Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

Alla scoperta del (mio) Canavese e della “Via Francigena For All”

Canavese Ivrea Piemonte

Viaggio di ricordi nella zona del Piemonte che va dalla Serra di Ivrea, al Po, alla Stura di Lanzo, alle Alpi Graie. Curiosità, storia, tradizioni e personaggi di una terra ricca di boschi, vigneti e acqua azzurra.

Canavese Dora Baltea Piemonte Ivrea
Dora Baltea

Di solito prendere parte a un press tour serve al giornalista di turno per conoscere nuovi territori e località, da portare a sua volta all’attenzione dei suoi lettori e far così crescere in loro il desiderio di partire a loro volta. Nel mio caso, il viaggio stampa a cui ho preso recentemente parte e che mi ha portato alla (ri)scoperta del Canavese e di un tratto della via Francigena, quello che si snoda tra Ivrea e Viverone, mi ha sbloccato tanti bellissimi ricordi.

Al Canavese, a cui sono molto legata, è una zona del Piemonte estesa tra la Serra di Ivrea, il Po, la Stura di Lanzo e le Alpi Graie, ossia il territorio compreso tra Torino e la Valle d’Aosta e, verso est, il Biellese e il Vercellese, io sono infatti molto affezionata per vari motivi e non solo legati alla mia infanzia/adolescenza.

Per scoprire cosa mi lega così tanto al Canavese e magari farvi venire voglia di partire, anche solo per un fine settimana, alla sua scoperta, non vi resta che leggere la prima parte di questo reportage che comprende Ivrea, Borgofranco d’Ivrea.

Canavese terra di laghi, boschi, vigneti

Il Canavese non è solo terra di boschi e vigneti, ma anche cielo e acqua azzurra (ben cinque i laghi presenti nel territorio e tutti balneabili, e attrezzati per ogni tipo di sport). Proprio questa natura rigogliosa, sempreverde per via del microclima molto simile a quello del Lago Maggiore e Lago di Garda, accoglie il visitatore già dall’autostrada.
Arrivando da Milano, alla volta di Ivrea, il colpo d’occhio è unico e spettacolare: l’affaccio sul lago di Viverone, l’anfiteatro morenico che ti abbraccia, con la Serra sullo sfondo. Per me poi, l’arrivo in questa terra di confine è soprattutto anche molto emozionante.

Canavese Castello d'Ivrea
Castello ducale Ivrea

Quando la mia famiglia ed io partivamo alla volta di Agliè Canavese, per andare a trovare i nostri cugini, fare incetta di Torcetti (quelli sfornati dalla pasticceria “Alfonsi” sono gli originali), visitare Villa il Meleto, la casa studio del poeta Guido Gozzano che, nel settembre del 1906, per la laurea di mio nonno, Umberto Gaudina, improvvisò un discorso in suo onore e dell’amico Ettore Colla, e per l’ennesima volta ammirare le stanze e i giardini del Castello Ducale, con foto ricordo d’obbligo, sapevano di essere quasi arrivati a destinazione non appena intravedevamo dai finestrini dell’auto uno spicchio del Lago di Viverone (il terzo lago del Piemonte, per grandezza).

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Per la precisione non era solo questo specchio d’acqua a farci da bussola, ma anche un gigantesco masso posto in un punto preciso dello spartitraffico, che divideva le due careggiate dell’autostrada. Per la cronaca il masso da lì non si è mai spostato ed è sempre stato il mio faro (e lo è tuttora), anche quando, appena laureata, la domenica sera, da Alessandria tornavo ad Ivrea, dove mi ero trasferita per lavoro. Quindi potete immaginare che emozione ritornare oggi nella città che ha segnato il mio ingresso nel mondo dei grandi: il primo impiego e la prima esperienza di vita da sola.

Il Canavese: Ivrea e la famiglia Olivetti
Canavese Ivrea Talponia Piemonte Via Francigena
Talponia

E se di questo luogo, che ha dato i natali a Camillo Olivetti e al figlio Adriano, conoscevo già (l’ordine è puramente casuale): la Torta ‘900 (il dolce al cioccolato della Pasticceria “Balla”, simbolo d’Ivrea); la Serra (uno degli edifici icona della città, che non ha nulla da invidiare al Centro Georges Pompidou, di Parigi); lo Storico Carnevale d’Ivrea (nei giorni di festa è d’obbligo indossare il Berretto Frigiola, se non si vuole diventare bersaglio degli Aranceri, i tiratori di arance); la Dora Baltea (quante volte mi sono fermata, nel tratto che costeggia la città, a guardare i canoisti allenarsi, in quella che è una palestra naturale); gli uffici del Nuovo Palazzo Uffici Olivetti, in via Jervis, dove lavoravo, e l’Unità Residenziale Ovest, meglio nota agli abitanti e ai visitatori col nome di “Talponia”, nata allo scopo di ospitare dipendenti Olivetti residenti temporaneamente in città, dove abitavo.

Canavese Cattedrale di Ivrea Piemonte
Cattedrale di Maria Assunta

A distanza di anni ho potuto apprezzare per la prima volta, ma anche rivedere con occhi nuovi, la tanta bellezza che mi aveva circondato in quell’anno vissuto da Eporediese e che, per ingenuità (ah la gioventù) e impegni lavorativi (le mie giornate erano “piene”), non avevo allora saputo cogliere appieno.

