Venerdì 29 Novembre 2024 - Anno XXII

Crespi d’Adda: una storia industriale diventa fenomeno turistico

Lombardia villaggio Crespi d'Adda Patrimonio Unesco

Il villaggio operaio di Crespi d’Adda è un museo a cielo aperto. Costruito da Cristoforo Benigno Crespi intorno al cotonificio, nato nel 1876, dal 1995 è Patrimonio Unesco. Le trecento persone che ancora vi abitano vivono in un luogo dove il tempo sembra essersi fermato.

Lombardia Crespi d'Adda villaggio intorno alla fabbrica
Il cotonificio inaugurato nel 1878 ha dato vita al villaggio Crespi d’Adda

Non c’è milanese o bergamasco, con figli in età scolastica, che non abbia sentito parlare, ameno una volta, del Villaggio operaio di Crespi d’Adda (BG). Io, ad esempio, da alessandrina, trapiantata a Milano, ne ho scoperto l’esistenza (solo) quando il mio (classe 2005) era in terza media.
Il sogno di Cristoforo Benigno Crespi, che prese vita nel 1876, attorno all’omonimo cotonificio, inaugurato due anni dopo, dichiarato poi, sul finire del 1995, Patrimonio Unesco è, infatti, una tappa quasi obbligatoria per gli studenti lombardi, ma non solo, quando, in classe, si affronta il tema della Rivoluzione Industriale.
Questo luogo però, vi assicuriamo, merita una visita indipendentemente dal fatto di essere o meno ancora sui banchi di scuola.

Lombardia Crespi d'Adda patrimonio Unesco
La fabbrica costruita nel 1876 e il sogno di Benigno Crespi

Anche se le scolaresche qui sono di casa, negli ultimi anni Crespi d’Adda ha registrato sempre più turisti “adulti”. Solo nel 2023, i visitatori paganti sono stati oltre 33mila. Record che ha portato Crespi d’Adda ad aggiudicarsi il secondo posto tra i luoghi industriali più visitati in Italia, dopo niente meno che la Ferrari, a Maranello.

Un numero comunque parziale dal momento che tra i visitatori c’è chi decide di andare alla sua scoperta in totale autonomia (il villaggio è una sorta di museo a cielo aperto e può essere esplorato liberamente, sempre nel rispetto delle persone, circa 300, che attualmente qui vi abitano) e chi, invece, opta per una visita guidata (l’Unesco Visitor Centre è il punto di partenza di diversi tipi di tour, prenotabili a pagamento).

Crespi d’Adda: un viaggio nel tempo
Cotonificio archeologia industriale villaggio Crespi d'Adda
Visita ai reparti del cotonificio e al villaggio

Per me l’occasione di visitarlo è stato un tour press. Un viaggio stampa che mi ha regalato un vero e autentico salto nel passato.
A Crespi d’Adda il tempo sembra, infatti, essersi letteralmente fermato.
La struttura originaria, voluta da Cristoforo Benigno Crespi, poi completata dal figlio, Silvio Benigno, verso la fine degli anni Trenta del Novecento, è ancora intatta.

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Nulla è stato aggiunto o sottratto. Anche se la fabbrica è stata definitivamente chiusa nel 2003 (a ricordarcelo il grande orologio all’ingresso del cotonificio, fermo sulle 17 meno dieci, ora in cui si chiusero per sempre i cancelli, dopo oltre centovent’anni di storia), è sufficiente guardarsi attorno, per capire che a qui tutto è rimasto immutato.

Crespi d’Adda: la fabbrica centro della comunità
Crespi d'Adda il villaggio nato intorno alla fabbrica
Abitazione per i dirigenti del cotonificio

I tre palazzoni, detti “palasòcc”, che furono i primi edifici ad essere edificati, in un primo momento, per ospitare le maestranze, sono ancora lì a testimoniare l’esperienza crespese.
Che dire poi delle ex case degli operai, allineate come uno stampino riprodotto per una cinquantina di elementi, un tempo tutte uguali, pensate per dare ai dipendenti un’abitazione salubre e comoda al posto di lavoro.
O delle ville, a differenza delle prime, una diversa dall’altra, offerte ai capireparto e dirigenti, anche sotto forma di benefit, come si direbbe oggigiorno, che ancora oggi architettonicamente riflettono la gerarchia della fabbrica di un tempo.

Non è, infatti, un caso che le abitazioni riservate al medico e al prete, in qualità di garanti della salute fisica e spirituale degli abitanti del villaggio stesso, fossero le uniche costruite più in alto rispetto a tutte le altre.
O ancora che il palazzo dei Crespi, che ricorda un vero e proprio castello, sia invece l’unica costruzione che svetta sulla pianura, insieme alle ciminiere della fabbrica, forse al solo scopo di enfatizzare il ruolo di Benigno Crespi stesso come moderno “feudatario” del villaggio.

