Dopo la visita alle famose feluche di Ganzirri, il nostro viaggio ottobrino nella Sicilia nord orientale, continua sempre in provincia di Messina. La prossima tappa è Torre Faro. Prima di lasciare il borgo marinaro di Ganzirri non potevamo non dare uno sguardo a un’altra attività in loco legata alla presenza di un grande lago. Lungo la sponda sud di quest’area lacustre, notiamo alcuni pescatori immersi nel limpido specchio d’acqua fino alla cintola. La cosa ci incuriosisce. Per saperne di più li avviciniamo e chiediamo notizie sulla loro attività. I pescatori ci spiegano che il cosiddetto Lago Grande di Ganzirri, nel quale si sono addentrati, è costituito da acqua salmastra per gli apporti rivenienti dal Mar Ionio.
Un particolare che consente loro di svolgere un’attività che perpetua e consolida antiche tradizioni di famiglia. Si tratta dell’allevamento di vongole, telline e molluschi bivalvi, un mestiere che richiede una gran cura. Mentre l’anziano genitore, protetto da alti stivali in gomma, è immerso nelle acque e col rastrello riempie la tellinara, la tipica rete, il giovane si prodiga per fornirci le spiegazioni richieste.
Allevamento e raccolta nella laguna di Capo Peloro
Ci racconta, per esempio, che nel periodo della riproduzione (primavera-estate) milioni di uova si depositano sul fondale. E da lì ha inizio la loro crescita. Dopo circa un anno vi è la fase del raccolto effettuata con una grande rastrello che “pettina” il fondo per prelevare gli esemplari più grandi; mentre i più piccoli sono ributtati in acqua dove continueranno il loro sviluppo. È superfluo dire che tutti i “frutti” che si raccolgono in questa prateria di mare (il Lago Grande è inserito nell’area della Riserva Naturale Orientata della Laguna di Capo Peloro) sono molto apprezzati nell’intera Sicilia.
Torre Faro
L’altro borgo di pescatori che abbiamo visitato dopo Ganzirri è Torre Faro, posto ancora più vicino alla punta estrema della Sicilia. Guardando la cartina della Trinacria la punta a nord-est sembra avere la forma della testa di un uccello e Torre Faro sembra trovarsi sul becco che punta verso la costa calabrese. Il paese prende il nome proprio da una primitiva lanterna di segnalazione, eretta a metà del 1700 sul luogo di un preesistente impianto luminoso di epoca romana. Oggi il faro esistente, di proprietà della Marina Militare, è alto trentasei metri e presenta una costruzione ottagonale contraddistinta dalle fasce orizzontali bianche e nere che la ornano.
Nelle immediate vicinanze si innalza la cosiddetta Torre degli Inglesi così chiamata per ricordare la loro presenza in quei luoghi nel diciannovesimo secolo. La troviamo posta ai margini del paese, prospicente al mare. La torre è caratterizzata dalla sua forma cilindrica, comune a tutte le torri di avvistamento e difesa di quell’epoca.
Museo di Arte Contemporanea Horcynus Orca
Negli ambienti della cinta muraria che la circonda, visitiamo il MACHO, Museo di Arte Contemporanea Horcynus Orca. L’interno è una sorpresa, le sale offrono percorsi interattivi, video installazioni, dipinti e sculture. Tutte le opere presenti sono state realizzate da artisti contemporanei provenienti da ogni parte del mondo.
All’interno di quest’area, scavi archeologici hanno portato alla luce un basamento di epoca romana appartenente al faro coevo oltre a cisterne per la raccolta di acqua piovana. La visita di questi luoghi è particolarmente suggestiva non fosse altro che, fino a qualche anno fa, tutta l’area era sottoposta al vincolo militare e, pertanto, interdetta al pubblico.
Pilone di Torre Faro e spiaggia di Capo Peloro
Il luogo in cui siamo, però, non ha finito ancora di stupirci poiché andando incontro al mare, nonostante le folate di vento, ci troviamo a pochi passi dal traliccio rosso e bianco. È il cosiddetto Pilone di Torre Faro, contrapposto al gemello sulla costa calabrese. Fino al 1994 questi tralicci collegavano la linea elettrica ad alta tensione tra le due regioni, ma furono dismessi per l’ormai insufficiente potenza energetica trasportata.
Ora non ci resta che raggiungere una tra le più belle spiagge della Sicilia, quella di Capo Peloro lasciandoci alle spalle la Torre degli Inglesi e l’altissimo Pilone.
In questo fine ottobre la lunga e candida spiaggia, lambita dalle fredde acque dello Ionio e quelle più calde del Tirreno, è praticamente deserta. Siamo soli al cospetto della vicinissima Calabria e il silenzio che ci circonda sembra invitarci a sedere sulla battigia per ascoltare, ancora una volta, quello che ci raccontano le onde del mare trasportate dall’impetuoso vento di scirocco.
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