Venezia
, la città più fotografata al mondo, riserva sempre piacevoli sorprese anche attraverso una semplice camminata che dalla Stazione di Santa Lucia conduce verso Rialto. Superato il Ponte delle Guglie, cosiddetto per la forma dei pinnacoli che lo decorano ai lati, si giunge nello spazio riservato alla comunità ebraica che qui risiede da tempi remoti. Lungo la calle che conduce al campo del Ghetto Nuovo, sorgono shop dove poter comperare oggetti originali di provenienza ebraica, fornerie famose per il pane azzimo e per i dolci caratteristici e svariate gallerie d’arte, tante esposizioni che riproducono vedute di Venezia e soprattutto del Ghetto, nelle cui tele la policromia dei soggetti gioca un ruolo predominante.
Sviluppo verticale e sicurezza del Ghetto
La conformazione attuale del Ghetto, con edifici sviluppati soprattutto in altezza fino a otto piani, risale all’esigenza di contenere, in un’area ristretta, un elevato numero di ebrei giunti nella Venezia del 1500 ed obbligati a dimorare in un luogo a loro destinato dal Governo della Serenissima e sorvegliato da custodi cristiani.
Al giorno d’oggi, le cose sono cambiate. I custodi sono stati sostituiti da poliziotti che quotidianamente sorvegliano l’intera zona non per impedire la libertà di spostamento agli ebrei residenti, ma anzi per tutelare l’incolumità degli autoctoni e di quanti attraversano l’intera area.
«Gli ebrei sono sempre stati usurai» afferma la vox populi tentando di collegare l’immagine dell’usuraio a quella dell’ebreo. L’equivoco nasce dal fatto che gli Ebrei prestavano denaro nei paesi dove risiedevano in quanto la Chiesa lo vietava ai Cristiani e considerava peccaminoso prestare denaro per ricavarne un interesse.
Il Banco dei Pegni Ebraico di Venezia e la cultura ebraica
Per comprendere e sfatare questo luogo comune che tanto ha permeato la nostra cultura, è interessante visitare il Banco Rosso, il più antico Banco dei Pegni Ebraico di Venezia e forse del mondo. Si tratta di un locale di circa settanta metri quadrati, situato sotto un portificato, al cui interno sono conservati i registri contabili nei quali il conduttore del Banco annotava gli oggetti ed il loro valore con tanto di data e firma; cassepanche con indumenti, copie di ricevute per il prestito di denaro, i pegni appartenenti al mondo domestico e tra questi vi sono pentole di rame, ferri da stiro, borsette di velluto, specchietti, chiavi, mestoli, pennelli da barba, vasellame di peltro. I Banchi di Pegno, la cui funzione era quella di prestare denaro su pegno alle persone che versavano in difficoltà economiche, furono istituiti dalla Repubblica della Serenissima il 29 Marzo 1516, anno della costruzione del primo Ghetto della storia.
Nell’ambiente, ristrutturato tre anni fa, vi sono i simboli della cultura ebraica: la menorah (candelabro a sette braccia) e la magen Dawid (stella di David). Il Banco dei pegni ebraico, divenne così famoso da essere citato nientemeno che da William Shakespeare nella sua opera “Il Mercante di Venezia” e l’espressione bancaria <andare in rosso> trae origine, appunto, dalle ricevute in rosso rilasciate dal Banco dei pegni del Ghetto.
Informazioni: www.bancorosso.org