Se pensate che le corse ciclistiche servano solo agli appassionati di sport, è tempo di ricredervi. La Vuelta a España 2025 si prepara a essere molto più di una competizione: sarà un vero e proprio documentario itinerante che attraverserà alcuni dei tesori meno battuti della Penisola Iberica.
E per noi viaggiatori, rappresenterà un’occasione d’oro per scoprire itinerari inediti e destinazioni che spesso sfuggono alle guide turistiche tradizionali.
Un Grand Tour moderno

Dal 23 agosto al 14 settembre, le telecamere della Vuelta porteranno nelle case di 190 paesi del mondo panorami mozzafiato, borghi nascosti e paesaggi che farebbero innamorare anche il turista più scettico. L’edizione 2025 promette di essere particolarmente ghiotta per chi ama viaggiare con curiosità.
Si parte dal Piemonte (un omaggio che a noi italiani non dispiace mai) per poi tuffarsi immediatamente nel cuore della Catalunya con Figueres, dove il Teatro-Museo Dalí farà da cornice a una cronometro a squadre. Già qui capiamo che non sarà una Vuelta qualsiasi: ogni tappa è pensata per valorizzare un pezzo di storia, cultura o paesaggio.
Pirenei, vini e montagne sacre

Il percorso disegna una Spagna inedita, lontana dalle solite rotte Madrid-Barcellona-Siviglia. Dopo il battesimo pirenaico nel Principato di Andorra (paradiso per cicloturisti e amanti della natura), la corsa scenderà così verso Saragozza e si concederà un momento di pura poesia enologica nella Rioja. Qui, tra i filari che regalano alcuni dei migliori rossi al mondo, si chiuderà la prima settimana di gara.
Anche il nord della Spagna, spesso trascurato dai tour operator tradizionali, avrà il suo momento di gloria. Navarra e Bilbao con il suo iconico San Mamés, Cantabria e Asturie: un susseguirsi di paesaggi che sembrano dipinti a mano, dove il verde delle montagne si fonde con l’azzurro del Mar Cantabrico. E poi, come una ciliegina sulla torta, ecco l’Angliru, la salita più temuta e leggendaria del ciclismo spagnolo.
La Galizia segreta

Particolare attenzione merita la Galizia, protagonista di ben tre tappe che chiuderanno la seconda settimana di gara. Qui la Vuelta toccherà località come Mos, un piccolo comune nella provincia di Pontevedra che la maggior parte dei turisti non sa nemmeno pronunciare, passando per paesaggi che ricordano più l’Irlanda che la Spagna mediterranea.
Non aspettatevi spiagge dorate e sangria: qui troverete vallate verdissime, antiche foreste di eucalipto, borghi di pietra dove il tempo sembra essersi fermato e una costa selvaggia battuta dall’Atlantico.
Chi ha avuto la fortuna di visitare questi luoghi sa che la Galizia è una delle regioni più autentiche e meno commerciali della Penisola. Qui la tradizione celtica si mescola alla cultura spagnola in un mix unico: dalle gaite (le cornamuse galiziane) ai pasos (i tradizionali granai su palafitte), dalla cucina a base di pesce freschissimo e mariscos ai vini albariño che sanno di salsedine. È una Spagna diversa, quasi segreta, dove i prezzi sono ancora onesti e l’ospitalità è genuina.
Il gran finale gastronomico
La parte conclusiva del percorso è un vero e proprio tour enogastronomico. La tappa Rueda-Guijuelo è un colpo di genio: si parte dalla patria di uno dei vini bianchi più apprezzati di Spagna (il Verdejo di Rueda) per arrivare nel regno del jamón ibérico. Due eccellenze che da sole giustificherebbero un weekend fuori porta.
Il gran finale è affidato alla Bola del Mundo, salita già leggendaria. Incastonata nel Parco Nazionale della Sierra de Guadarrama, a due passi da Madrid, rappresenta il connubio perfetto tra sfida sportiva e bellezza naturalistica. Le sue rampe in cemento, subito dopo il passo di Navacerrada, ospiteranno l’ultima battaglia prima dell’arrivo nella capitale.
Turismo slow in sella
Molti degli itinerari toccati dalla Vuelta sono perfetti per essere percorsi in bicicletta anche da chi non ha le gambe di Pogačar o Roglič. La Spagna sta investendo molto nel turismo su due ruote, e questa edizione della Vuelta arriva al momento giusto per mostrare al mondo che il paese è pronto ad accogliere anche i ciclisti della domenica. Perché a volte, per apprezzare davvero un paese, bisogna rallentare fino alla velocità di chi la pedala metro per metro.
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