La Valtellina è collocata nel cuore delle Alpi. Un ampio anfiteatro avvolto dalle montagne. Un piccolo paradiso. I colori che contraddistinguono il paesaggio sono il bianco delle nevi perenni dei ghiacciai, il verde intenso dei boschi e dei prati, l’azzurro del cielo e la trasparenza delle acque. La Valtellina è da sempre crocevia per la Svizzera. Tirano dista circa 2 km dal confine con il Cantone dei Grigioni. Una vicinanza che negli anni ha consentito al territorio di incrementare il turismo internazionale. Il nostro viaggio alla scoperta della Valtellina comincia proprio dalla piccola cittadina di Tirano, poco più di 9 mila abitanti, attraversata dai fiumi Adda e Poschiavo, in provincia di Sondrio. Tirano è contornata dalle montagne: a sud le Alpi Orobie valtellinesi, a nord il massiccio del Bernina e a nord-est lo Stelvio.
Il trenino Rosso del Bernina
Tirano è la stazione italiana di partenza del Trenino Rosso del Bernina, uno dei treni più famosi al mondo. La ferrovia retica, ultimata nel 1910, attraversa le Alpi a cielo aperto. Porta da Tirano (429 m s.l.m.) oltre i ghiacciai del Passo del Bernina (2.253 m) fino ai 1800 metri di St. Moritz. Tra Tirano e Ospizio Bernina in soli 22 km, in linea d’aria, si supera un dislivello di 1824 metri e pendenze del 70 per mille senza l’ausilio della cremagliera. La ferrovia retica nel 2008 ha ottenuto il riconoscimento di Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO. E’ la terza ferrovia al mondo a ottenere il titolo dopo Semmering in Austria e la linea indiana. Per quanti arrivano a Tirano un viaggio a bordo del trenino rosso è d’obbligo.
Storia, arte e cultura
L’alta Valtellina denominata Terziere superiore è un consorzio di 12comuni: da Teglio e Aprica a Grosio passando per Tirano. Un territorio dove si respira storia e cultura e dove mi ha colpito il numero di Chiese, Castelli e Palazzi nobiliari. A Tirano si conserva il più ampio centro storico della Valtellina. Storia e cultura si respira anche lungo le vie dei borghi Grosio, Grosotto, Mazzo di Valtellina, Tovo Sant’Agata, Sernio, Villa di Tirano, Bianzone.
Tirano, abitato già in epoca preistorica, nel Medioevo si arricchì di castelli e palazzi. Oggi rimangono solo i ruderi a testimonianza di quell’epoca. Nel XVI secolo è divenuta famosa per la miracolosa apparizione della Beata Vergine Maria (29 settembre 1504) e per il Santuario e lei dedicato. La Basilica di Madonna di Tirano è costruita a tre navate a croce latina è rappresenta il monumento religioso più importante del Rinascimento in Valtellina. Entrando si resta incantati dall’imponente organo: preziosa opera di intaglio iniziata nel 1608 dal bresciano Giuseppe Bulgarini e completata dal milanese Giovan Battista Salmoiraghi nel 1638. Il Santuario è ricco di stucchi e sculture.
In ambito religioso interessante anche la Chiesa parrocchiale di San Martino. Costruzione in stile romanico a tre navate con quattro cappelle su ogni lato.
Tirano: Palazzo Salis
Altro luogo da visitare a Tirano è certamente Palazzo Salis. Uno dei principali palazzi storici della Valtellina. Costruito tra il 1630 e il 1690. Di proprietà dei Conti Sertoli Salis, si sviluppa si un’area di 6000 m². Il circuito museale comprende dieci sale riccamente decorate ed affrescate. Nelle prime 5 sale, tra cui la “Sala del soffitto policromo” e la “Sala di Apollo e Aurora”. La bellezza degli affreschi, mi ha fatto pensare a Palazzo Te a Mantova. Percorrendo le stanze si ha una panoramica di trecento anni di storia. Si possono ammirare documenti rari, come i preziosi statuti della Valtellina e di Tirano, manoscritti del 1500, testi e oggetti di famiglia racchiuse nelle teche.
Nella seconda parte del circuito di visita si incontrano la “Sala del camino” e la “Sala dei turchi” con esposte pitture del ‘700 e dell’800; per arrivare al al cosiddetto “Saloncello”, per il particolare effetto delle prospettive architettoniche della volta con affreschi a trompe l’oeil e il camino con decorazioni a stucco che riportano le armi della famiglia Salis e del Wolkenstein. Tutte le sale del museo si affacciano sull’antica corte cinquecentesca detta corte rustica, o “corte dei cavalli”. Magnifico anche il piccolo giardino all’italiana. Di grande interesse anche la visita alle cantine, con le botti e i silos per il vino, e alla ghiacciaia dove vengono conservate bottiglie di vino delle diverse annate.
Grosio: Villa Visconti Venosta
Spostandoci di qualche chilometro, nell’abitato di Grosio, c’è Villa Visconti Venosta. Un altro raro esempio di casa nobiliare con un vasto parco e giardino all’italiana. La villa è stata donata al comune di Grosio nel 1982 dalla marchesa Margherita Pallavicino Mossi. Dopo averla restaurata il comune l’ha adibita a museo. L’apertura al pubblico è avvenuta a partire da questo mese di giugno 2017. Ho avuto il piacere di visitare la villa a maggio a lavori non ancora completati, ma ho potuto ugualmente apprezzare il contenuto e la struttura. La villa ha un corpo centrale con un portico sormontato da un loggiato e due ali. Costruita nel XVI secolo, è stata restaurata ed ampliata nell’800 da Emilio Visconti Venosta. L’arredo, costituito da mobili collocabili tra il XVI e il XX secolo, rispecchia il gusto collezionistico del personaggio, che fu ministro del Regno. Gli ambienti ospitano raccolte artistiche, la ricca biblioteca e l’archivio di famiglia. Degno di nota anche un salone di ispirazione rinascimentale che custodisce mobili, quadri, oggetti di pregio e due ante in legno sulle quali sono dipinti a tempera su un lato i SS. Paolo, Pietro e i quattro Evangelisti, sull’altro l’Ecce homo, i SS. Abbondio e Giovanni Battista, Cristo che porta la croce e i SS. Gerolamo e Antonio di Cipriano Valorsa (1597) e un Presepe in legno intagliato da G.A. del Majno.
Info: http://valtellinaturismo.com
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