Se siete alla ricerca della felicità, quella vera fatta non di beni materiali e tangibili ma di cose semplici compratevi un biglietto per l’Africa. E andate alla sua scoperta. Al vostro ritorno a casa vi sentirete decisamente meglio, anzi cambiati. Ovviamente in meglio. Da questo momento in poi sarete in grado, infatti, di dare il giusto peso alle cose che contano. Cose che, come avrete intuito, non sono abiti firmati o automobili di grossa cilindrata. Per sentirvi felici potrebbe bastarvi guardare un tramonto e un campo di grano. Ne è convinto il giovane cantautore Marco Castelluzzo, ex allievo della scuola di Maria De Filippi, che proprio al Continente Nero ha dedicato una canzone del suo primo album, realizzato con etichetta indipendente, I pensieri fanno l’alba.
“Portami in Africa – ci racconta Marco Castelluzzo – è nata mentre stavo guardando fuori dal finestrino del treno, che mi stava portando a Roma. In quel momento ho chiesto ai miei pensieri di accompagnarmi in un luogo dove tutto è più semplice e col pensiero sono volato in Africa”.
“Noi occidentali – prosegue Castelluzzo – siamo portati a volere sempre di più. Non fraintendetemi però. Avere delle ambizioni non è sbagliato. Semmai è sbagliato volere sempre beni materiali. L’Africa, invece, è un luogo dove alle persone basta poco per essere felice. Dovremmo imparare da loro”.
I pensieri fanno l’alba è il tuo primo album. Come ci si sente?
Dopo Amici mi sono chiuso in studio di registrazione e ho realizzato il disco tutto di un fiato. È stato il frutto di un lungo lavoro durato mesi ed è come vedere crescere una pianta. È stato anche molto emozionante perché tutte le cose le ho scritte e fatte da solo (Marco firma musica e testi e ha curato gli arrangiamenti, ndr). Di conseguenza mi faccio carico di tante responsabilità. Spaventato però non lo sono. Ho solo tanta voglia di farlo ascoltare a più persone possibili.
Nell’album emerge una tua indole malinconica.
Questo disco parla molto di me e le atmosfere presenti rappresentano tutto il mio essere, dagli stati d’animo più malinconici a quelli più aggressivi e incisivi. Quando vivi sensazioni forti cerchi il modo di esternarle, il modo di comunicarle. E nel mio caso questo significa tramutarle in musica. Altrimenti queste emozioni non uscirebbero. Di conseguenza quest’album è un mosaico di situazioni che ho vissuto e trasferito in musica. Non ti nascondo che muoio dalla voglia di cercarne di nuove.
Viaggiare è per te un modo per trovare emozioni?
Sicuramente è un modo per osservare cose nuove. Se mi capitasse di andare in Russia, per esempio, dove peraltro non sono mai stato, sono sicuro che proverei tantissime sensazioni nuove. L’artista, del resto, è quella persona che in un posto sa cogliere cose che altri non sono in grado di notare.
Che tipo di viaggiatore sei?
Non sono uno che ama visitare tanti posti, ma semmai spostarsi. Se volassi a Dublino, per esempio, il primo giorno girerei la città, poi gli altri rimarrei in albergo a meditare. Sono un viaggiatore strano.
Cosa non manca mai nella tua valigia?
Una penna, un quadernetto, un registratore, qualche pacchetto di sigarette e, ovviamente, tanta buona musica.
Cosa ha significato per te Amici?
Il programma non mi ha spalancato le porte, ma è stata un’esperienza formativa sia dal punto di vita caratteriale che artistico. Molte persone parlano male dei talent show, ma io trovo che non ci sia niente di criticabile. Di sicuro bisogna fare gavetta. E a una carriera fatta di salti, da cui puoi cadere, ne preferisco una fatta a piccoli passi.
Il viaggio dei tuoi sogni?
Vorrei partire per la California ma solo perché sono un fanatico dei film californiani e mi piace molto la musica degli anni ‘60 e ‘70. Non escludo un giorno di andarci per poi scoprire che non mi piace.
A chi consiglieresti di ascoltare il tuo album?
A tutti coloro che osservano la realtà, a chi pensa molto, a chi vuole uscire dagli schemi e a chi capisce che il valore è da un’altra parte. Ma soprattutto a chi vuole spegnere tutto il resto e accendersi dentro.
(05/09/2013)