La città di Messina è circondata da un interessante territorio il quale, salvo l’ovvia frequentazione della popolazione locale, è quasi del tutto sconosciuto al turista occasionale.
La ricerca di tali luoghi, come è facile intuire, porterà a scoprire amene e tranquille località dove non mancano interessanti aspetti legati alla natura, all’architettura e alla storia.
La nostra meta è il Colle San Rizzo, un’altura appartenente alla catena dei Monti Peloritani.
Colle San Rizzo polmone verde di Messina
Appena fuori città, con la sua altitudine media di 900 metri, il Colle San Rizzo si presenta con la sua ricca e fresca veste arborea. Nei punti più alti, e con giornate dal cielo terso, è possibile ammirare grandiose panoramiche sulla città e sullo Stretto. Purtroppo il meteo avverso non ci ha consentito di godere questo spettacolo, ma il paesaggio collinare ci ha riservato egualmente gradite ed inaspettate sorprese.
Per giungere in questi luoghi ci siamo avvalsi della società XEsplore 4×4: un’esperienza unica con la trazione integrale dei grossi fuoristrada Hyundai. Inoltre, con gli abili driver abbiano percorso strade di montagne sterrate in tutta sicurezza, nonostante i grandi sobbalzi. Tra l’altro il colle che ci apprestiamo a raggiungere presenta trascorsi storici come, tra quelli più recenti, il passaggio di Giuseppe Garibaldi in direzione del capoluogo, avvenuto il 27 luglio 1860, e quello delle truppe del famoso generale americano Patton, anch’esse dirette a Messina, il 17 agosto 1943.
Il Giardino Botanico Peloritano
La variegata offerta dell’hinterland che stiamo visitando attraversa ora la frazione Musolino da dove, tra aree di sosta attrezzate per picnic e fioriture di zafferano, partono circuiti da percorrere con e-bike o da utilizzare per facili escursioni di trekking.
Nelle immediate vicinanze visitiamo il nuovo Giardino Botanico che in 16.000 metri quadri accoglie circa quattrocento specie di piante spontanee, coltivate e a rischio estinzione.
Al suo interno sei percorsi tematici permettono di conoscere le diverse tipologie delle piante, ognuna delle quali è connotata dal nome scientifico.
Forti Umbertini
Nell’area del Colle San Rizzo è possibile visitare il Forte Puntal Ferraro, gestito dall’Azienda Regionale Foreste Demaniali. Esso faceva parte di un complesso di fortificazioni costruite alla fine dell’Ottocento, anche sulle coste calabresi, per difendere tutta l’area dello Stretto. Il Puntal Ferraro controllava l’accesso al porto di Milazzo e, a scopo difensivo, disponeva di una serie di batterie di cannoni disposte su due livelli.
Nel salire verso l’ingresso notiamo la estesa gabbia di Fahrenheit che riveste interamente quest’opera di ingegneria militare che, all’interno delle mura, custodiva le munizioni. Un piccolo ponte levatoio ci conduce nella piazza d’armi sulla quale affacciano le camerate sormontate dalle terrazze sulle quali erano installati i cannoni; aree quest’ultime che oggi danno la possibilità di osservare i lontani panorami del circondario. Prima di guadagnare l’uscita il nostro sguardo corre sui rossi mattoncini delle murature sui quali sono incisi i nomi di soldati che abitarono il forte.
Colle San Rizzo: Don Minico è ccà!
Giunti all’incrocio cosiddetto delle Quattro Strade ci fermiamo di fronte alla Casa di Cura Don Minico. Abbiamo qualche perplessità sulla sosta in questo luogo perché nessuno ha lamentato malesseri, fosse stato anche un semplice mal d’auto. Ancor più aumenta la nostra inquietudine allorché vediamo venirci incontro un uomo in camice bianco con tanto di stetoscopio che gli pende dal collo!
Ogni nostra preoccupazione si acuisce quando il medico ci consegna le cartelle cliniche personali. Da questa documentazione scopriamo che la nostra salute è cagionevole per cui imperterriti infermieri, in classica tuta verde a mezze maniche, ci ricoverano nel Pronto Soccorso del reparto Gastronomico. Sui tavoli di questa sezione ha immediatamente inizio la nostra cura a base di “Pagnotta alla Disgraziata”, un originale rimedio medicale!
Così ci immergiamo volentieri in questa ironica e divertente messa in scena e affondiamo i denti nella cura: un pezzo della rustica pagnotta tonda farcita con carciofini, melanzane sott’olio, formaggio pecorino, salame, olive, capperi e olio d’oliva. Insomma una variazione più complessa del classico pane cunzato preparato in tutta l’isola.
Rendere pan per focaccia
Il nome di questa specialità pare derivi dallo scherzo che Don Minico realizzò a carico di un commensale che gli aveva sottratto la pagnotta, lasciandolo a digiuno. Si adoperò affinché, durante un pranzo successivo, al “ladro” fosse recapitato un panino ripieno di peperoncino molto piccante. Quando costui ebbe a morderlo, con gli occhi fuori dalle orbite, urlò: Stu pani è disgraziatu comu ‘a ttia!
Lasciamo questa singolare compagnia la cui “ricetta” di pronta guarigione, citata anche nelle guide Michelin e del Touring Club, è stata inserita dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali tra i PAT, Prodotti Agroalimentari Tradizionali Nazionali. Un’esperienza quest’ultima che ha concluso piacevolmente la nostra escursione nei dintorni della città metropolitana di Messina che presto ci accingeremo a visitare.
Link utili:
agora.comune.messina.it/it/luoghi/messina
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