Ingredienti per una vita di formidabili passioni
sono le mille storie che hanno animato la vita di Luis Sepùlveda. Lo scrittore cileno ha attraversato l’America Latina e quasi tutto il mondo per la sete di conoscenza. Esule dal paese natio fin dal 1977, cerca negli uomini e donne di cultura e di lotta un qualche conforto alle sofferenze sociali e alle ingiustizie. “Contro la mia volontà, ho abbandonato il Cile e sono andato in esilio, molti dei miei amici e compagni erano morti, altri erano desaparecidos o prigionieri dei campi di concentramento della dittatura di Pinochet.” – scrive Sepúlveda.
Questa gravità lo spinge a riconoscersi nelle cause degli oppressi. Accanto a questo matura una visione del mondo dove gli altri esseri sulla terra abbiano pari dignità rispetto alla specie umana. Il nomadismo di Sepúlveda è sete di conoscenza, passioni e amore per la cultura. Attraversa l’America Latina e poi si stabilisce in Europa, a Parigi, Amburgo e poi in Spagna a Gijón nelle Asturie. È qui la sua Itaca. Qui legge e scrive. Scrive di tutto, romanzi, racconti, poesie, qualsiasi cosa vissuta con formidabile passione, per la giustizia, per la cultura, per l’avanzamento e il progresso sociale. È amico di Pablo Neruda, di Gabo, Garzia Marquez ma anche di Tonino Guerra; che ricorda con emozione quando gli suggerì il metodo per scrivere una sceneggiatura “elastica”, a prova di terremoto.
Una vita di passioni e impegno civile
Rifà il giro del Cile, quando potrà ritornare, dopo la caduta di Pinochet. Rivive il fascino del deserto dell’Atacama nel Nord del Cile e si sofferma a sostenere la lotta delle donne a Sud per fermare lo scempio degli impianti per la coltura del salmone. Questo libro raccoglie spunti e riflessioni sui suoi viaggi nel corso del tempo. Non è l’ultimo suo scritto, ne seguiranno diversi altri. Scriverà altri nove fra saggi e racconti e romanzi fino al 2018 con la “Storia di una balena bianca”, oltre ai 25 precedenti. Poi subisce il contagio del corona virus e muore a Oviedo il 16 aprile del 2020.
Possiamo dire che Sepúlveda sia stato uno dei più grandi e forse uno degli ultimi letterati che consideravano la letteratura come attività militante a favore delle classi oppresse e per la difesa dell’ambiente. Soprattutto ritiene “difficile immaginare una letteratura priva del conflitto fra l’uomo e ciò che gli impedisce di essere felice”. E inoltre deve assolvere alla funzione di megafono di “dare voce a chi non ha voce”.
Sepúlveda richiama l’etica della responsabilità nei confronti di un mondo che rischia la catastrofe sociale e ambientale. Negli ultimi due capitoli riassume il senso della sua esistenza, riconoscendo nel “Cile, il paese della mia memoria”; quando nelle situazioni di bisogno “l’io individuale scompare e si impone la preoccupazione collettiva”. Quella memoria che lui trasferisce sui suoi affezionati lettori e sui figli e nipoti, quando si abbandona al dolce ricordo del padre e al suo ruolo attuale. Speranzoso che possa da “vecchio” dedicarsi alla preparazione dell’asado, ovvero di prendersi cura di sé, della sua numerosa famiglia ingrandita e del mondo.
Ingredienti per una vita di formidabili passioni di Luis Sepúlveda, Ugo Guanda Editore, Parma, 2013, pagine 194, € 14,90.
Autore
Luis Sepúlveda
è nato a Ovalle, in Cile, nel 1949, ed è mancato nel 2020 in Spagna, nelle Asturie, dove risiedeva. Esordì nella narrativa con la raccolta di racconti Cronache di Pietro Nessuno (1969), cui sono seguiti Le paure, le vite, le morti e altre allucinazioni (1986) e Taccuino di viaggi (1987). Si impose definitivamente con il romanzo Il vecchio che leggeva romanzi d’amore (1989), cui fecero seguito Il mondo alla fine del mondo (1989), Un nome da torero (1994) e tanti altri libri.