Come scriba di Viaggi & Turismo (forse non eccelso ma forse nemmeno l’ultimo) la pasiòn e la aficiòn, i richiami non solo turistici e non ultimi gli inviti (ahimè da un po’ scemati) mi suggeriscono di dichiarare la Spagna la mèta più gettonata (mica per niente vi ho dedicato circa 200 articoli). Accade, però, che il mio 2014 viaggiatorio è invece trascorso all’insegna di una sorta di ascendente Croazia (si veda i miei scritti sull’Istria e la Dalmazia).
Quanto sopra è facilmente spiegabile. Un paio d’anni fa scopro di appartenere alla Fijet (i journalistes mondiali scriventi di vicende turistiche) in quanto socio di una associazione spagnola di periodistas facente parte della citata Federation. Vado a un congresso Fijet in Egitto e oltre ad ammirare le belle spiagge mediterranee dalle parti di El Alamein, e a portare la mè sciura a rivedere la natia Alessandria, colgo l’occasione per scrivere qualche articolo sul Nilo & dintorni. Passa un annetto e un bel giorno mi arriva una entusiastica non meno che lodante mail, ma non (come logica suggerirebbe) dal Cairo e nemmeno da Tunisi (residenza del presidente della Fijet, Tijani Haddad) bensì, direi inaspettatamente, dalla Croazia.
Dalla capitale croata, Zagabria, nell’autunno del 2013, Marijana Rebic, gran coordinatrice degli scribi turistici locali, mi informa che le mie narrazioni sull’Egitto sono piaciute molto a chi doveva decidere l’assegnazione del Premio Marko Polo (annualmente concesso a uno scrivente begli articoli di Viaggi & Turismo) e pertanto ai primi di dicembre ero invitato a Zagabria a ritirare la prestigiosa, bronzea statuetta del Grande Viaggiatore Adriatico. Una definizione che (nella recente disputa croato/veneziana sui natali lagunari dell’autore del Milione) mi vede pilatescamente salvarmi in corner (non senza commentare che a quei tempi Curzola – rivendicante la paternità di Marco, o se si preferisce Marko, Polo – era, questo sì, per certo veneziana, e così tutti vissero felici e contenti ….).
Se non che nel dicembre del 2013 mi risultò difficile recarmi a Zagabria e pertanto Marijana rinviò di un anno la premiazione, non senza, però, invitarmi sulla Costa Dalmata. E lì mi recai, a rivedere (oltre, beninteso, Curzola) Zara, Dubrovnik, Spalato, Sebenico, Makarska, Peljesac/Sabbioncello, nonché l’istriana Rovigno (poco distante dalla a me cara Parenzo, fosse solo perché so cantare benino il vècio motivo dedicato alla locale, ben nota Mula, che tuto la vendeva fora che el bacalà…).
Oltre ad ammirare il bel estuario della Neretva/Narenta mi recai, una chicca che suggerisco, a Imotski, famosa perché diede i natali al calciatore ex milanista Zvonimir Boban, ma va visitata per un paio di laghi, piccoli non meno che belli, e per le importanti vicende storiche: fu munito e fortificato avamposto veneziano, poco più in là, nell’attuale Bosnia Erzegovina, l’impero di quei Mamma li Turchi che premevano per convincerci ad abbracciare la fede dell’Islam, com’è facile notare nelle recenti nostrane vicende la storia si ripete…
Per fortuna del lettore ho già descritto tutto quel ben di dio (e solo lui sa quanto ami le terre e le genti dell’ex Mare Nostrum, talché non mi stufo di suggerire, guarda caso del croato Predrag Matvejevic, il magnifico Mediterraneo, Garzanti editore) di posti rivisti per intercessione della sullodata Marijana alias Fijet croata.
A quel punto, sempre ai primi di dicembre, stavolta dello scorso 2014, non mi restava che andare a Zagabria per entrare in possesso della citata statuetta del Premio Mark(c)o Polo (e seguì pure un festeggiante soggiorno dei premiati nella bella, ex absburgica ed ex italiana Opatija/Abbazia).
Una bella, seconda gita in Croazia (al ritorno a Milano avrò percorso poco meno di 2000 km, compreso shopping di insaccati suini in Slovenia e osterie nell’isontino e trattorie nella laguna veneziana) che provvederò a narrare nella prossima puntata.
Articolo 2: Gita premio a Zagabria e Abbazia
Articolo 3: Zagabria, una città a misura d’uomo
Articolo 4: Croazia, le bellezze di Abbazia