Dal 1347, epoca a cui si fa risalire la sua nascita, il Carnevale di Fano è andato via via acquisendo una sua propria fisionomia. Oggi si presenta come un evento ricco di fascino che attrae migliaia di persone, caratterizzandosi come la più importante festa popolare delle Marche. Negli anni 2003 e 2004 a organizzare e dirigere il Carnevale di Fano fu chiamato il maestro Dario Fo, Nobel per la letteratura nel 1997.
La cittadina quindi a ragione può fregiarsi del titolo di Città del Carnevale proprio per la quasi ininterrotta tradizione nel corso dei secoli. La ricostruzione della storia di questo carnevale è stata possibile grazie alle appassionate ricerche di archivio in particolare del professor Alberto Berardi e di Enrico Tosi, ampiamente documentate nella banca dati online battezzata La Valle del Metauro.
Dolciumi e Baci lanciati dai carri
Un carnevale che si può ben definire dolce e gentile che ha il suo momento tipico nel cosiddetto getto dei dolciumi. Mezzo secolo fa, come testimonia un articolo di Fabio Tombari apparso su Il Resto del Carlino (7 febbraio 1967) dai carri allegorici vengono lanciate “Tonnellate e tonnellate di dolci: cofanetti, scatole, tavolette di fondenti, paste, goloserie, gianduie, croccanti, torrone, cremini. Ogni carro è dotato di un rigurgito sopra i dieci quintali”.
Sicuramente la presenza dell’azienda Perugina ha svolto un ruolo non secondario nell’alimentare questa tradizione, fornendo in particolare, della sua estesa produzione dolciaria, i Baci, copiosamente lanciati sul pubblico durante le sfilate.
Altro aspetto peculiare da sottolineare è che in questa manifestazione non sono ammesse inopportune sfrenatezze e volgarità. Già nel XV secolo venivano “proibite le battaglie con le trippe degli animali macellati che si svolgevano in piazza tra i venditori ambulanti; nel gennaio 1813 “furono Carcerati, per ordine della Polizia” “due Giovani bizzarri” che avevano fatto “una mascherata indecente … con una cariola di sterco…”.
Inoltre, come ci ricordano gli studiosi citati, un manifesto del 1872 recita: – “Nel gettito, detto de’ coriandoli, è permesso soltanto di usare le confetture buone … ma è strettamente vietato dì lanciare altre materie, come gesso, terra gialla o rossa, ghiaia, cenere, ed anche aranci ed altri pomi, quando questi siano scagliati in modo che possano offendere“.
Non una maschera tipica, ma immancabile è il Pupo
Se il Carnevale di Fano non ha una sua maschera tipica ha tuttavia il “Pupo” che in generale in tutti i carnevali simboleggia il capro espiatorio da immolare, il fantoccio da bruciare. Il Pupo, di volta in volta a Fano può rappresentare un personaggio pubblico, una professione, ma anche un particolare carattere, ora arrogante, ora presuntuoso. Tra i pupi più famosi “Lo sciatore”, “il Villico in Lambretta”, “El paparass”.
Una bella collezione di immagini storiche di Pupi è disponibile alla voce media del sito web del progetto: www.lavalledelmetauro.it