È appena giunto sugli schermi italiani il film danese pluripremiato “A Royal Affair”. Una storia a tre: un re, una regina e il medico di corte. La regina amante del medico, da cui ebbe una figlia. Tutto ciò alla corte di Danimarca nel diciottesimo secolo. Ma la storia d’amore, che riguardò il re Cristiano VII, la regina Caroline Mathilda e il dottor Johann Struensee, ebbe anche importanti risvolti politici e determinò un cambiamento radicale nella società e nella cultura dell’epoca.
La rivoluzione francese studiata in Danimarca
Non tutti sanno, infatti, che le idee dell’Illuminismo, collegate nel nostro immaginario alla Rivoluzione francese come origine della modernità, trovarono applicazione ben prima nel regno di Danimarca. Merito del dottor Struensee, colto e illuminato, imbevuto delle teorie di Voltaire, un vero visionario per la sua epoca, che dalla Germania giunse alla corte di Copenaghen, chiamato da Cristiano VII già nel 1768. La corte fu galeotta e nacque una “love story” tra il dottore e la giovanissima regina di origine inglese. Così il “royal affair” produsse i suoi frutti: amori illegali e segreti, idee illuminate, riforme sociali liberali. Il tutto in una corte ferma nel totale immobilismo assolutistico.
Un quadro intrigante sulla storia d’Europa
Tratto dal libro “Il medico di corte” dello scrittore svedese Per Olov Enquist, pubblicato in Italia da Iperborea, girato dal regista danese Nikolaj Arcel nel 2012 con ottimi attori, ha avuto già nell’anno passato un grande successo: due Orsi d’Argento al Festival di Berlino, nomination come miglior film straniero ai César e agli Oscar. Non solo una grande storia d’amore, dunque, ma anche un thriller politico. Ecco allora l’occasione per ripercorrere a Copenaghen i luoghi teatro della storia. Luoghi reali, ovviamente, vista la condizione dei protagonisti della vicenda. Tra un castello e l’altro, dal teatro di corte alle scuderie reali, tra stanze segrete e tesori della corona, si dipana il filo che lega i tre protagonisti. E con loro una serie di personaggi minori ma che svolgono un ruolo determinante nella conclusione tragica della vicenda. Come la regina madre Juliana Maria, matrigna di Cristiano VII, che, vedendo sfuggire la possibilità di fare incoronare il proprio figlio, fa di tutto per mettere in cattiva luce la giovane Caroline Mathilda. Oppure il ministro Guldberg, che non accetta la ventata di riforme prodotte dalla presenza del dottore ed esercita pressione su Cristiano VII, paranoico e succube, per costringerlo a firmare l’ordine di arresto e poi la decapitazione di Struensee.