Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

A tu per tu con gli squali volanti

Alessandro De Maddalena è uno dei maggiori esperti di squali al mondo. Nel suo libro “La baia degli squali volanti”, Magenes Editoriale, racconta la sua incredibile esperienza in Sudafrica a False Bay sulle tracce dei grandi predatori marini

A tu per tu con gli squali volanti

Il sole sorse illuminando splendidamente di rosso una nuova giornata, limpida e tersa. Ci dilettammo a scattare qualche foto ai cormorani che in gruppi passavano scenograficamente a salutare il nuovo sole. Marta attirò la mia attenzione. Il suo viso esprimeva una totale serenità. Non sembrava nemmeno più la persona che avevo incontrato pochi giorni prima in aeroporto a Milano. Aveva acquistato una nuova forma di bellezza. Magia della False Bay…

 

Tutti a bordo apparivano radiosi quella mattina. Il bei tempo aveva portato una ventata di buon umore nei cuori di tutti in barca a giudicare dalle espressioni sui loro volti. Dopo avere cercato di assistere a qualche evento predatorio, ci portammo subito a Seal Island. Come sempre le acque prospicienti l’isola brulicavano di otarie, che schizzavano rapide fuori dall’acqua, giocavano sotto alla superficie ed emergevano curiose con la testa per osservarci. La luce era ideale per le foto, così non mi risparmiai, sicuro di ottenere dei buoni scatti. La sosta per osservare le otarie fu comunque breve.

 

Dovevamo dedicarci al nostro obiettivo principale. «Ok, proviamo con la sagoma ora!», disse Chris. Così ci allontanammo dall’isola solo quel tanto che bastava per iniziare a descrivere una rotta circolare intorno a questa, percorrendo la fascia nella quale avevamo maggiore probabilità di trovare uno squalo che avesse voglia di prestarsi al nostro gioco. La sagoma di otaria fu messa in acqua e la lenta traina ebbe inizio. Io mi appostai dietro al motore destro come avevo fatto il giorno precedente. Dentro di me pregavo che saltasse, sia a mio beneficio poiché ci tenevo molto a scattare una bella foto del salto, sia soprattutto a beneficio dei miei ospiti, che sapevo essere venuti fino in Sud Africa anche per poter assistere con i loro occhi a quel sorprendente comportamento del predatore.

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A tu per tu con gli squali volanti

Provai un gran senso di gratitudine verso quella magnifica creatura di un altro mondo per avermi dato la possibilità di realizzare una immagine tanto bella. La figura dello squalo si stagliava perfettamente nitida, dinamica, completamente fuor d’acqua, con la sagoma di otaria ben visibile stretta in bocca, il ventre rivolto verso l’alto e la macchia nera presente all’apice della pinna pettorale in vista. Come se non bastasse sullo sfondo era perfettamente visibile Seal Island. Premetti il pulsante per vedere lo scatto seguente: vi appariva la parte posteriore dell’animale mentre rientrava in acqua, con la pinna caudale di profilo, e gli pterigopodi a indicare il sesso maschile dell’esemplare. Lo scatto seguente era una pioggia di spruzzi.

 

Calcolato che il salto era durato meno di un secondo e che la macchina poteva realizzare al massimo tre scatti e mezzo al secondo, mi era andata molto bene. Non potevo credere di avere fatto quella foto. Purtroppo per i miei compagni ero stato il solo a riuscire a fotografarlo, ma almeno Remo aveva potuto filmarlo perfettamente. Felice, non mi trattenni dal mostrare la foto a Monique e a Chris e li ringraziai per avermi dato la possibilità di scattarla. Di colpo, in quel luogo d’incanto, mi si aprivano delle porte che solo poco tempo prima non avrei mai potuto pensare di poter varcare. Da sempre appassionato di fotografia, non avevo mai pensato di poter un giorno iniziare a realizzare foto naturalistiche a livello professionale dei grandi squali bianchi nel loro territorio di caccia. Non avrei potuto essere più grato ai miei amici sudafricani per avermene data l’opportunità. E venne il momento dell’immersione. Gettate in mare l’esca e la sagoma di otaria, i primi che desideravano immergersi iniziarono a prepararsi.

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A tu per tu con gli squali volanti

Passò un quarto d’ora e un altro squalo giunse sul posto. Si avvicinò alla sagoma di otaria nuotando quasi verticalmente, con la bocca semiaperta. La toccò col muso e poi rivolse subito la sua attenzione all’esca. Arrivò a sfiorarla ma gli fu sottratta repentinamente. La massiccia testa dello squalo emerse per poi tornare sott’acqua un istante più tardi. Dopo pochi attimi lo squalo tornò e questa volta venne su perfettamente verticale al di sotto della sagoma di otaria. Lo vedemmo materializzarsi spettralmente e fuoriuscire parzialmente dall’acqua mentre la sagoma di otaria veniva portata via. Ancora qualche istante di quiete e lo squalo tornò su di essa.

 

Era un individuo assai robusto. Gli occupanti della gabbia ebbero modo di vedere anche questo esemplare assai da vicino. A quel punto Chris chiese a coloro che erano in gabbia di dare il cambio ad altri. Uscendo dalla gabbia felice, Noga mi disse: «Nel libro che stai scrivendo dovresti scrivere di me: la sua passione arrivava quasi all’attrazione sessuale nei confronti del leviatano, il che era continua fonte di imbarazzo per l’organizzatore e i compagni di viaggio, le guide, financo gli squali stessi…» Risi di gusto alla battuta, ma tra me e me decisi che l’avrei scritto davvero.

(20/09/2013)

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