Spaghettoni ruvidi e persone tenere
C’è poi la cena a un agriturismo che si chiama la Rosa del Reventino, dove tutte le pietanze sono fatte in casa, a partire dal maiale che viene allevato sul posto, dove tutto è fresco e genuino.
La fileja, tipica pasta calabrese, è superata in bontà solo dagli spaghettoni ruvidi. La peperonata con patate e salsiccia, la migliore che esista (peraltro l’unica che abbia mai digerito in tutta la mia vita), insieme al piatto di fagioli conditi, lo spezzatino con patate e lo stinco. Un tripudio.
Riflettendoci, forse a Conflenti è meglio fermarsi un paio di giorni, per diluire un pochino gli assaggi. Tanto l’aria buona e le possibilità di passeggiate digestive nel bosco non mancano.
Da quando ci sono stata ogni tanto penso alle persone in questo paesino che mi ricorda Rio Bo, a questo piccolo mondo antico e tenero, affettuoso e semplice, che abbiamo tutti perso, che si è staccato da noi perché si è rotta la strada, perché è franata la speranza.
La salita a Conflenti è molto lunga. Si arriva al paese attraverso una strada mezza franata (mancano proprio dei pezzi, caduti a valle per via di un terreno non tanto amico del pellegrino) immersa in boschi senza luci. Qui ci si riconcilia con il buio, e la notte è proprio notte. A Conflenti, che si trova in provincia di Catanzaro, si incontrano personaggi non comuni: Don Adamo, il parroco, Giovanni, il sindaco. Don Adamo aveva cominciato come monaco a San Francesco di Paola e poi ha deciso di predicare nel mondo; ha invitato a Conflenti la figlia di Aldo Moro per celebrare il perdono. Giovanni, eminente cardiologo, è talmente innamorato del suo paese che non finirebbe mai di descrivertelo. C’è la ragazza di diciassette anni che si diverte nei giorni di festa a danzare indossando il casto vestito tradizionale, la quale si alza tutte le mattine alle cinque per andare al liceo; il generoso signor Egidio, appassionato alla fotografia e alle sorti del suo borgo.
C’è la Madonna della quercia, che è apparsa il 7 giugno 1578, per la quale hanno costruito una chiesetta nuova fiammante, con affreschi, bellissime sedie di legno e con i resti della quercia dietro l’altare.
Rio Bo
Tre casettine
dai tetti aguzzi,
un verde praticello,
un esiguo ruscello: rio Bo,
un vigile cipresso.
Microscopico paese, è vero,
paese da nulla, ma però…
c’è sempre disopra una stella,
una grande, magnifica stella,
che a un dipresso…
occhieggia con la punta del cipresso
di rio Bo.
Una stella innamorata?
Chi sa
se nemmeno ce l’ha
una grande città.
Aldo Palazzeschi