‘Ali’ turche. Una piacevole sorpresa
Volo con la Thy da Milano a Istanbul, incontro i neoamigos madrileños e proseguendo per Addis Abeba noto che ‘sti turchi volanti sono bravini. Perché già mi risultava che la Turkish era in espansione mediante un marketing aggressivo, soprattutto nel mondo dello sport (mica per niente ha scelto e paga testimonials tipo Lionel Messi e il cestista Kobe Bryant), ma di qui a definirsi negli ads pubblicitari “la prima compagnia d’Europa” , ne passava. E invece, ammirato il loro ben ripittato aeroporto sul Bosforo, preso atto delle tante rotte da loro operate e apprezzato il servizio a bordo (ma sembra che per la faccenda dell’Islam su un po’ di rotte elimineranno gli alcolici, ahi ahi ahi) esclamo compiaciuto, Mamma li Turchi. E nel contempo mi chiedo se non sarebbe il caso che si desse una regolata qualche nostrana compagnia aerea (tanto per non far nomi Iberia e Alitalia) in evidente crisi, alla faccia della ricchezza dei mercati turistici e della posizione strategica dei rispettivi Paesi. Ma se si parla di continenti con problemi, l’Africa, che sto sorvolando, è per certo quello che ne possiede di più, colpa di madrenatura che più avara matrigna di così, non si può. Guardi dal finestrino e di verde ne vedi poco.
Dalla Spagna, con ‘Amor’
Atterro ad Addis Abeba e con i coequipiers spagnoli parto alla scoperta di quella che ‘ai miei tempi’ chiamavasi Abissinia (se non altro, al contrario di Etiopia, la parola si prestava meglio per la rima nelle balde canzoni del regime, tipo: “Io ti saluto vado in Abissinia cara Virginia ma tornerò”) . Otto iberici di cui sette doc più Yeshi – nostra musa, organizzatrice nonché interprete dell’ostico amarico (tale è una lingua con un alfabeto di 260 segni o giù di lì) – anch’essa cittadina iberica nonché brillante imprenditrice madrileña ma nata etiope nell’ex imperiale Gondar (e parlo di un impero serio, di cui fu appunto capitale, quello dei Negus, durato alcuni secoli, e c’è pure chi lo fa risalire alla Regina di Saba).
Sono davvero ben assortiti i sette compagni di gita. Deus ex Machina della Ong, gli avvocati Manolo e Jose (già stati in Etiopia) mi vanno davvero bene perché incarnano la tipica Spagna (eternamente non meno che piacevolmente anarquista e quindi pure, sembra ovvio, mangiapreti). Meno focosi, Jesùs e Victoria, lui meticoloso ragiunat del fondo comune, lei che pensa ancora bene degli italiani (lavorò alla Fiat España, ma quando la Fiat era ancora la Fiat). Il baffuto e pizzuto Fernando realizza invece strumenti musicali per l’Opera di Madrid e negli intervalli condivide con me l’aficiòn per il Real. Più serioso, anche lui abogado, Javier dice di amare le scarpinate solitarie sulla Sierra de Guadarrama (e infatti lo perderemo sovente tra le genti etiopi). E infine ecco Diego Caballo profesor de comunicaciòn e pure Jefe grafico dell’Efe (l’Ansa spagnola), il periodista che informandomi convenientemente è virtuale pronubo di questa mia gita solidaria in Etiopia. Di cui – alla prossima puntata – conterò un po’ di storia e geografia. (07/03/2013)