L’India è un grande paese “rurale”. Ciò significa che con lo sviluppo del turismo ogni visitatore aggiunge, anno dopo anno, alle meraviglie geografiche della natura e a quelle architettoniche dell’uomo, nuovi obiettivi per una conoscenza sempre più approfondita di questa terra che, non dimentichiamolo, è si formata da immensi agglomerati urbani, ma è altresì disseminata, in ciascun Stato fra quelli che compongono l’Unione, di una miriade di villaggi e piccoli insediamenti umani. Ovunque: nelle valli montane, nei grandiosi altipiani del centro, nelle infinite coste che bordano la penisola, lungo le imponenti vie d’acqua che la vivificano, nelle foreste che ospitano una vita animale altrove sconosciuta; persino nelle zone desertiche dell’ovest e, soprattutto, nelle campagne, vera essenza del mondo “rurale”. Oggi si parla molto di turismo agro-alimentare, specie in occidente. Perché l’uomo ha riscoperto il valore della campagna e del vivere semplice e sano. L’India è ancora lontana dalle forme di agriturismo come noi le concepiamo. Per il resto, la campagna, il mondo agreste del paese, è presente con una ricchezza di valori sociali e di attività umane che noi abbiamo da tempo dimenticato. Per riassaporare i tesori della terra, le armonie e le tradizioni di chi ci vive, l’India rurale è tutta da scoprire ed è nel contempo pronta a non deludere i viaggiatori che decideranno di approfondire quest’aspetto diverso e antico del suo essere e del suo vivere.
Etica della vita rurale
Nell’India rurale la cultura chiede di essere vissuta come espressione dinamica delle pluralità regionali. Osservando e assimilando infatti, per quanto ci è concesso, la grande varietà di misticismo, storia, spiritualità, abitudini; e apprezzando le caratteristiche distintive di ogni singola zona o espressione di vita operosa, si arriva a scoprire quale sia l’etica rurale della vita. Gli indiani sostengono che la ‘cultura è un’espressione, non un atto’. Sono infinite le manifestazioni di vita che rientrano a pieno titolo nell’immenso vaso di Pandora della ‘cultura’: non significa ad esempio assistere ad un’elaborata danza etnica, ma è scoprire l’attimo intimo in cui il danzatore si identifica con la danza; così come un intruglio piccante non solo stimola il palato ma viene associato a uno specifico profumo regionale; il festival o la cerimonia religiosa si vivono, assieme ad altre persone, ma la ‘cultura’ emerge, sempre mutevole, dall’amalgama di mille colori su un palcoscenico o dietro una quinta. La cultura, specie quella rurale, è l’essenza che favorisce le individualità, la vitalità con la quale porta a compimento un’azione; è il sorriso di una donna col sari che dispiega una corona di fiori; sono i ragazzini di un villaggio, curiosi e chiassosi, in armonia con il rullo dei tamburi che risvegliano le più piccole frazioni, i paesini, le case contadine più isolate. In campagna, nell’universo ‘rurale’, dopo ogni curva, all’angolo di ogni abitazione, può esserci la sorpresa di una nuova esperienza sensoriale: stimolata di volta in volta da sospiri, suoni, odori; non è più il momento della semplice curiosità, ma è giunto il tempo in cui gli avvenimenti intorno all’ospite, al visitatore, entrino in lui. Così, cominciando a vedere, ascoltare e provare, si dà inizio al viaggio verso il nirvana culturale.
Mestieri. Collante umano
Perché dunque immergersi nel panorama rurale dell’India dei villaggi, alla ricerca dei tesori artigianali? Per arricchire la consapevolezza fisica e spirituale di sé, sostengono da queste parti. Tutto contribuisce al successo di tale operazione di ricerca visiva e insieme interiore. A partire dal calore umano che si riscontra nelle dimenticate periferie delle grandi città, sino a percorrere le stradine polverose dei paesini sparsi tra campi, colline, vallate. L’ospitalità semplice e genuina, accompagna ovunque il visitatore e l’invito a “provare” il mestiere con l’artigiano di turno, creerà quell’onda comunicativa che fa di ogni incontro un avvenimento da ricordare in seguito. La costruzione di un vaso, la tessitura di una seta, la scultura di un legno, la pittura di una tela, la forgiatura di un tenero metallo, vedono il viaggiatore protagonista attivo – talvolta di fatto e sempre più spesso mentalmente – in unione all’artigiano che compie il proprio lavoro e non di rado crea oggetti di altissimo pregio. Gli artigiani guidano l’ospite attraverso opere – modeste o preziose – eseguite in serenità d’animo, quasi con gioia.
