Curioso scriba, giro indefessamente il mondo per ‘seguir virtude e conoscenza’. Per mia sfortuna, però, i Paesi iscritti a quella stravagante e arruffata confraternita chiamata Onu sono tanti (193 + Vaticano) col risultato che, pur muovendomi parecchio (posso ormai sommare 113 Paesi calpestati), di posti da vedere me ne sono rimasti ancora molti. Uno di questi era l’Etiopia. Grave lacuna tenuto conto dei tanti svariati motivi deponenti a favore di una gita. Uno di questi l’anno 1936. Che nel breve spazio di 365 giorni registrò (per la precisione il 9 maggio) la proclamazione dell’Impero d’Italia – ohèi la peppa! – e la mia venuta al mondo. E se mai non mi fosse bastato essere coscritto del noto discorso del Duce (“Il Maresciallo Badoglio mi telegrafa, le truppe italiane sono entrate in Addis Abeba …”) annunciante l’ahinoi breve impero (solo un lustro) di Vittorio Emanuele III, detto Sciaboletta, ben altri appeals (la storia-leggenda della Regina di Saba, le vicende degli ebrei Falascià) avrebbero potuto spingermi fino al Corno d’Africa. E invece vi sono finito per una vicenda curiosa non meno che bizzarra.
Spese a carico; ma ‘leggerissime…’
Dalla Spagna el mè amigo Paco, Excelentisimo Presidente della asociaciòn de periodistas dell’Extremadura (in cui indegnamente milito) mi informa che la Ong madrileña “Ayudamos a Mamà en Etiopìa” organizza un Viaje solidario ad Addis Abeba, Gondar, Lago Tana e Lalibela. Una decina (non più) di amici che vanno, sì, a vedere e a conoscere ma anche a echar-dare una mano, fare del bene aiutando gente (se poi sono bambini mi commuovo) in condizioni a dir poco tragiche. La formula della gita è semplice: si devolve un contributo alla Ong per acquistare e trasportare ciò che occorre a chi è povero; ognuno provvede a pagarsi i voli e di volta in volta salda i pernottamenti; durante la gita, infine, si versa in un fondo quanto occorre per campare e trasferirsi.
Il segreto? Dare, senza apparire
Una vicenda che me gusta, convinto, come sono, che aiutare chi ha bisogno in nome e a nome di un parente o un amico scomparso (ciao A… e C…) costituisca il miglior modo per ricordarlo invece dei costosi necrologi. Non capisco infatti perché, con tutta la fame vigente in ‘sto sporco mondo (mai sentito parlare del Darfur? bimbi stecchiti tra polvere e insetti), per far sapere che lamenti la scomparsa di un parente o un amico tu debba ingrassare ricchi azionisti di quotidiani (tanto per far nomi, quelli del Cda del Corriere della Sera, di cui alle milionarie buonuscite, da poco pubblicate dal Cdr, alle quali s’è ultimamente aggiunta pure una buonentrata). E’ però anche vero che questo business del “piange l’amico di sempre” (con la I finale del nome o soprannome del piangente solitamente sostituirla con una più esotica Y, fa tanto Gei Ar) oltre notificare il pianto fa pierre all’inserzionista se il compianto era vip.