Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

Kolymbetra: giardino degli dei

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I Giardini della Kolymbetra è un sito archeologico situato nella Valle dei Templi di Agrigento. Un bene culturale che attrae turisti e visitatori a livello internazionale. L’abate di Saint-Non, lo definì “un paesaggio di delizie, dove si scorgono i resti venerabili dell’antichità”.

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Un’oasi incastonata nella Valle dei Templi di Agrigento, nascosto tra le vestigia di quella che Pindaro definì “la più bella fra tutte le città dei mortali”. E’ il Giardino della Kolymbetra, il vallone verdeggiante che si estende per poco più di 6 ettari, di cui 5 visitabili, all’interno di uno dei parchi archeologici più importanti del mondo, tra il Tempio dei Dioscuri (Castore e Polluce) e quello di Vulcano. Un gioiello storico e agricolo risalente a 2500 anni fa, tornato alla luce nel 2001 dopo un lungo abbandono, grazie a un paziente intervento di restauro. A realizzarlo è stato il Fai, il Fondo per l’Ambiente Italiano, che nel 1999 ha ricevuto quest’area del parco archeologico in concessione gratuita dalla Regione Siciliana per 25 anni.

Un Giardino nel deserto

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Un’eccezione naturalistica in una zona della Sicilia connotata da paesaggi per lo più aridi. Se nella stagione calda, dentro la Kolymbetra si può godere della frescura legata al costante scorrere dell’acqua, l’autunno e l’inverno offrono occasioni speciali per immergersi tra i suoi ulivi e mandorli, pioppi e salici che si alternano a altre colture. Come il suo antico e  variopinto agrumeto, con almeno otto specie di frutti: dalle arance ai cedri, dai limoni a una carrellata di mandarini, pompelmi e bergamotti, dalle piante di chinotto a quelle di lime. Fragranze e colori che si mischiano a quelli della macchia mediterranea lungo le circostanti scarpate rocciose, dove piante di mirto e di lentisco, palme nane, euforbie e ginestre, contrastano con il giallo della calcarenite, la pietra tipica di queste zone della Sicilia occidentale, utilizzata dai Greci per la costruzione dei Templi. Un effetto ottico di grande impatto, soprattutto al tramonto, quando i costoni rocciosi del vallone assumono tonalità fiammeggianti.

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Scavato dai prigionieri cartaginesi

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In Sicilia, sin dai tempi dei Normanni, aree agricole come questa vengono chiamate “giardini”, proprio per identificare la commistione dell’utilità e della bellezza in un campo coltivato. Oggi, dei giardini siciliani la Kolymbetra rappresenta un esempio unico. Secondo i resoconti dello storico Diodoro Siculo, che scrive nel I secolo avanti Cristo, le sue origini si devono al tiranno Terone che, al termine della vittoriosa battaglia di Imera del 480 a.C., ordinò ai prigionieri cartaginesi, insieme alla costruzione di altre opere pubbliche, di scavare una grande vasca: la parola greca Kolymbetra significa infatti “piscina”.

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Aranceto nel giardino della kolymbetra

Secondo gli studiosi, questo bacino idrico era adibito con ogni probabilità a riti religiosi. Lo proverebbe la sua posizione a breve distanza dal santuario delle divinità Ctonie, di cui, oltre al Tempio dei Dioscuri, facevano parte anche un altro tempio dorico, dedicato a Demetra e Persefone e una serie di altari sacri.
Quale che sia l’interpretazione storica più veritiera, è certo che la Kolymbetra restò piena d’acqua soltanto fino al III secolo avanti Cristo, quando a seguito della distruzione di Akràgas da parte dei Cartaginesi, venne definitivamente interrata, mantenendo però un alto livello di fertilità e un microclima vellutato. Un luogo che indusse gli stessi Arabi a coltivarvi la canna da zucchero.
Dopo un lungo abbandono, lo sfruttamento agricolo del sito ricomincerà dal 1500, quando, passato sotto il controllo del clero, venne utilizzato per le coltivazioni di ortaggi e alberi da frutto.