Sono così rimasta meravigliosamente colpita dalla maestosità della Cattedrale di Santa Maria Assunta.  
La Cattedrale sorge nella parte alta della città, ed è adiacente alla Chiesa di San Nicola da Tolentino (entrambi i luoghi di culto fanno parte del progetto “Chiese e porte aperte”). 
A poca distanza si trova anche il Castello dalle rosse torri (la fortezza, così come la definì Giosuè Carducci), che ha riaperto al pubblico il 20 luglio scorso, e dal Palazzo del Vescovado, cui è collegato da un camminamento coperto.

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Il progetto “Via Francigena for All”
Canavese Ivrea_duomo_cripta di San Gaudenzio
Duomo, cripta di San Gaudenzio

All’interno del Duomo assolutamente da vedere (per me) la cappella del Sacramento, edificata in onore del patrono di Ivrea San Savino (viste le mie origini canavesane, mio papà non poteva non chiamarsi che Savino!), con affreschi che raffigurano un episodio del martirio del Santo. 

Da non perdere (veramente per tutti) una visita alla Cripta di San Gaudenzio e alla Tomba di McCarthy, che grazie al progetto “Via Francigena for All” è accessibile e visitabile anche a persone con difficoltà motorie.

Ivrea Palazzo Olivetti Canavese Piemonte
Scalone monumentale di Palazzo Uffici

Non lontano da qui è possibile poi dare uno sguardo dall’alto sulla città e intravvedere la stradina dove è nato Camillo Olivetti, che faceva parte del nucleo del ghetto ebraico di Ivrea, e l’eredità di Adriano con gli edifici costruiti per suo volere dai migliori ingegneri e architetti degli anni ‘30 e ’40, che hanno portato l’Unesco a riconoscere Ivrea “Città Industriale del XX secolo”. Bellissima poi la passeggiata sul tetto di “Talponia”, tra le cupole di plexiglass.

Ma anche la visita alla Biblioteca del Centro Culturale (gli interni e la scala sono ancora quelli originali), dove sono in bella mostra le creazioni Olivetti come la divisumma 24, la prima macchina al mondo in grado di effettuare tutte e quattro le operazioni, prodotto ancora della catena di montaggio, o la giocosa Olivetti Valentine, figlia della cultura pop della fine anni ’60 e inizio anni ‘70, che ha vinto anche un Compasso d’oro.
Stupore puro, invece, di fronte allo scalone monumentale di Palazzo Uffici e tanta invidia per chi abita nelle Case unifamiliari per dirigenti e per impiegati, costruite tra 1948 e 1952 e ancora oggi architettonicamente attuali, oltre che eleganti e circondate da tanto verde.

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I Balmetti di Borgofranco d’Ivrea
Canavese Balmetti Borgofranco d’Ivrea
Balmetti cantina

Del resto, che il Canavese fosse verde l’avevamo detto subito. Una volta terminata la visita alla città (il tour storico artistico integrale, dura circa dalle 2 ore e mezza alle 3 ore e prevede la visita a 27 edifici), è d’obbligo dirigersi verso i Balmetti.
A circa un 6,7 Km da Ivrea e a 1 km di distanza dal centro abitato di Borgofranco d’Ivrea, si trova un borgo unico nel suo genere, famoso per un fenomeno naturale, che ancora oggi non trova una spiegazione scientifica.

Qui il ventre della montagna sembra infatti respirare. Sì, avete letto bene. A seguito del ritiro dell’antico Ghiacciaio Balteo, che partiva dal Monte Bianco, si estendeva in tutta la Valle d’Aosta e giungeva nella pianura canavesana, e del conseguente sgretolamento delle rocce moreniche, gli abitanti di questa zona, si sono accorti (siamo agli inizi del XII secolo) della fuoriuscita da alcune cavità della montagna di correnti d’aria fredda (le cosiddette “ore”), continue e costanti tutto l’anno, decidendo poi di intrappolare questo vento fresco, costruendovi davanti dei ripari, che fin da subito si sono rivelati l’ambiente ideale per la conservazione degli alimenti e ovviamente del vino.

Canavese Ivrea Balmetti respiro della montagna
Tome conservate nei Balmetti

Così sono nati i “Balmetti”, ovvero delle cantine naturali, tutte a livello strada, a cui, alle prime in diretto contatto con le “ore” (“Balmetti” primari), sono stati poi aggiunti altri ambienti che utilizzano in maniera indiretta il flusso delle “ore” stesse (“Balmetti” secondari, terziari, ecc.).
Per toccare con mano questo fenomeno, nel vero senso della parola, sarà sufficiente mette una mano davanti al foro d’uscita dell’aria fredda (anche lui detto l’“ora”), per sentire un filo di vento. La nostra prima giornata di tour nel Canavese non può che concludersi a tavola. E visto che siamo stati “buoni e bravi”, ci meritiamo come premio di gustare la Merenda sinoira. Da provare quella proposta dal Balmetto Mercando.

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