Crespi d’Adda: una stella a otto punte
Lombardia Crespi d'Adda un mondo senza tempo
Crespi d’Adda (ph. Walter Carrera)

Della città ideale voluta da Crespi (simbolo del luogo è una stella a otto punte) ritroviamo ancora anche altri edifici. Come la Chiesa. Una copia esatta di Santa Maria, a Busto Arsizio, per ricordare agli stessi Crespi le loro origini e pensata come primo luogo dove le persone potevano condividere le loro vite. O il dopolavoro, oggi un bar ristorante, dove, dopo le tante ore di lavoro nel cotonificio, gli operai potevano trascorrere qualche momento di svago.
Svago che, per convenzione sociale, non era invece concesso alle operaie, il cui unico luogo dove poter socializzare era il lavatoio che Crespi aveva fatto costruire coperto, con vasche ergonomiche e acqua calda, proveniente dalla fabbrica, allo scopo di far risparmiare loro di dover scendere fino al fiume, per lavare i panni, con l’acqua gelida.

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Crespi d'Adda la fabbrica diventa comunità
Ragazze a scuola di economia domestica

L’ambizioso progetto di Benigno Crespi non poteva però non includere anche una scuola. Altro punto di eccellenza del villaggio perché obbligatoria fino alla quinta elementare, quando di norma la durata era invece di soli due anni, e gratuita per tutti i figli degli operai.

E ancora un ospedale dove prestare le prime cure in caso di infortuni sul lavoro o i bagni pubblici con piscina e docce calde, per tutelare la salute stessa degli operai, che veniva messa a dura prova dalla polmonite del cotone, contratta a seguito della lunga esposizione alle polveri sottili.
Senza dimenticare il campo sportivo, il teatro, l’albergo, dove trovavano ospitalità i clienti stranieri, in visita al villaggio. E, per finire, il cimitero dove il mausoleo Crespi, una piramide di cemento e ceppo dell’Adda che emerge dalla terra, abbraccia tutti coloro che con la loro vita hanno contribuito alla realizzazione di questo sogno.

Col Metaverso proiettati nella Crespi d’Adda di fine ‘800
Crespi D'Adda Patrimonio Unesco Benigno Crespi imprenditore lungimirante
Lavoratori fotografati davanti al cotonificio

E così, mentre si passeggia tra gli edifici di Crespi d’Adda, che costituiscono il nucleo del villaggio operaio, si finisce per immaginare come si potesse vivere e lavorare qui, ai tempi dei Crespi.
Ad aiutare a calarsi in quell’epoca, contribuiscono anche i video proiettati nelle sale del Museo partecipato. Uno spazio dove alcuni dei personaggi, presumibilmente vissuti nel villaggio, negli anni in cui il cotonificio Crespi era in attività (1878-1929), si raccontano attraverso immagini d’archivio e animazioni grafiche, permettendo al visitatore di turno di capire come fosse la vita quotidiana di allora.
Grazie poi alla realtà virtuale è possibile anche vivere e sperimentare in prima persona, nel metaverso, cosa potesse significare un giorno di lavoro in fabbrica.

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Il museo di Crespi d’Adda

Sicuramente un incredibile viaggio nel tempo e nello spazio, che, nel mio caso, non è terminato col press tour. Una volta a casa mi sono immersa nella lettura di alcuni romanzi qui ambientati. E pagina dopo pagina, mi sembrava di vedere Umberto e sua moglie Ninetta, protagonisti di “Luci dell’alba, un delitto a Crespi d’Adda” di Elena Liguori, quando da Sotto il Monte arrivano al villaggio e, ancor prima di esser assunti in fabbrica, prendono una stanza in affitto nell’albergo.

O Emilia, il personaggio descritto in “Al di qua del fiume” di Alessandra Selmi, figlia di uno degli operai più fedeli a Crespi, intenta a passeggiare, lungo il viale del Cimitero, con Silvio, il figlio del padrone, scambiandosi confidenze e idee, lontano dagli occhi della comunità, che non accetta la loro amicizia a causa della differenza di status sociale.
O la piccola di Cecilia, de “La fabbrica delle storie” di Gisella Laterza, che col suo amico Nino, esplora il villaggio dimostrandoci come anche questo luogo, se visto con gli occhi di un bambino, può essere un mondo fantastico.

PHOTO GALLERY CRESPI D’ADDA NEL SECOLO SCORSO

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