Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Paestum, fra nocciole e colonne doriche

Foto Pro Loco Giffoni Valle Piana

Da Giffoni al mare (o quasi). Nella piana del Sele, i meravigliosi Templi di Paestum. Quindi fra gli stand cultural-mangerecci (nocciole, prosciutti, formaggi e liquorini vari) della Fiera della Nocciola

Oestum Il tempio dorico di Paestum
Il tempio dorico di Paestum

15 e 16 novembre

: Milano-Napoli, cena a Castellabate (tra cui il caciocavallo podolico) indi notte a Sieti e l’indomani esplorazione del borgo (uno dei Sei Casali componenti l’ “altra” Giffoni, quella delle Nocciole, da non confondere con la confinante Giffoni Valle Piana, più nota solo perché ospitante uno dei 387 Festival del Cine officiati nel Belpaese). E oltre a Sieti (magioni nobili tra cui quella del grande meridionalista Giustino Fortunato, frantoio, cena alla grande al ristorante Brigante) ho pure compiuto una spot inspection (così son chiamati quei pallosissimi sopralluoghi nei famtrips programmanti le visite di minimo 20 alberghi al giorno) a Terravecchia per passeggiare in un antico borgo forse un filino troppo ricostruito (Mickey Mouse, direbbero i miei amici yankees con chiaro riferimento ai divertimentifici di Walt Disney). Elegantemente moderno, invece, e da sciur ma anche chic, il resort spa Villa Rizzo, sottotitolo Masseria (te pareva) della Nocciola (un posto più ‘da morose’ che ‘da mogli’, ma ahinoi l’ha vinta ormai la par condicio).

17 e 18 novembre

Ma ancorché gli alpini bergamaschi dubitino, anche i terùn lavùran, o quantomeno devono far finta, e pertanto dagli Ozi di Giffoni sono trasferito a Paestum alla Borsa del Turismo Archeologico incorporante – meglio precisare al lettore – un’altra Borsa, per me quella giusta – perché è questa che devo celebrare – dedicata al Turismo della Nocciola (da cui si evince che le Vie del Viaggiare sono davvero infinite).

Tatarstan e Guatemala. A Paestum

Il suicidio di Aiace
Il suicidio di Aiace

Più terrene (ma piacevoli e utili, come si diceva un tempo, terra terra) le esperienze e le conoscenze maturate nella Borsa del Turismo Archeologico. Talune con sorpresa non inferiore alla curiosità provocata nel constatarne la presenza. Tanto per non far nomi, ad esempio, nemmeno adesso (dopo lunghe soste intervistando la bella Nataliya che mi deliziava coi suoi bei occhioni turchesi) riesco a capire cosa ci facesse a Paestum uno stand del Turismo del Tatarstan, che non è uno dei nuovi Stati indipendenti sorti dalla ex Urss (tipo Uzbekistan o Kazakistan) trattandosi invece (soltanto) di una sconosciuta (e pure lontana, in Siberia) repubblica della Federazione Russa. Mah. Più logiche ma pur sempre strane (bravi dunque gli organizzatori della Borsa, vedremo quelli della Bit) le presenze di Paesi se non carneadi quanto meno non leaders del turismo mondiale, tipo il Guatemala, e bravo il Brilli suo corifeo, non più un ragazzino eppur sempre in moto.

Nocciole “tonde” e “trilobate”

Paestum, fra nocciole e colonne doriche

Negli stand Nocciolari, sembra ovvio, non si è parlato di inclusive e package tours bensì di più concreti argomenti (tipo l’Agri-turismo) non necessariamente circoscritti alla latina Corylus Avellana. E quanto alle degustazioni non si sono limitate alla Tonda di Giffoni o alla Trilobata langarola dei miei paìs. Da Acerno una gentil signora della “Valle dei Pioppi” (e intorno, mi assicura, altri bei alberi, oltre, ça va sans dire, tanti noccioli) mi porta una bottiglietta popolata da fragoline di bosco in un rosso liquore: che sia l’Alkermes, dall’arabo Al Quirmiz, cocciniglia, e pertanto, chissà, importato nel Cilento da un pirata saraceno? Filologicamente incerto devo comunque mandar giù il già lodato caciocavallo podolico quindi passo all’assaggio.

Pata Negra siciliana e bufale in “beauty farm”

Paestum, fra nocciole e colonne doriche

Ma avrei anche potuto digerire (avessero almeno portato un campione) il jamòn de pata negra siculo! E ho scritto giusto: il sindaco di Sant’Angelo di Brolo (Messina) mi conta infatti che sui monti Nebrodi un maiale nero autoctono è allevato con fave (non mi dica! mai sentito prima!) e ghiande (la bellota di cui va tanto ghiotto in Extremadura il mio amico cerdo iberico). Ma se gli scuri maiali siculi son trattati da Vip (Very Important Porco) meglio ancora se la spassano le bufale nel Cilento, almeno quelle ospitate alla Tenuta Vannulo a Capaccio Scalo (mozzarella solo in vendita diretta, dalla tetta al consumatore). Davvero un ben dotato hotel bovino 4****: mungitura automatizzata dopo ok medico del latte; generosi spazi igienicamente curati; assistenza doc in gravidanza; beauty propiziata dal massaggio di ruotanti spazzoloni. E il mattino per il relax delle lattifere non meno che cornute ospiti (in disparte il toro riposa dopo il programmato bunga bunga) audizione di musica classica e rock.

Templi di Paestum. Meraviglie della Magna Grecia

Paestum Il tuffatore d'altri tempi
Il tuffatore d’altri tempi

Una Due Giorni (peraltro non eccessivamente logoranti), quella borsistica di Paestum, assai varie per la molteplicità di novità incontrate e conoscenze maturate (in aggiunta ai canonici meetings con ascendente Nocciola ). Ovvio cominciare la relazione del mio soggiorno nella ex Magna Grecia con la visita di Poseidonia, poi Paestum, che ripeto a distanza di forse cinquant’anni (da cui si evince che – giusta la mia tesi turistica secondo cui un posto che vai a rivedere dopo tre o più decadi è come se fosse inesplorato – eccomi a definirmi visitatore esordiente). E se la visione dei tre maestosi templi (che meraviglia quello di Nettuno, macché il Partenone! Che purezza quel dorico delle colonne della Basilica) provoca in me gridolini di piacere, poco manca che girando per il museo mi metta a urlare. Per un entusiasmo che ritengo giustificato, non parliamo poi dinanzi alla deliziosa “Tomba del Tuffatore”. E, curiosamente, il mio grido di goduriosa eccitazione avrà una eco meno di una settimana dopo, a Tarquinia, ritrovatomi, nella etrusca Tomba della Caccia e della Pesca, ad ammirare un Tuffatore pressoché identico al collega poseidoniano quanto a bellezza, eleganza, stile, plasticità e addirittura datazione (V° secolo A.C. solo qualche lustro separa i due dipinti). Nel museo, più seriose e drammatiche (ma attenti, perché anche il Tuffo non scherza, trattandosi di una allegoria del passaggio dalla vita alla morte) sono poi le metope dell’affaticato Sisifo e del suicida Aiace (forse un filino troppo incazzoso: si trafigge gettandosi su una daga solo perché quei balossi degli dei hanno assegnato le divine armi di Achille a Odisseo invece che a lui).

Info: museopaestum.beniculturali.it

 

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