“O fortuna, velut luna statu variabilis semper crescis aut decrescis…”. Chi di noi, almeno una volta, non ha udito questo celeberrimo verso dei Carmina Burana nella magistrale riproposizione del compositore tedesco Carl Orff, spesso indovinata ed efficace colonna sonora di scene epiche, sanguinose battaglie o ambientazioni macabre? Invece, i Carmina Burana hanno ben poco di macabro, sono un’antologia dissacrante e gaudente di poesie medievali che inneggiano ai piaceri della vita, al gioco d’azzardo, alle belle donne, alle ghiotte abbuffate e al vino inebriante. Gli autori di questi canti, per lungo tempo emblema della contestazione e dell’anarchia giovanile, erano un gruppo eterogeneo che faceva del viaggio e del movimento un vero e proprio stile di vita, tanto da essere definiti e ricordati dai posteri proprio con un’inequivocabile riferimento al moto: Clerici, appunto Vagantes. In realtà, in principio con questa formula si definivano i chierici “svincolati” che potevano servire in chiese, capitoli e località diverse, ma il termine risultava troppo adeguato ed espressivo per non piegarlo a questi viandanti.
Lo spirito tedesco
Sarà proprio l’erudito bibliotecario, studioso e filologo impegnato, a dare al celebre manoscritto – il Codex Latinus Monacensis 4660 – il nome che tutti conosciamo, diffuso al grande pubblico attraverso l’esuberante e coinvolgente versione musicata da Orff nel 1937. Alcuni dei componimenti originali, infatti, includevano della notazione musicale, la cosiddetta “notazione neumatica”, una delle prime forme di scrittura musicale di difficilissima interpretazione per la mancanza di riferimenti espliciti relativi all’altezza delle note, rappresentate con segni minimi e molto stilizzati, chiamati giustappunto neumi. Libera interpretazione quindi, ma interpretazione riuscitissima in pieno Nazionalismo, di grande successo proprio perché il compositore tedesco, nel suo onesto sforzo di restituire voce alla poesia, diede davvero espressione compiuta allo spirito autentico di quegli uomini – ragazzi e chierici – che in un’epoca vivace quanto impervia affrontavano con leggerezza e sfrontatezza itinerari considerevoli e viaggi continui.
(03/10/2012)
* In Viaggio con la Storia è una rubrica che racconta il significato del viaggio nei tempi passati, quando muoversi era una necessità e non ancora un piacevole svago. La rubrica è curata da Jennifer Radulovic, Dottoranda di ricerca in Studi Storici e Documentari di Storia Medievale presso l’Università degli Studi di Milano. I suoi interessi di ricerca vertono principalmente intorno alla storia militare e a quella dei Paesi dell’Europa Centro-Orientale.