Dal 1997 ad oggi avete fatto molto strada (della formazione iniziale restano Casadei e Alberto Nanni). Se guardi indietro cosa vedi?
Il nostro è stato un viaggio complesso senza meta, con lo zaino in spalla. Lungo questo viaggio abbiamo cercato di attrezzarci, superato montagne, ostacoli, attraversato torrenti e ci siamo resi conto di aver fatto molta strada. Ma c’è ancora molto da fare prima di arrivare alla meta. Noi siamo una band rock indipendente di vocazione gruppo melodico, che ama stare tra la gente. In Italia non c’è un corrispondente ad eccetto dei Litfiba.
Il vostro album potrebbe fare da colonna sonora a quale viaggio?
Il nostro è un album da ascoltare assolutamente mentre si viaggia in auto. Le canzoni sono tutte molto brevi e circolari. Dopo aver ascoltato i primi 5-6 pezzi viene subito voglia di risentirli. Si ascolta in loop.
Una curiosità. Da cosa nasce il nome della band?
Quando abbiamo creato la band non avevamo alcuna idea sul nome da darci. Così abbiamo deciso di sfogliare il vocabolario e quando siamo arrivati alla parola Blastema ci è subito piaciuta. Sia perché è una parola difficile e un po’ oscura, ma dal significato “gentile” (Blastema significa germogli, ndr). Poi ci piaceva il suono della parola stessa e il fatto che fosse un termine androgino (finisce per “a”) come i Nirvana.
Gira voce che i vostri live siano di una forte carica sonora ed emotiva.
Sì, è vero. I nostri live sono molto coinvolgenti, tra il selvaggio e il raffinato. Il nostro approccio è di fare bene durante le prove in modo tale, una volta sul palco, da poterci lasciare andare e goderci noi stessi lo spettacolo.
A quando il prossimo concerto?
Dopo la pausa natalizia. A gennaio e febbraio riprenderemo a girare per i locali l’Italia. Al chiuso si vive una dimensione più intima.
(13/12/2012)
Per seguirli: www.blastema.it
Se un giorno, trovandovi a Forlì, vi capitasse di imbattervi in Matteo Casadei, voce dei Blastema, chiedetegli il favore di farvi da guida turistica. Da buon romagnolo sicuramente non vi dirà di no, anzi sarà ben felice di raccontarvi qualcosa della sua città. Da noi intervistato, in occasione dell’uscita del nuovo disco di inediti “Lo stato in cui sono stato”, si è rivelato preparatissimo sulle bellezze architettoniche di questa cittadina dalle origini antichissime, anche se è lui il primo a riconoscerne i limiti.
“Siamo – ci racconta Matteo – i cugini poveri di Ravenna e un viaggio dalle nostre parti si giustifica soprattutto per la pregiata enogastronomia locale. Da noi si beve dell’ottimo vino. Del resto la nostra terra è la patria del Sangiovese”. E un buon bicchiere di vino con cosa si sposa? Ovviamente con dell’altrettanto buona musica. Proprio come il rock che i Blastema propongono dal 1997, anno di nascita della band, ottenendo sempre più consenso di pubblico, oltre che vari riconoscimenti.
È il 2004 quando salgono sul palco del Tim Tour, dopo essersi autoprodotti un EP con i brani dei primi anni. Nel 2005 e nel 2012 partecipano al MEI, nel 2009 all’Arezzo Wave e all’Heineken Jammin’Festival per Rock Tv nel 2010. Sempre nel 2010 sono invitati al Woodstock5stelle di Beppe Grillo, a Cesena, mentre nel 2012 sono tra gli ospiti del Concertone del Primo Maggio a Roma. Il 2013 li vedrà niente meno che protagonisti al 63esimo Festival di Sanremo, nella sezione giovani, con il brano “Dietro l’intima ragione”.
La vostra musica vi ha portato a suonare di fronte anche a oltre 30mila persone. Quale concerto ricordati con più piacere?
Abbiamo preso parte ai più importanti festival musicali d’Italia. Quello che ci ha più colpito è l’Ichnusa Festival di Cagliari, dove abbiamo suonato quest’estate e che definirei un festival sardo nell’anima. Lo ricordo con grande piacere prima di tutto per la grande accoglienza che abbiamo ricevuto e poi per l’esibizione in se stessa. Abbiamo suonato sulla spiaggia del Poetto di Quartu, al chiaro di luna e subito dopo di noi c’erano i Litfiba. In una sola parola: indimenticabile.
Visto che siete una band giovane, quando è tempo di vacanze partite tutti assieme?
Per carità! Già ci sopportiamo tutto l’anno in sala prove. In vacanza ognuno va per conto suo anche perché abbiamo tutti gusti diversi. Alberto Nanni (chitarra) gira il mondo a caccia di Festival musicali, io amo la montagna e mi piace l’Asia mentre Michele Gavelli (tastiere) è il viaggiatore per antonomasia. Ti dico solo che è stato nel giro di poco tempo ben due volte in India.
Viaggiare v’ispira?
Viaggiare serve soprattutto per staccare la spina dalla routine e dalla musica stessa. Al ritorno da un viaggio ci portiamo comunque a casa delle suggestioni. Dopo un festival Alberto, ad esempio, torna con un imprinting molto tecnico e questo significa che ci darà nuove dritte su palco, sulla strumentazione. Stesso discorso vale per Daniele Gambi (tamburi, ndr). Lui è un amante delle percussioni e da ogni suo viaggio arrivano nuove influenze.
Com’è nato questo disco?
Dall’esigenza di andare avanti, di fare un viaggio all’interno della musica. A distanza di 10 anni dal nostro primo disco (i brani prodotti nei primi anni danno vita a un EP autoprodotto nel 2003, ndr) abbiamo sentito l’esigenza di dire cose nuove (nel 2011 i Blastema si chiudono in sala prove a lavorare sul secondo disco e nel 2012 incontrano “Nuvole Production”, casa discografica di Fabrizio De André diretta da Dori Ghezzi, con la quale nasce un’immediata intesa nel pieno rispetto delle prerogative artistiche del gruppo e che dà vita ad una collaborazione proficua, ndr).