Continuiamo il viaggio di Dante Alighieri soffermandoci sui luoghi frequentati nel suo lungo peregrinare. Sarebbe impossibile seguire un percorso strettamente cronologico in quanto gli spostamenti del Sommo Poeta non sono stati puntualmente segnalati da un “cronista” dell’epoca. Non c’era il biografo Giorgio Vasari a studiare le vite degli artisti. Possiamo solamente basarci sulle citazioni che Dante fa nei suoi versi della Divina Commedia e sulle lapidi messe a dimora nei luoghi da lui visitati.
Nella sua fuga da Firenze, Dante ebbe la fortuna d’incontrare i Conti Guidi. La famiglia Guidi protesse il Poeta per lungo tempo sottraendolo alla collera dei potenti di Firenze che lo avevano esiliato. I luoghi aretini visitati dal Poeta risalgono ancor prima del suo esilio. Dante Alighieri, infatti, poco più che ventenne, partecipò alla ben nota battaglia di Campaldino (1289) nella quale si scontrarono le città di Firenze contro Arezzo.
Dante prese parte alla battaglia come “feditore” (cavaliere) tra le fila delle forze guelfe fiorentine. I guelfi, in numero maggiore rispetto agli avversari ghibellini di Arezzo, ne uscirono vincitrici. Le cronache dell’epoca narrano di una battaglia molto cruenta con oltre 1700 morti e 2000 prigionieri.
Il rifugio nel Casentino al Castello di Romena dei Guidi
Il Poeta si salvò e trovò rifugio presso il Castello di Romena a Pratovecchio, di proprietà dei Guidi. I ricordi e le gesta della battaglia saranno raccontati nei versi della Divina Commedia nei quali Dante descriverà non solo le prodezze o le angherie dei cavalieri, ma anche le bellezze del Casentino.
I Conti Guidi appartenevano ad una delle famiglie più ricche ed influenti della Toscana del 1300 e possedevano castelli in Toscana e nella confinante Romagna. Nel 1307, nel corso del suo esilio in terra aretina, Dante fu ospitato da Aghinolfo Guidi nel castello di Romena, un maniero situato su un poggio a 626 metri s.l.m. dominante il fiume Arno e la piana dell’Alto Casentino.
La fortezza medievale, era protetta da alte cinta murarie e da 14 torri tra cui la Torre delle prigioni, la cui singolarità era la costruzione ad imbuto. Sarà leggenda o verità, ma si trova una certa analogia con la struttura dell’Inferno dantesco, dove Dante confina i peccatori più incalliti negli ultimi gironi. Al tempo di Dante, l’accesso alla torre avveniva dall’alto attraverso i camminamenti lungo la cinta muraria. Al piano più alto c’era il tribunale per l’esercizio del processo, mentre le celle per i prigionieri erano situate in basso. Le celle, strette, umide, erano state pensate per infliggere la pena maggiore per i reati più gravi, sino a restringersi nella parte più bassa della torre.
Nel 1579 la zona fu colpita da un grave terremoto che non risparmiò la possente costruzione ridotta a un rudere. I bombardamenti perpetrati durante il secondo conflitto mondiale fecero ulteriori danni a cui pose fine il proprietario Conte Ottaviano Goretti de Flamini attraverso la salvaguardia dell’intero complesso, oggi visitabile.
Castelli del Casentino: Dante ospite al Castello di Poppi
Nel canto XXX dell’Inferno, Dante parlerà di Adamo da Brescia, il falsificatore di fiorini d’oro per conto dei Guidi che sarà catturato e arso vivo nella località di Ommorto. Un altro castello dei Conti Guidi passato alla storia per aver ospitato Dante è il Castello di Poppi, sempre nel Casentino. A suggellare il passaggio del Poeta in questo luogo, è il busto in bronzo raffigurante Dante posto davanti all’entrata del castello.
Dante frequentò la corte del Conte Guido Simone da Battifolle nel 1310 e sembra che qui abbia composto il canto XXXIII dell’Inferno, descrivendo le sorti del Conte Ugolino e dei traditori della patria. Dei castelli dei Conti Guidi è senz’altro quello meglio conservato ed è considerato il monumento principale del Casentino. In questa possente dimora i Guidi vissero per quattro secoli essendo considerata una residenza del potere politico locale.
Castelli del Casentino: Poppi come Palazzo Vecchio a Firenze
Il castello sorge su un poggio a Poppi, borgo medievale tra i più suggestivi d’Italia. L’edificio ricorda Palazzo Vecchio in Piazza della Signoria a Firenze per la presenza delle merlature guelfe, le bifore e l’alta torre. Nel rispetto degli antichi manieri, in origine, il Castello era protetto da un fossato e da un ponte levatoio. L’esterno è caratterizzato da cinte murarie con merlature guelfe. All’interno sono ben conservati il Salone delle Feste, le stanze residenziali dei Conti Guidi, la cappella arricchita dagli affreschi del 1300 di un allievo di Giotto: Taddeo Gaddi. Vi si trovano, inoltre, la Biblioteca Rilli costituita da un numero considerevole di libri e manoscritti, le scuderie e le prigioni.
La Torre campanaria, a pianta quadrangolare, è costituita da 104 scalini e una volta arrivati in cima, si può godere del panorama del borgo sottostante. Nella sala più grande del Piano Nobile del Castello di Poppi si trova un interessante plastico sulla Battaglia di Campaldino che mostra la posizione degli schieramenti guelfi e ghibellini prima dell’inizio dello scontro.
Castelli del Casentino: Dante al Castello di Porciano a Stia
“Gli scelleratissimi fiorentini” è la frase con cui Dante si rivolge all’imperatore Arrigo VII di Lussemburgo durante la sua discesa in Italia. È una delle tante epistole indirizzate ai potenti dell’epoca e questa in particolare è databile intorno al 1310-1311, periodo in cui il Poeta soggiornò nel castello di Porciano. L’ Alighieri cerca di persuadere il sovrano a stroncare le resistenze degli irriducibili guelfi fiorentini.
Il castello di Porciano dei Conti Guidi si trova a Stia, piccolo paese del Casentino. In questo maniero Dante Alighieri fu ospite dei Conti Guidi, tra l’ottobre del 1310 e l’aprile del 1311 e da qui, sembra, abbia scritto le epistole divenute celebri per i loro destinatari: “Ai Principi e Popoli d’Italia”, “Ai Fiorentini” e “Ad Arrigo VII”. Di queste terre dalla vegetazione lussureggiante e variegata Dante cita il torrente Archiano, l’Arno, il Sasso Spicco, San Francesco, i monaci dell’Eremo, il Pratomagno.
La stanza di Dante
Il castello fu edificato dalla casata dei Guidi all’inizio del secolo XI su un’altura che domina la vallata casentinese. Imponente, sontuoso all’epoca di Dante, è stato oggetto di degrado fino al 1963, anno in cui venne acquistato da Flaminia Goretti Specht la quale diede inizio ad un’opera di restauro e di conservazione durata circa quindici anni. Furono restaurati l’antica torre alta 35 metri, una parte delle mura del castello, le feritoie medievali per l’avvistamento e la difesa. Non solo. Nelle sale interne al piano terra sono esposti antichi oggetti per uso domestico o agricolo. Al primo piano si trova la Sala della storia del castello con documenti che testimoniano il lavoro di restauro. Al secondo piano troviamo la “Stanza di Dante” con una vista panoramica sulla vallata casentinese.
Informazioni sui Castelli del Casentino dei Conti Guidi:
https://www.castellodiromena.it/
https://www.comune.poppi.ar.it/
https://www.ilbelcasentino.it/castello_porciano2.html
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