La notte delle “fanove” di Castellana Grotte, giunta alla sua 325 edizione, si è conclusa il 12 gennaio scorso. Le fanove o falò sono segni di gratitudine, di riconoscenza verso un santo particolare, verso una icona o immagine sacra, di festa e di esultanza popolare. Quelle di Castellana Grotte assumono un aspetto insolito ed originale. Per quantità e fattura. Le piazzette e le strade di Castellana si illuminano di fuochi per ricordare la liberazione delle peste del Seicento grazie a un miracolo di Maria Santissima della Vetrana, patrona della città. La notte delle cosiddette “fanove”, illumina e scalda la città delle grotte dal 1691. La peste bubbonica avanzava e in poche settimane in Castellana si contavano già le prime vittime. Due sacerdoti, mentre pregavano incessantemente Dio e la Vergine nella notte tra l’11 e il 12 gennaio, ebbero simultaneamente un’ispirazione: la Madonna della Vetrana avrebbe liberato Castellana dalla peste. Il 12 gennaio il miracolo: si vide la peste “camminare più avanti” (abbandonare l’abitato) e molte persone guarire dopo l’applicazione dell’olio miracoloso della lampada.
Castellana Grotte si candida a Patrimonio immateriale dell’Unesco
Di questo evento, che si trascina da secoli, il Comune di Castellana sta valutando la possibilità di poter candidare una parte importante della sua storia quale Patrimonio immateriale dell’Unesco. Una tappa importante, decisiva e anche necessaria, quale valore aggiunto all’importante complesso ipogeo delle più famose grotte scoperte da Franco Anelli. Un tentativo per ridare vigore e slancio ad un turismo più stanziale, più oggettivamente valido sul piano culturale, economico, commerciale. In Comune c’è tanta fiducia nel voler espletare questo tentativo verso l’Unesco. L’Amministrazione comunale ritiene di poter esibire e fornire tutta la documentazione storica, fotografica, testimoniale, per il raggiungimento di un legittimo obiettivo, fatto di orgoglio, di appartenenza e di attaccamento alle proprie origini, alle proprie indiscusse tradizioni.
L’inizio di una svolta per i piccoli falò
Potrebbe essere l’inizio di una svolta. Potrebbe essere la volta buona per riscrivere una pagina di storia locale nel momento in cui gli elementi e gli ingredienti della novità, della specificità e della originalità sono condensati nel numero di questi monumentali e piccoli falò, sempre superiori o vicini al centinaio, costruiti con l’utilizzo di radici di alberi secchi, di tronchi ormai fatiscenti, di alberi non più produttivi. Una pietra nello stagno? No, una legittima aspirazione per chi pensa di attirare l’attenzione di turisti, di studiosi, di appassionati di storie locali per continuare a ricercare nei meandri di tutte quelle testimonianze cartacee non ancora sufficientemente esplorate.