Geografia artigianale
Ogni zona dell’India ha i suoi centri di produzione specializzati. Se è vero che nelle campagne si produce un artigianato in prevalenza destinato ai consumi locali, è altrettanto vero che partendo da queste storiche basi rurali, sono nati centri di produzione – per più larghi consumi interni e per il mercato turistico – che hanno avuto sviluppo, con fabbriche di ogni dimensione, anche nelle città maggiori del paese. Conseguentemente, ogni area dell’India raggruppa specifiche capacità di produzione che, col tempo, hanno condotto ad un logico processo di identificazione. È così che troviamo per ogni categoria di manufatti i luoghi nei quali, in prevalenza, vengono prodotti. Banavasi, nel Karnataka, è nota per gli oggetti in bambù, in cocco, in legno di sandalo. Se a Kandangi e a Karaikudi, entrambe nel Tamil Nadu, si fabbricano indumenti di cotone e sari parimenti di cotone, le sete vengono tessute sia a Ikkat che a Pochampally, nell’Andhra Pradesh. Gli oggetti in ferro e in terracotta sono tipici di Nagarnar, nel Chhattisgarh, mentre le foglie di palma dipinte si ‘lavorano’ a Raghurajpur, nell’Orissa. Dall’artigianato all’industria o, perlomeno, alla produzione su scala più vasta. Ecco allora che la lavorazione della pelle, molto diffusa, si trova in diverse città: Hyderabad, Delhi, Bangalore, Mumbai, Jalandhar (Punjab), in molte località del Tamil Nadu (Ambur, Ranipet,Vaniyambadi, Trichy, Dindigul) oltre ché nella capitale Chennai, per finire con Kanpur e Agra, nell’Uttar Pradesh e Kolkata, nel West Bengal. Parimenti importanti i luoghi della lavorazione del tessile. Centro della sgranatura del cotone è Guntur, nell’Andhra Pradesh, mentre la maglieria in cotone è tipica di Tirupur (Tamil Nadu) e la biancheria, sempre in cotone, viene prodotta a Kolkata; quella in lana è appannaggio di Ludhiana (Punjab). I tessuti a mano vedono il centro di produzione principale a Panipat (Haryana) e quelli per la casa a Kannur (Kerala). Di grande importanza e continua espansione è poi il settore dei gioielli e delle pietre preziose: lavorati i primi (Mumbai, Gujarat e Rajasthan) ed estratte le seconde (Maharashtra, Madhya Pradesh, Bihar, Andra Pradesh e Orissa). Ancora una volta, è la civiltà rurale (artigianale e industriale) che si perpetua, rinnovandosi.
Case e templi rurali
Un villaggio tradizionale può essere fatto di fango, argilla, pietra, legno o bambù; dipende dal materiale che più facilmente è reperibile nella zona in cui è sorto; i tetti di tegole o paglia, le finestre di legno intagliato e le facciate decorate sono tipiche delle case di campagna; all’interno, pavimenti ricoperti di sterco di vacca, lampade ad olio, mobili di fattura locale. Ogni regione ha adattato ingegnosamente le risorse naturali presenti per dare solidità e conforto al luogo in cui si vive. Alcuni esempi di tali abitazioni si trovano a Chettinad nel Tamil Nadu e a Samode, villaggio prossimo a Jaipur. Con lo sviluppo del turismo non sono poche le case tradizionali adattate per ospitare i visitatori e non di rado vengono condotte dal nucleo familiare primitivo: ad esempio a Shaam-e-Sarhad (significa: tramonto sul confine) centro del distretto di Hodka (Gujarat) e nel villaggio di Amraee, prossimo a Pranpur (Madhya Pradesh) che mostra le “bhunga”, tradizionali capanne di fango. L’arte muraria si insegna a Ballavpur Danga (West Bengal) anche se non è difficile immaginare che, nei molteplici piccoli centri della nazione, questa, come moltissime altre, sia un’arte tramandata di padre in figlio, in modo naturale e continuo, almeno sino a quando la “modernità” non arriverà a cambiare le antiche abitudini. La religione in India è un modo di vivere, quindi anche di costruire le “case” delle divinità. Ogni piccolo o grande tempio rende omaggio agli dei che sovrintendono la vita delle comunità rurali e le pietre formano edifici semplici, completi talvolta di piscine votive, sempre comunque arricchiti di elaborate sculture.
Delizie di campagna: musica, canto e cucina
Anche queste sono piccole “arti” che il mondo rurale coltiva nel solco della tradizione, a scandire lo scorrere delle stagioni. Gli strumenti musicali (sitar, tamburi di ogni dimensione, campanelli, cimbali ecc.) accompagnano i canti che altro non sono che storie e leggende tramandate nel tempo. Eroi e contadini, trionfi e tragedie, amori contrastati o felicemente conclusi, dèi benevoli e demoni, uomini coraggiosi, donne di squisita bellezza. Tutto diventa vivo e spirituale, nelle molteplici manifestazioni che si svolgono dappertutto. Non di rado, le musiche acquistano “voce”, simulando il picchiettio della pioggia, l’impetuosità del vento, la luminosità del giorno e il mistero delle tenebre notturne. Strumenti e voci insieme, in un rito sonoro ripetuto dalla notte dei tempi. La cucina, i cibi, le bevande si uniscono alle musiche e ai canti a rimarcare un’altra ricchezza del mondo rurale. La preparazione dei cibi è variegata e diversa a seconda delle differenti zone geografiche. Cerimoniale che conduce al rito sempre ripetuto e sempre nuovo di una manifestazione vitale e coinvolgente. Ogni regione possiede le sue spezie tradizionali, così come variano le tecniche di cottura e gli stili di preparazione. Tutto ciò è il riflesso di un mondo pastorale che unisce agli elementi della natura uno stile di vita che affonda le proprie radici nei secoli. Si può ben dire che il calore, l’armonia sociale e il cameratismo, racchiudano compiutamente lo spirito di quest’India rurale.
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