hanno vissute di tutti i colori.
Sentimenti forti
La giornata trascorre così, freneticamente tranquilla, chi non va al Parco della Vittoria visita il Cremlino, altro importante simbolo di potenza militare. A sera, poi, tutto si conclude con i classici fuochi d’artificio. L’atmosfera è strana per la miriade di sentimenti che si percepiscono, tanto intensi quanto contradditori: innanzitutto l’orgoglio e la consapevolezza di essere una grande Nazione, nonostante difficoltà e problemi, poi una specie di nostalgia per un’epoca che, negli altri 364 giorni dell’anno ne suscita ben poca. Uno sguardo verso due direzioni opposte contemporaneamente, verso il passato e verso il futuro. In fondo, l’essenza della Russia, un Paese che guarda a occidente e a oriente. Proprio come l’aquila bicefala del suo simbolo.
(06/04/2012)