Dove eravate tutti. Dov’erano i padri, soprattutto. Dentro il declino civile di un paese, così risuona l’essere giovani contro l’età adulta, contro l’assenza, contro il silenzio.
Un quadro che ha la dimensione temporale dell’era berlusconiana: dal 1993 dell’ undicenne protagonista Italo per giungere all’oggi. Italo Tramontana che archivia la memoria degli ultimi vent’anni, quelli familiari e quelli pubblici, come se la sequenza delle prime pagine dei giornali dispiegasse l’evidenza della sua storia, con la caduta di Bettino Craxi, l’interminabile Seconda repubblica, l’attentato alle Torri Gemelle e l’elezione di Barack Obama.
Una narrazione che attraverso il protagonista Italo consente all’autore Paolo Di Paolo di esprimere una volontà di memoria che racconta mettendo ordine nella confusione di questi anni che hanno cambiato punti di riferimento, geografie politiche e percorso evolutivo di una generazione.
Ma intanto, nei giorni del calendario privato, il padre di Italo, insegnante neo-pensionato che non si rassegna, investe con l’auto un davanti alla scuola un suo terribile ex alunno, di cui peraltro è innamorata la figlia Anita. A tutti sembra un atto deliberato di violenza. E tanto basta a sfaldare gli equilibri domestici.
Ora ci sono un padre umiliato, una madre in fuga momentanea verso Berlino, un minaccioso tendersi di distanze. Che tuttavia va di pari passo con il riaffiorare, bella e insinuante, di quella che era stata la bambina conosciuta da Italo alle elementari, Scirocco, e con il suo imporsi sulla prima pagina degli affetti. E Berlino, anche per Italo diventa la scena in cui andare a cercare, cercarsi con Scirocco quasi fosse la nuova città simbolo dei destini incrociati e dell’amore.