Un sofisticato sistema di irrigazione

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Una bellezza che ha stupefatto viaggiatori antichi e moderni. Diodoro Siculo, lo storico greco-siceliota, fu il primo a descrivere il giardino degli dei nell’80 avanti Cristo. Stessa fascinazione per gli aristocratici europei arrivati fino a Agrigento con i loro Grand Tour nel 18° secolo. Tra questi l’abate di Saint-Non, che ne scrisse come di “un paesaggio di delizie, dove si scorgono i resti venerabili dell’antichità”. Fino a grandi autori agrigentini di fama mondiale, come Luigi Pirandello, nato a breve distanza dalla Valle dei Templi, che nel suo “I Vecchi e i giovani” offre al lettore una minuta descrizione topografica della Kolymbetra e Andrea Camilleri, che ne “La Pazienza del ragno” cita la recente apertura al pubblico del Giardino in un dialogo tra il commissario Montalbano e la fidanzata Livia.

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giardino-della-kolymbetra-agrigento-3L’intervento del Fondo per l’Ambiente ha permesso di fare luce sull’antico sistema idrico della Kolymbetra. Oltre a un torrentello alimentato dalle piogge, a garantire un costante tasso d’umidità nel fondovalle c’era un sofisticato sistema di irrigazione, costituito da un reticolo di 12 gallerie scavate nella roccia, gli “ipogei”. Uno di questi è stato recuperato e reso visitabile di recente e un altro verrà aperto al pubblico entro novembre. “Si tratta  di un percorso di 190 metri che conduce fino alla Porta V (quinta), uno dei due ingressi nella Valle dei Templi di Agrigento” – spiega Giuseppe Taibi, vicepresidente regionale del Fai e responsabile della delegazione agrigentina.
La realizzazione di questi recuperi fa oggi della Kolymbetra un bene culturale in forte crescita di visibilità internazionale, che  negli ultimi 3 anni ha visto quadruplicare le presenze, passate da 20mila nel 2013 alle  80mila stimate per la fine di quest’anno (sulle oltre 700mila dell’intero Parco della Valle dei Templi).

Molte le iniziative per valorizzare Kolymbetra

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Risultati favoriti anche da altre iniziative di valorizzazione. Come quella del treno storico che parte dalla stazione di Agrigento e fa capolinea sotto il Tempio di Vulcano, a ridosso del ‘giardino degli dei’, portata avanti da tre anni dalla Fondazione FS e dall’associazione Ferrovie Kaos durante il periodo estivo e in occasione della Festa del Mandorlo in Fiore a febbraio. E la recente apertura del museo dell’ottocentesca Villa Aurea, dove negli anni ’20 del secolo scorso abitò Alexander Hardcastle, l’eccentrico mecenate britannico soprannominato ‘l’inglese sperduto in mezzo ai templi’. Inoltre il colosso dei motori di ricerca Google di recente ha mappato la Kolymbetra e l’intero Parco Archeologico. Tutti risultati funzionali alla vocazione turistico – culturale della provincia di Agrigento, che, pur con fatica, comincia a staccarsi dalle improduttive logiche delle visite ‘mordi e fuggi’. Lo dimostra il numero in forte crescita soprattutto di bed & breakfast nel centro storico della città e delle strutture agrituristiche nella provincia.
Non solo esempio di recupero del paesaggio agrario tradizionale, la Kolymbetra è anche un “laboratorio” sperimentale dove si coltivano (e si possono assaggiare) una quarantina di succose varietà agrumicole, ormai scomparse altrove. Come le arance ‘vaniglia rosa’e alcune tipologie di ‘sanguinelli’ e di arance a polpa bionda. Anche l’inverno quindi, con la maturazione degli agrumi, offre un’occasione speciale per una breve fuga nelle atmosfere e nei sapori dell’antica Grecia.

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Info: www.visitfai.it

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