Un tour nei luoghi simbolo della comunità GLBT a stelle e strisce non può non iniziare, almeno per il turista che arriva a New York per la prima volta, con una visita al Greenwich Village, il celebre quartiere gay luogo di nascita del Movimento di liberazione omosessuale americano e sede, intorno a Christopher Street, dei Moti di Stonewall, episodio fondante dei Gay Pride. Proprio qui potrebbe sorgere (il condizionale in questi tempi di forte crisi economica è più che d’obbligo) un monumento in ricordo delle vittime dell’AIDS. I primi casi riconosciuti di sindrome da immunodeficienza acquisita si verificarono proprio negli Stati Uniti, quando alcune persone della comunità gay, a New York e in California, improvvisamente cominciarono a sviluppare rare forme di infezioni opportunistiche e tumori, ostinatamente resistenti a qualsiasi trattamento. Tanto che la malattia, trenta anni fa ai più sconosciuta, venne all’inizio definita come “la peste dei gay” (Gaetan Dougas, steward dell’Air Canada, bello e gay con all’attivo 250 rapporti sessuali all’anno consumati tutti rigorosamente senza preservativo è passato alla storia come il Paziente zero dell’Aids).
Infinite Forest: memoriale e oasi verde
Il progetto, che occuperebbe un lotto triangolare di 1.500 mq, battezzato Infinite Forest prevedrebbe la realizzazione di tre pareti specchiate lungo i lati interni del lotto e una foresta di betulle con la duplice funzione di memoriale e oasi verde. Sulle pareti esterne, in lavagna, i visitatori sono invitati a lasciare messaggi. Prima di poterlo ammirare dal vivo passerà comunque un po’ di tempo. A quanto pare non ci sarebbe budget sufficiente per la sua realizzazione e di conseguenza il progetto è destinato, almeno per ora, a rimanere solo un bel rendering. In attesa che la situazione si sblocchi ai turisti in visita a NYC non ci sarà che l’imbarazzo della scelta su cosa vedere e fare.
Per ricordare le vittime dell’Aids
A volerlo, The Architizer ideatore di un concorso d’idee per la realizzazione di un parco memoriale che nascerebbe niente meno che proprio sulle macerie del Vincent’s Hospital, l’ospedale che curò nei primi anni ottanta migliaia di persone affette da Aids, chiuso poi definitivamente nel 2010, dopo 160 anni di attività (il nome dell’ospedale è tristemente famoso anche per essere stato, trovandosi vicino a Ground Zero, il primo ospedale ad accogliere le oltre 800 persone rimaste ferite dal crollo delle Torri Gemelle durante gli attentati dell’11 settembre). Tra i 475 partecipanti, provenienti dagli Stati Uniti e da altre 32 nazioni, la giuria (composta tra gli altri da Michael Arad, vincitore del memoriale a Ground Zero, Liz Diller e Richard Meier) ha già decretato il vincitore: lo Studio a+i, con base a Brooklyn.