Ha compiuto sessant’anni ma non li dimostra. Il Brafa (Brussels Antiques & Fine Arts Fair), l’annuale fiera internazionale di arte e antiquariato appena conclusasi nella capitale belga, ha confermato il suo ruolo di scrigno sofisticato ed elegante.
Oltre duecento partecipanti di tutte le nazionalità, hanno esposto opere di altissimo livello. Caratteristiche principali: eclettismo, autenticità, rarità e un arco temporale molto ampio. Dai reperti egizi ad artisti contemporanei come Gilbert & George, dall’arte tribale e mesoamericana agli arredi anni Trenta, ai fumetti. Proprio questa varietà rende la fiera viva e interessante, ritmata da curiosità e sorprese.
Un giro del mondo dal quale emerge un filone: il viaggio, sia come mezzo dei galleristi e antiquari per scoprire e proporre pezzi singolari ai propri clienti, sia come soggetto stesso dell’opera, per mano di artisti che erano anche appassionati viaggiatori.
Brafa: Asia e le sculture indiane
Ecco allora il gallerista di origini italiane Santo Micali della Galleria Mermoz, a Parigi, specializzato in arte Mesoamericana. Una competenza maturata in quarant’anni di spedizioni nel Centro America e soprattutto in Messico. Numerose anche le gallerie che trattano reperti di archeologia egizia, classica e medievale.
L’Asia è rappresentata dalle sculture indiane della Galleria di Christophe Hioco. Forte la presenza dell’arte tribale, soprattutto africana, per esempio delle gallerie di Brussels Pierre Dartevelle e Didier Claes.
Rievoca i Cabinet de curiosités, che nei secoli XVIII e XIX raccoglievano oggetti sorprendenti portati da lontano, la collezione della galleria Porfirius Kunstkammer.
Brafa, il senso del viaggio
Il senso del viaggio traspare anche da un mobile fiammingo del XVII secolo, con un paesaggio idilliaco forse del pittore Alexander Keirinckx (1660-1652). Come non restare intrigati, poi, dalle fotografie autografe di Ernest Hemingway, del 1934, esposte dalla libreria parigina Signatures, di Luc Mazet? Savane e leoni scattate del romanziere corredavano un suo articolo sull’Africa. Ci sono poi pittori conquistati da una specifica parte del globo. Svetoslav Roerich, russo nato a San Pietroburgo nel 1904, ma folgorato dall’India. Muore a Bangalore nel 1993. Suoi i paesaggi himalayani del 1938 e il ritratto intenso di un guru. Oppure il danese Jens Erik Carl Rasmussen (1841-1893), accanito viaggiatore, o Emanuel H.Petersen (1894-1948), entrambi innamorati della Groenlandia.
La galleria di Philippe Heim e James Bauerle, li accompagna ai dipinti del francese Raoul du Gardier (1871-1952), che raffigurano navigazioni in battello dall’atmosfera coloniale o agli animali africani del tedesco Rudolph Schulz Borek (1887-1983).
I cosiddetti Orientalisti dell’800 sono anche ben rappresentati a dimostrare come l’avventura, la curiosità della scoperta, i viaggi alle più diverse latitudini e in epoche differenti, ispirino parole, immagini e nutrano lo spirito.