Lunedì 25 Novembre 2024 - Anno XXII

Londra sulle corde di un violino

Intervista ad Andrea Di Cesare, violinista pop-rock come ama definirsi. Una vita di passione per la musica e la City da riscoprire con occhi nuovi. Dopo tante collaborazioni importanti, arriva il suo primo album da solista: Big Bang, un’esplosione che trasforma il suono classico del violino in quello di una vera e propria band

Un ritratto di Andrea Di Cesare
Un ritratto di Andrea Di Cesare

 

Ogni anno 30milioni di persone visitano Londra. Tra loro c’è anche il violinista romano Andrea Di Cesare che nonostante lì ci sia stato più volte, soprattutto per motivi professionali, non potrà mai dimenticare quel viaggio in compagnia di sua moglie Claudia.  “Londra – ci racconta Andrea Di Cesare – posso dire di conoscerla bene. Eppure l’ultima volta che ci andai con mia moglie ebbi la sensazione di vederla per la prima volta, con occhi nuovi. La trovai quasi diversa da come la ricordavo, da come l’avevo sempre vista”. Se sia stato l’Amore, quello con la A maiuscola, a fargli vedere una Londra “diversa”, non lo sapremo mai. Quello che è certo è che Andrea Di Cesare deve molto alla sua compagna di vita. Prima di tutto per avergli dato la forza, l’energia e il coraggio necessari per dare alla luce: Big Bang. Dopo tante collaborazioni con alcuni dei più importanti nomi della musica italiana il violinista romano ha, infatti, recentemente prodotto Il suo primo album da solista dove, questa volta grazie alla tecnologia, il suono classico del violino si trasforma in quello di una vera e propria band. Album che vede, lasciatemi dire non a caso, tra i nove brani inediti (oltre i due successi italiani da lui riarrangiati, che vantano la partecipazione straordinaria di Niccolò Fabi e Paola Turci) uno dedicato proprio alla City (ma non solo a quella, lo scoprirete più avanti nell’intervista).

“Ho ideato – racconta Andrea – la mia musica pensando a come fosse possibile scrivere una canzone senza una band e senza un cantante di supporto. Sono andato fuori dagli schemi, prendendo il violino e cucendomi addosso uno stile musicale che parte dal mio strumento e si trasforma in una band, combinando col suono del violino altri suoni come il basso, i synth, il suono elettrico ecc., creando un linguaggio musicale nuovo e moderno”.

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I Beatles, Abbey Road
I Beatles, Abbey Road

Ti definisci un violinista pop-rock. Che cosa significa?
Che gli anni di studi classici li metti nel cassetto per esprimere un nuovo concetto di musica. La mia sfida è stata di pensare il violino in maniera diversa attaccandolo a un amplificatore. In questo modo ho aperto una strada.

Prossimi progetti?
Ho diversi progetti in cantiere, soprattutto concerti all’estero. Un linguaggio internazionale con un aspetto innovativo che mi permette di lavorare molto all’estero.  Gli stranieri a differenza di noi italiani hanno un ascolto migliore: sono più aperti alle novità. E questo mio modo di suonare il violino mi permette di parlare più lingue.

Visto che a Londra hai dedicato un pezzo del tuo nuovo album, cosa consiglieresti a nostri lettori di vedere?
Consiglierei di fare una visita al mercatino dei vestiti e delle cose vintage e di visitare gli Abbey Road Studios dove i Beatles registrarono la maggior parte del loro LP e divennero meta di pellegrinaggio subito dopo l’uscita del disco Abbey Road la cui copertina ritrae la mitica foto di Iain McMillan con i quattro ragazzi di Liverpool sulle strisce pedonali appena fuori dagli studi.

Nella tua valigia non manca mai?
Ovviamente l’archetto, la pece e la voglia di far conoscere la mia musica.

Perché ha intitolato l’album Big Bang?
Perché racchiude il modo in cui suono il violino sul palco. Sono un’esplosione, in movimento costante.

Cosa rappresenta per te il violino?
Il violino per me è come una camicia; la cosa più importante che ho. Attraverso il violino cerco di esprimere ciò che altrimenti non riuscirei a dire con le parole.  

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(05/12/2013)

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