Venerdì 11 Ottobre 2024 - Anno XXII

La metamorfosi di un Toro: da piazzista di Brandy a icona del Turismo

El toro de Osborne foto Jacilluch

Il Toro simbolo della Spagna entra a far parte di una storia curiosa e non cruenta. Il nero Toro idea pubblicitaria della distilleria Osborne divenuta un emblema del turismo e del folclore nazionale. A distanza di 50 anni viene coinvolto in una querelle non nella Plaza de Toros bensì nelle aule giudiziarie. Il Toro al km 535 della statale n° 630 trasformato in una mucca svizzera “à pois”

Toro L’inconfondibile Toro nero
L’inconfondibile Toro nero

Chi non è mai stato in Spagna? Pochissimi, se non nessuno. Ecco pertanto che la storia che segue potrà intrigare molti lettori. Racconta infatti le vicende di qualcosa forse dimenticata ma già vista. Un vero e proprio personaggio per chi ha viaggiato in auto sulle strade spagnole. Una semplice idea pubblicitaria divenuta un emblema del turismo e del folclore nazionale. Si parla del grande, nero Toro (in Spagna detto de Osborne) che si staglia improvvisamente all’orizzonte, nitido e possente, nei punti di maggior visibiltà di una “carretera”, al termine di una curva o verso la fine di una salita.

La sua storia compie quest’anno mezzo secolo. E’ curiosa e non cruenta. Invece di essere stata vissuta nelle Plazas de Toros si è ritrovata coinvolta in combattimenti politico-legali financo internazionali. Tutto comincia nel 1956, tempi “franchismi”, repressione, si sta gradualmente affievolendo la fame della Guerra civile. Il turismo sta decollando, mentre restano sempre ben radicati, a sud dei Pirenei, gli stereotipi, la passione per la Fiesta Nacional (il “mundillo taurino”sublimato nella corrida) il piacere e l’orgoglio di quel modo di vivere espresso dal celeberrimo pasodoble España Cañì.

Mezzo secolo di vita del Toro “Veterano”
Toro Distilleria Osborne
distilleria Osborne

La andalusa distilleria Osborne, produttrice di liquori dal 1772 a Puerto de Santa Maria, decide di fare pubblicità a uno dei suoi Brandy, il Veterano, e affida l’incarico a Manolo Prieto, collaboratore della Agenzia Azor. Casualmente – come sovente accade in occasione di scoperte e invenzioni – il pubblicitario risolve immediatamente il problema disegnando la sagoma di un Toro Bravo destinata ad apparire nella campagna stradale e sull’etichetta. Dire che con questa trovata pubblicitaria nacque anche un fenomeno culturale non è forse azzardato: Dalì, Almodovar e Bigas Luna si ispirarono al Toro in alcune loro opere.

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I primi Tori Osborne di Manolo Prieto – con la scritta Veterano – apparvero sulle strade spagnole nel 1957, erano in legno e non superavano i 4 metri d’altezza. Quattro anni dopo la famiglia Tejada – costruttrice dei Tori – per una maggior durata e resistenza, sostituì i pannelli di legno con lamine di ferro e portò l’altezza a 7 metri. Ma nel contempo cominciavano le prime “grane” a livello normativo.

Nel 1962 una legge pubblicitaria impose una distanza minima di 125 metri dalla strada. Visto che il Toro si distanziava dall’automobilista, a Osborne non restò che raddoppiarne le dimensioni, raggiungendo in tal modo l’altezza di un edificio di 4 piani. A questo punto, non entusiasmanti ma non privi di una certa curiosità, è il caso di fornire altri dati tecnici: fondamenta di cemento, impalcatura di acciaio, 150 metri si superficie, 4 tonnellate di peso, 70 lamine di ferro di 1 metro e 90 tenute insieme da 3000 viti, 75 litri di vernice  nera (con un tocco di quella azzurra –tra il posteriore e la coda- per fondersi con il colore del cielo sullo sfondo).

Toro in lotta contro leggi e gabelle
La metamorfosi di un Toro: da piazzista di Brandy a icona del Turismo

Ma – come è di moda dire – le mamme di burocrati e legulei sono sempre incinte. E fu così che nel 1988 (in quegli anni le disposizioni dell’Unione Europea cominciavano a condizionare usi e costumi dei Paesi che ne facevano parte o si apprestavano a entrarvi) la proibizione di annunci pubblicitari sulle autostrade spagnole portò alla sparizione di scritte e immagini. A quel punto il Toro dovette entrare in politica e in sua difesa insorsero associazioni e singoli cittadini affinché fosse dichiarato simbolo culturale e artistico.

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E nel 1994 riecco il rischio di estinzione, voluta da un regolamento del ministero dei Lavori Pubblici inventante nuove regole pubblicitarie stradali. Che provocarono una nuova levata di scudi. Stavolta furono i Municipi e alcune Comunidades a richiedere il mantenimento della nera immagine. L’Andalusia ne invocò la catalogazione come Bene Culturale; mentre la Navarra andò a pescare una legge sugli antichi Diritti medioevali per continuare a ospitare il Toro tra i suoi paesaggi. Ovviamente più si alzavano i toni delle polemiche più alte erano le istituzioni a doverle dirimere. Dopo il Parlamento che decretò l’ormai attempata creatura di Osborne “herencia/eredità cultural y artistica del paisaje español”, nel dicembre del 1997 il Tribunale Supremo sentenziava che il Toro “aveva superato il suo iniziale aspetto pubblicitario e si era integrato nel paesaggio”.

Un Toro (finto) nella storia di Spagna

Toro Agatha Ruiz de la Prada
Agatha Ruiz de la Prada

Le chicche e gli aneddoti sulle vicende politiche, legali e di costume dell’unico Toro che quantomeno non ha generato polemiche sulla corrida, sembrano comunque non avere mai fine. Divenuto un simbolo dell’identità della Spagna ecco i nazionalisti di Catalogna, Comunidad Valenciana e isole Baleari boicottare e abbattere i Toros ospitati nel loro territorio. Non istero-nazionalista bensì solo bizzarro, lo stravagante artista di Caceres, Javier Figueredo, trasformò il Toro al km 535 della statale n° 630 in una mucca svizzera dipingendola “à pois” bianchi e appendendole le tette con alcune viti. Né mancano, al Cornupeta (così è definito il toro bravo in Spagna) ex insegna pubblicitaria, le beghe a causa di diritti e copyrights (rivendicati dalla Osborne trattandosi di un logotipo commercale).

Al tutto dovrebbe aver posto fine (settembre 2005) un giudice dichiarante che (pur trattandosi di una ‘marca registrada’ dal gruppo Osborne) il Toro si è convertito in un “patrimonio cultural y artistico de los pueblos y campos de España”. Alla fine di cotante vicende eccoci ai nostri giorni, a prendere atto che a mezzo secolo dall’apparizione più di novanta Toros di Osborne non solo pascolano su prati e colline spagnole ma – sulle orme dei Conquistadores e della lingua castigliana – hanno pure attraversato l’Atlantico per decorare alcuni panorami del Messico.

E come tutte le storie a lieto fine, si concluda informando che Osborne ha donato l’immagine del suo Toro a una Campagna per la Lotta contro la Fame. Attori (Antonio Banderas), designers (Agatha Ruiz de la Prada), eccelsi cucinieri (Ferràn Adrià) hanno disegnato una collezione artistica di tori(Art Bulls) che saranno messi all’asta per fini benefici durante un giro negli Stati Uniti e attraverso Internet.

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