Sabato 20 Aprile 2024 - Anno XXII

Oricalco, il misterioso metallo di Atlantide ritrovato a Gela

Nel mare di Gela rinvenuti 39 lingotti di oricalco. Risalgono a 2600 anni fa. Il ritrovamento è avvenuto ad opera di Francesco Cassarino, sub dell’associazione “Mare Nostrum”

Sesterzio in oricalco raffigurante l'imperatore Adriano
Sesterzio in oricalco raffigurante l’imperatore Adriano

Come il tempo e la storia restituiscono i loro tesori, così anche il mare di Gela, in Sicilia, ha restituito alcuni preziosi reperti archeologici risalenti al VI secolo a.C., 2600 anni fa. Si tratta di 39 lingotti di oricalco da un chilo ciascuno, portati in superficie da una squadra di sommozzatori della Capitaneria di Porto, della Guardia di finanza e della Soprintendenza del Mare alla fine dello scorso anno (29 dicembre 2015). Per Platone era il misterioso metallo di Atlantide. I lingotti di oricalco erano in arrivo a Gela, provenienti verosimilmente dalla Grecia o dall’Asia Minore, quando la nave che li trasportava affondò forse per il maltempo. Il rinvenimento dimostra la ricchezza di Gela in epoca arcaica, circa 100 anni dopo la sua fondazione del 689 a.C. ad opera di Antifemo e Eutimo, nonché la presenza di ricche e specializzate officine artigianali per la produzione di oggetti di grande valore estetico.

La squadra di sommozzatori della Capitaneria di Porto, della Guardia di finanza e della Soprintendenza del Mare che hanno recuperato i reperti archeologici.
La squadra di sommozzatori della Capitaneria di Porto, della Guardia di finanza e della Soprintendenza del Mare che hanno recuperato i reperti archeologici.

La presenza di oricalco a Gela potrebbe connettersi con l’origine rodia della città. Non è trascurabile il fatto che gli antichi Greci indicavano in Cadmo (figura mitologica greco-fenicia) l’inventore del prezioso metallo. I 39 lingotti pregiati sarebbero stati destinati a un artigianato locale di alta qualità, per decorazioni di particolare pregio. Non è la prima volta che il mare di Gela regala sorprese: in passato gli studiosi avevano trovato nella stessa zona i relitti di tre antiche navi greche. “Quest’area si è dimostrata particolarmente feconda”, afferma Sebastiano Tusa, soprintendente del Mare della Regione Sicilia, assicurando che “saranno condotte ulteriori ricerche per scovare nuovi tesori”. Secondo le analisi effettuate con “fluorescenza a raggi X” da Dario Panetta della TQ (Thecnology for Quality) con sede a Genova, ciascun esemplare è frutto di una lega di metalli composta per l’80% di rame e per il 20% di zinco e realizzata con tecniche avanzate, la cui lavorazione, i coloni geloti di origine rodio-cretese avevano appreso molto probabilmente dai Fenici.

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La squadra di sub al lavoro mentre classificano i reperti.
La squadra di sub al lavoro mentre classificano i reperti.

Il ritrovamento, avvenuto nelle acque di fronte alla contrada Bulala ad opera di un sub dell’associazione “Mare Nostrum”, Francesco Cassarino, è un’ulteriore riprova che la colonia greca di Gela era un porto di importanti traffici, il cui ruolo era cruciale per gli scambi commerciali con la madrepatria. Sono state ripescate anche una macina in pietra lavica e una statuetta raffigurante la dea Demetra alta circa 30 centimetri, che, assieme ai lingotti, saranno esposte presso il museo archeologico della città. “Il rinvenimento di lingotti di oricalco nel mare di Gela apre prospettive di grande rilievo per la ricerca e lo studio delle antiche rotte di approvvigionamento di metalli nell’antichità mediterranea. Finora nulla del genere era stato rinvenuto né a terra né a mare. Si conosceva l’oricalco attraverso notizie testuali e pochi oggetti ornamentali”, ha commentato il soprintendente Tusa. “L’oricalco era, infatti, per gli antichi un metallo prezioso. Si pone ora come necessario lo scavo del relitto cui appartengono i lingotti poiché è certo che si tratta di un carico di grande importanza storico-commerciale per aggiornare la più antica storia economica della Sicilia”, ha concluso Sebastiano Tusa.

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