Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Afghanistan. Avventure in un paese negato

Così si intitola il volume digitale di Asterisk edizioni dedicato a un Paese dal fascino indiscusso. Il punto di vista è quello dei viaggiatori che hanno potuto visitare l’Afghanistan negli anni in cui le sue frontiere non erano chiuse a causa delle bombe e del terrorismo. Un libro scritto a più mani. Qui vi proponiamo la testimonianza di Carlo Lucidi

Afghanistan. Avventure in un paese negato

Ci siamo: ecco Kabul, città strana. Ancor oggi vi arrivano le carovane dal sud; si fermano a 30-40 km dalla città e li attendono ai loro commerci. Noi viaggiatori motorizzati del XX secolo li sfioriamo senza poter entrare nella Ioro logica. Non ci incontriamo.

 

Navi nella notte

A Kabul, superato l’impatto con un mondo di fogne a cielo aperto, folla stracciata e caotica, bottegucce scure e mastodontici prezzi per i prodotti di tecnologia occidentale. Superato l’impatto perché in fondo, poi, non ti trovi male, ti sembra già di conoscerli questi “furbi afghani”, in fondo sono proprio come ce li avevano descritti: simpatici ladroni. La folla… una marea puntiforme di donne velate totalmente e di turbanti bianchi rigirati, affolla i vialoni principali, si stipa rumorosa nei bazaar, è onnipresente e contende alle macchine ed ai camion i pochi metri dell’asfalto sbrecciato. Gli europei ci arrivano con l’aereo e vanno all’lntercontinental scendendo poi a guardare come si guardano i pesci nell’acquario oppure arrivano via terra, con tutti i mezzi – i nostri pulmini compresi – e cercano di immergersi nella città (le prime volte turandosi il naso) per stringere un rapporto umano e ci riescono. Gli educated cercano di barcamenare il paese tra l’influenza russa, scomodo vicino di frontiera ed il capitale americano ed occidentale.

Afghanistan. Avventure in un paese negato

Una mezza dozzina di furgoni e pulmini anima un campeggio spontaneo, sono soprattutto tedeschi ed anche due milanesi. La mattina all’alba quando usciamo dalle tende sembriamo tutti tanti eschimesi avvolti fino alle orecchie in tutto l’avvoltolabile. Un freddo boia su quei laghi. Avevamo in mente di fare nella giornata una rapida corsa fino a Kabul: arrivati a Bamyan buchiamo una gomma (ce la vulcanizzano con un fornelletto a spirito in due ore di tempo, sette dollari e cinque tazze di tè verde) più avanti uno scoglio ci storce la barra d’accoppiamento tra le ruote anteriori. Come Dio vuole in serata siamo a Kabul dove un vecchietto al solito bazaar si infila sotto il pulmino con un paio di pinze, tira giù la barra, la riscalda su un fuoco di carbonella, la addrizza a martellate ce la rimonta e poi non vuole nulla, dice di averlo fatto per simpatia. E questo in pieno Ramadan, festività che blocca perfino il servizio urbano di corriere. Ha preso con riluttanza una manciata di monete.

LEGGI ANCHE  Roma, non basta una vita

La barra va ancora bene, l’allineamento è perfetto.

Quando partiamo per l’Iran siamo decisi: torneremo ancora in Afghanistan, con più tempo, con più amore.

(13/09/2013)

 

L’e-book “Afghanistan. Avventure in un paese negato“, Asterisk edizioni, può essere acquistato su: www.asteriskedizioni.it/products-page/punto/afghanistan-avventure-in-un-paese-negato

Si ringrazia per le foto Vittorio Kulczycki

Afghanistan. Avventure in un paese negato

Pernottamento in uno pseudo campeggio di fronte ai “Buddoni”. Niente luce elettrica, niente rumori, una grande suggestione. I “Buddoni” sono impressionanti; purtroppo l’industria turistica è arrivata anche li, una industria afghana, ma sempre rapace: si moltiplicano i ristoranti e gli alberghetti. Per visitare i “Buddoni”, biglietto d’ingresso per le persone, per le macchine fotografiche e per le cineprese. Noi scavalchiamo alla portoghese un muretto di fango e ci mettiamo a gustare Ie celle monastiche, lo scenario e l’atmosfera sono purtroppo rovinate da esercitazioni militari proprio di fronte alla statua del Buddha: una trentina di reclute che provano l’avanti march sotto lo sguardo ammirato dei ragazzetti del posto. Band-e Amir, 80 km ad ovest di Bamyan; un vero respiro per le macchine la pista in sabbia, dopo i sassi e le buche del giorno prima, si marcia svelti, in certi punti anche 60/70 km orari. Impieghiamo due ore circa per arrivare in mezzo ad uno scenario gigantesco, in mezzo alla sabbia degli altopiani deserti, a 3.500 metri un pianoro sabbioso circondato da pareti dritte ed in mezzo a tutto delle “tazze” alte 10 metri e larghe qualche kilometro piene d’acqua: i laghi. Azzurri fino all’incredibile, sul bordo della tazza, un metro circa in certi punti, alberelli ed erba. Dalla tazza, l’acqua trabocca in cento cascatelle e rivoli canterini. Di giorno si può fare anche il bagno, la notte in tenda si gela.

LEGGI ANCHE  Lo sguardo oltre le dune del deserto egiziano
Condividi sui social: