È un vento freddo, quello che sferza Edimburgo e si insinua nei “closes”. Attraversa i vicoli stretti e bassi. Fa cigolare i cardini delle porte in legno. Entra nelle vecchie case e fa tremolare le fiamme delle lampade a olio. Ne allunga le ombre sui muri spessi e umidi e disegna strane figure. E racconta. Racconta di poveri uomini, donne e bambini. Famiglie intere sepolte vive sotto le mura pesanti di nuovi edifici che hanno schiacciato nei secoli vite disperate, straziate dalla fame, dal freddo, dall’indigenza, dalla peste.
La storia inizia di fronte alla Mercat Cross, la copia ottocentesca di una croce del 1365. Qui sorgono le City Chambers, costruite tra il 1753 e il 1761 da John Adam, come Royal Exchange, la Borsa Reale. Secondo le intenzioni del Consiglio comunale, doveva essere un luogo riparato per i mercanti della città. I mercanti, invece, preferirono rimanere in strada per le loro contrattazioni a urlare i prezzi delle mercanzie. Così nel 1811, l’edificio diventò la sede degli uffici comunali. Una parte fu realizzata proprio sopra le rovine del Real Mary’s King Close. Il labirinto sotterraneo dove vissero e morirono centinaia di persone nella Edimburgo del XVII e XIX secolo. Le fondamenta della nuova costruzione hanno conservato intatti, per due secoli e mezzo, i vicoli medioevali della Old Town.
Edimburgo: nelle viscere della città
Il viaggio nella memoria comincia a Warriston, vicino a High street, la via principale che porta al famoso castello della capitale. Nel castello è custodita la leggendaria Stone of Destiny, la pietra del destino, sulla quale i re scozzesi poggiavano i piedi durante l’incoronazione.
Fuori dall’entrata c’è la guida che conta i visitatori stretti nei loro giacconi. La guida è vestita col costume dell’epoca, abito lungo di tela leggera e un grembiule sgualcito. Ha un viso pallido e lentigginoso incorniciato da una cuffietta bianca. Ai piedi gli zoccoli. Il cielo grigio promette pioggia, mentre il vento continua a soffiare forte.
È il primo a entrare nei closes; e i turisti dietro. Le volte sono basse e strette come gli scalini umidi e ripidi che portano nell’interno.
“Vedete?” – la guida punta il dito verso il soffitto – “Qui siamo proprio sotto le fondamenta delle City Chambers” spiega, guardando i visitatori infreddoliti e già un po’ spaventati. “Non abbiate paura, i fantasmi sono più in là”, aggiunge sorridendo. Questa zona è rimasta chiusa per decenni. Poi, verso la fine Ventesimo secolo, il Consiglio comunale diede il permesso per fare qualche visita. Dall’aprile 2003, sono stati organizzati, sempre più numerosi, tour guidati che accompagnano i visitatori alla scoperta della vita dei vicoli misteriosi e bui. Studiosi e ricercatori hanno ricostruito con pazienza e metodo, documenti e storie di quel periodo, attenendosi il più possibile all’originalità degli eventi e tracciando un percorso senza causare danni all’ambiente sotterraneo.
Il mondo di Mary King
Mary King è il personaggio che dà il nome all’intera “zona sommersa” e al tour. Questa figura di donna è realmente vissuta nella capitale scozzese del XVII secolo: è stata una delle tante persone che qui sotto hanno abitato per anni, sino alla morte.
“Gli incartamenti che sono stati ritrovati ci hanno fornito diverse notizie su di lei”, racconta la guida. “Sappiamo all’incirca dove ha abitato grazie al contratto di affitto, più o meno qui, all’inizio dei closes”. Viveva in una abitazione ai piani superiori, lontana dai rifiuti e dalla spazzatura che venivano rovesciati nelle strade, come era consuetudine dell’epoca.
Nel testamento sono elencati anche i beni che lasciò ai suoi figli. Alexander, Euphame, Jonet e William ereditarono anelli d’oro, cucchiai d’argento, vestiti lunghi, una considerevole quantità di tessuti e colletti, farsetti di velluto, una cassapanca di legno, e diversi oggetti per la toilette.
La storia racconta che Mary si trasferì nel mondo sommerso di Edimburgo dopo la morte del marito Thomas Nimmo, nel 1629. Rilevò la sua attività di mercante di tessuti con cui riuscì a mantenere, da sola, i bambini. Morì nel settembre del 1644, alcuni mesi prima che la peste colpisse la capitale scozzese. “Per questo motivo – conclude la guida – non possiamo essere certi che la sua morte sia riconducibile all’epidemia”.
Vittime della peste e della fame
Epidemia che falcidiò molti degli abitanti del Real Mary’s King Close. Secondo la leggenda tramandata nei secoli, le persone appestate furono murate vive nelle loro case e lasciate morire tra indicibili sofferenze. La cosa più atroce, però, accadde dopo, quando si dovettero portare vie i cadaveri: i corpi erano diventati così rigidi che i becchini furono costretti ad amputarne gli arti per trasportarli fuori dalle porte strette e farli passare attraverso le scale ripide.
Per anni pochissime famiglie accettarono malvolentieri di vivere qui sotto. Ma quando la popolazione di Edimburgo aumentò a causa del massiccio afflusso di poveri provenienti dalle Highlands e dall’Irlanda, per fuggire dalla Great Famine (la Grande Carestia che colpì le coltivazioni di patate e causò la fuga di migliaia di persone dall’Isola di Smeraldo), i closes furono di nuovo un ricettacolo di sporcizia, crimine e delinquenza.
I nuovi abitanti dovettero convivere con strane presenze: i fantasmi delle vittime della peste. Stretti in stanze buie, in preda a febbre e brividi sentivano strane forze, energie fluttuanti.
Ombre furtive di anime dannate senza pace che vagavano tra le stanze schiacciate delle vecchie case. Vedevano apparire teste e membra mozzate che cercavano di scappare. Volevano liberarsi, uscire all’aperto. Ma il peso delle mura di sopra e della morte violenta li imprigiona qui, ancora oggi.
La bambola di Annie
“È proprio così – conferma la guida – molti tra i nostri visitatori hanno detto di aver avuto strane esperienze”. Nei sotterranei il tempo si è fermato, tutto è stato conservato come allora: le vecchie lampade in ferro, lucidate a nuovo, illuminano a stento le volte basse e pesanti degli edifici. Dalle porte in legno spifferi gelati di vento fanno turbinare la polvere e sollevano odori stantii di muffa, mentre i passi dei visitatori diventano un’eco distorta che si perde lungo i vicoli.
È una sensazione intensa che diventa quasi reale quando si arriva a una vecchia casa, proprio sotto i vicoli del Royal Mile, la via principale di Edimburgo, conosciuti come Allan’s Close.
Un tempo era abitata da una bambina di nome Annie e dalla sua famiglia. “Nel 1992 – racconta la guida – una medium giapponese ha detto di aver percepito una strana presenza, dopo essere entrata nella stanza. “Parlandole, ha scoperto che si trattava di una bimba triste, col cuore spezzato per aver perso la sua bambola”.
La veggente e la bambina
Secondo la veggente orientale, la bambina era stata rinchiusa lì dopo essersi ammalata di peste. La medium decise allora di lasciare in dono un pupazzo e, dopo questo gesto, percepì Annie più sollevata e contenta.
“Da allora – spiega ancora la guida – visitatori e turisti hanno portato tantissimi giocattoli, regali di ogni tipo e molti soldi”. Sono state raccolte più di duemila sterline destinate poi in beneficenza al Sick Kids Hospital che si prende cura dei bambini malati.
“Crediamo che Annie sia contenta visto che anche lei era affetta da una grave malattia”, conclude un po’ triste la guida. Questa stanza è diventata ormai una “Shrine Room”, un santuario e una vera e propria attrazione. Molte delle persone che decidono di vedere i vicoli di Edimburgo lo fanno soprattutto per entrare qui e lasciare qualche pensiero a “Little Annie”. Alcuni di loro, però, accusano strani sintomi, quali nausea, capogiri e inquietudine. Sintomi che hanno colpito anche una buona parte dei duecento volontari che si sono sottoposti agli sperimenti del professor Richard Wiseman dell’Università di Hertfordshire.
Incuriosito da queste manifestazioni, Wiseman ha iniziato a fare ricerche scientifiche per verificare la presenza di entità soprannaturali. Il Real Mary’s King Close, infatti, è considerato una delle zone più infestate dai fantasmi di tutta la Gran Bretagna.
Nonostante studi accurati, l’impiego di sensori di umidità e di temperatura e strumenti per registrare attività magnetiche e onde di bassa frequenza, piazzati lungo il percorso, non è stato rilevato nulla di “strano”. Lo psicologo ritiene che il malessere di alcune persone dipenda dagli infrasuoni provocati dal traffico delle auto che attanagliano la capitale scozzese e passano proprio sopra i vicoli sotterranei.
Quando si esce dai closes e si respira il cielo di Edimburgo, i sintomi e il vento svaniscono.