Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Nel cuore di Trento, il patrimonio artistico della Diocesi

Continua il viaggio virtuale di mondointasca tra le regioni d’Italia alla ricerca dei patrimoni d’arte di proprietà della Chiesa. Nel Palazzo Pretorio di Trento dal 1963 ha sede il Museo diocesano. Nel percorso museale: pittura, scultura lignea, codici miniati, paramenti sacri, arazzi fiamminghi, oreficeria

Trento, Piazza del Duomo con Museo Diocesano e Basilica di San Vigilio
Trento, Piazza del Duomo con Museo Diocesano e Basilica di San Vigilio

In questa puntata vi portiamo al Museo diocesano tridentino, istituito nel 1903 a Trento dal vescovo Eugenio Carlo Valussi, presso il Seminario minore, allo scopo di conservare il patrimonio artistico della diocesi. Si tratta di uno dei primi musei diocesani d’Italia. Nel 1963 il museo venne trasferito nello storico Palazzo Pretorio, residenza nell’alto Medioevo dei vescovi di Trento. In epoca imprecisata, tra IX e X secolo, la Basilica cimiteriale di San Vigilio assunse la funzione di cattedrale cittadina, ruolo assegnato in precedenza all’ecclesia intra civitatem di cui parla la Passio Sancti Vigilii, ubicata nell’area della chiesa di S. Maria Maggiore. Fu allora che la residenza vescovile venne trasferita dalla sua sede più antica all’area compresa tra i resti della Porta Veronensis e la testata della Basilica vigiliana: qui fu eretto il “palatium episcopatus“, dotato di una propria cappella dedicata ai Santi Biagio e Lucia. L’edificio si componeva presumibilmente di una serie di case murate e cortili; la parte adiacente al duomo, il cosiddetto ‘Castelletto dei Vescovi’, fu distrutta da un incendio e riedificata da Federico Vanga (1207-1218). Intorno al 1255 Egnone di Appiano trasferì la residenza vescovile nella fortezza fatta edificare da Sodegerio di Tito, podestà imperiale, sul dosso del Malconsey. Iniziò così il progressivo abbandono dell’antico “palatium episcopatus“, adibito parzialmente a sede della Corte di Giustizia e del pretore.

Il Palazzo Pretorio da ieri a oggi

Museo Diocesano di Trento
Museo Diocesano di Trento

Nel 1533 Cristoforo Madruzzo cedette la parte verso la Torre di Piazza al Monte di Pietà che, a sua volta, subaffittò il secondo piano ai consoli della città e al Collegio dei dottori. Nel 1676 Sigismondo Alfonso Tuhn promosse il restauro dell’edificio, unificando la facciata che perse l’originaria configurazione romanica data dalla presenza di bifore e trifore. Nel 1780 il Comune fece demolire la loggia rinascimentale poggiata alla torre e affidò all’arch. Claudio Carneri il compito di integrare tale spazio al resto dell’edificio con un nuovo corpo di fabbrica. Fino al 1883 il palazzo fu sede dell’I.R. Tribunale Circolare; in seguito dell’I.R. Direzione del Genio e nel secondo dopoguerra del Comando regionale del Corpo delle foreste demaniali.
Negli anni Cinquanta infine la parte fu acquistata dalla Cattedrale. Dopo un radicale restauro, finalizzato al recupero dell’antica facciata romanica, e al ripristino dell’immobile, nel 1963 il palazzo venne adibito a sede stabile del Museo Diocesano Tridentino.

LEGGI ANCHE  Librerie da spiaggia

Otto sezioni inaugurate da Giovanni Paolo II

Interni Museo Diocesano di Trento
Interni Museo Diocesano di Trento

Nel 1991 fu promossa una radicale ristrutturazione del palazzo ed un riallestimento inaugurato da papa Giovanni Paolo II nel 1995, in occasione del 450º anniversario dall’inizio del Concilio di Trento. Le opere esposte, che coprono un arco cronologico compreso tra il XIII e il XIX secolo, provengono dalla cattedrale di San Vigilio, dal Palazzo vescovile e dalle chiese del territorio diocesano. Il percorso museale prevede otto sezioni: pittura, scultura lignea, codici miniati, paramenti sacri, arazzi fiamminghi, oreficeria, sale tematiche, basilica di san Vigilio.

I dipinti esposti offrono al visitatore una panoramica della produzione pittorica tridentina e dei suoi rapporti con il Veneto e l’Austria, tra il Medioevo ed il Neoclassicismo. Nella sezione delle sculture lignea sono conservate statue e Flügelaltäre (altari a portelle mobili, intagliati e dipinti) che documentano la produzione delle botteghe tridentine tra il XIV e il XVI secolo. La collezione di paramenti sacri documenta l’evoluzione delle forme delle vesti liturgiche, delle tipologie decorative e delle tecniche di produzione manufatturiera tessile tra il XV e il XIX secolo.

Gli arazzi fiamminghi raffigurano la Passione di Gesù Cristo (1511-1520), realizzati a Bruxelles nella bottega di Pieter Van Edinghen, van Aelst. Questi serie di arazzi furono acquistati ad Anversa da Bernardo Cles, arcivescovo di Trento (1514-1539), che li utilizzò inizialmente per decorare la camera del “Torrione di sopra” nel castello del Buonconsiglio, successivamente, durante il Concilio di Trento, come arredo dell’aula conciliare, ricavata nel coro della cattedrale di San Vigilio. Dal 2000, il museo, dispone di una seconda sede  ubicata a Villa Lagarina, dove è esposto il ricco “tesoro” della nobile famiglia Lodron che per secoli ebbe il patronato sulla pieve di Santa Maria Assunta. (2 – continua)

Leggi anche: In viaggio tra i musei ecclesiastici italiani

LEGGI ANCHE  Marsiglia, mutevole regina del Midì
Condividi sui social: