La prima stazione-museo al mondo della rete metropolitana di Roma: la fermata di San Giovanni della linea C, con un atrio caratterizzato dalla presenza di numerosi reperti archeologici, rinvenuti durante i lavori per la sua realizzazione, è stata presentata alla stampa anche se l’intero tratto sarà operativo entro l’anno. “La Soprintendenza – ha spiegato la direttrice scientifica dell’ente statale, l’archeologa Rossella Rea – ha creduto fortemente nel dovere morale di restituire alla cittadinanza non solo una stazione ma anche un viaggio nella storia del luogo attraverso le varie trasformazioni del posto per opera dell’uomo. San Giovanni non è solo una stazione-museo ma un vero viaggio nel tempo, dal momento in cui l’uomo non era ancora apparso sulla terra fino all’antichità, attraverso una serie di reperti e pannelli esplicativi”.
C’è il disegno stilizzato della fresa della talpa che ha permesso lo scavo e c’è, poco più là, la forma del tutto simile di una moneta romana, riproduzione di una delle tante rinvenute dalla Soprintendenza archeologica durante gli scavi preventivi. Al centro delle due “ruote”, una piccola mano: la foto rielaborata di un marmo venuto alla luce nel corso del cantiere, lo strumento primo (quelle 5 dita) degli operai dell’antica Roma e di quella di oggi. Da queste immagini, a 8 metri sotto la città, inizia il Viaggio nel tempo (così recita una scritta monumentale ai tornelli): una stazione/museo per restituire ai romani e ai turisti le scoperte a seguito dello scavo archeologico e mostrare il trascorrere del tempo e le stratificazioni delle vite in questo tratto di città fuori dalle Mura Aureliane.
Nell’atrio si vedono i resti di un servizio di piatti rinascimentale in una vetrina ben illuminata ma anche le tracce dei palazzi dell’Ottocento, intesi come XIX secolo, cancellati dai lavori del secolo scorso. Si scende al piano “Corrispondenze” ed ecco la vetrina dove mani e piedi di qualche divinità romana si affiancano a uno zoccolo; dove l’anellino di una matrona è ingrandito da una lente per metterne in evidenza il nome (…Abia Pacic, nume tutelare della stazione); dove, soprattutto, i resti monumentali di una vasca da irrigazione per l’azienda agricola di età imperiale scoperta nel 2012, sono trasformati in dolmen verticali, mentre il tracciato dell’invaso (era 30 x 70 metri, il più grande di Roma antica) resta disegnato sul pavimento della moderna stazione.