Mercoledì 27 Novembre 2024 - Anno XXII

Anche il mare ha memoria

Il giardino privato di Mohsen Lihidheb. Foto: Mattia Insolera/Luzphoto   “La memoria del mare. Oggetti migranti nel Mediterraneo” è una mostra fotografica dedicata al Museo della Memoria del Mare di Zarzis in Tunisia, che sarà visibile al Galata Museo del Mare di Genova dal 6 al 28 febbraio. La mostra nasce nell’ambito della ricerca europea MeLa (European Museums in an age of migrations), che si interroga sul ruolo, il profilo e le sfide dei musei europei, in un’epoca fortemente caratterizzata dal fenomeno della mobilità. La provocazione è stata quella di studiare i musei europei senza dimenticare la sponda meridionale del … Leggi tutto

Il giardino privato di Mohsen Lihidheb. Foto: Mattia Insolera/Luzphoto
Il giardino privato di Mohsen Lihidheb. Foto: Mattia Insolera/Luzphoto

 

“La memoria del mare. Oggetti migranti nel Mediterraneo” è una mostra fotografica dedicata al Museo della Memoria del Mare di Zarzis in Tunisia, che sarà visibile al Galata Museo del Mare di Genova dal 6 al 28 febbraio. La mostra nasce nell’ambito della ricerca europea MeLa (European Museums in an age of migrations), che si interroga sul ruolo, il profilo e le sfide dei musei europei, in un’epoca fortemente caratterizzata dal fenomeno della mobilità. La provocazione è stata quella di studiare i musei europei senza dimenticare la sponda meridionale del Mediterraneo, chiedendosi quali tracce materiali racconteranno l’epopea dei migranti alle generazioni future. Mentre in Europa i musei stanno accogliendo, ormai da anni, la sfida di raccontare il fenomeno migratorio, infatti, non esistono musei delle migrazioni in Maghreb, né lungo la riva asiatica del Mediterraneo. Chi parte da queste terre non ha quasi nulla con sé; quel poco viene raccolto e trasportato dal mare.

 

Così, fuori dai circuiti museali canonici si è formata la collezione del Museo della Memoria del Mare di Zarzis. Il museo si trova nel giardino privato di Mohsen Lihidheb, che si definisce “eco artista” e affida al proprio progetto un profondo messaggio di pace e di speranza. Mohsen da anni percorre il litorale raccogliendo a salvando tutto quello che trova: scheletri di pesci, abiti, scarpe, giocattoli. Migliaia di bottiglie, catalogate una per una, che gli sono valse il Guinness dei primati. E, dopo averlo atteso a lungo, il corpo di un migrante, che ha chiamato Mamadou, che ha fatto seppellire e che non smette di ricordare: il fantoccio di Mamadou, fatto di stracci, sta a guardia del giardino-museo, e benevolmente lo protegge. Il museo di Zarzis è raccontato a Genova negli scatti dei fotografi Alessandro Brasile e Mattia Insolera. In mostra viene anche proiettato il cortometraggio Sacrées bouteilles, del regista tunisino Fitouri Belhiba.

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(18/01/2013)

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