Porec-Parenzo è la perla dell’Istria e la perla di Parenzo è la Basilica Eufrasiana, una meraviglia bizantina: imperdibile per chi ha lasciato il cuore a Istanbul o a Ravenna. D’estate il paese, vagamente decadente ma svagato e simpatico, pullula di villeggianti beati e la luce è abbondante, così viene più facile ammirare l’atrio della chiesa con le sue colonne dai raffinatissimi capitelli o salire sul campanile settecentesco a guardare l’infinito.
Ma chi ama Bisanzio è certo appassionato di luce solare, ma non meno lo è della magia che si sprigiona dai mosaici dorati. Così chi ha un’anima bizantina a Parenzo ci può andare anche in inverno, magari proprio dopo essere stato a Ravenna, avendo ferma l’intenzione di tornare a Istanbul.
L’edificio è del VI secolo e la sua costruzione si deve al vescovo Eufrasio, chiamato santo ma mai canonizzato. Santo spurio, ma grande amante dell’arte, che ebbe l’assurda ambizione di costruire una cattedrale degna di una città imperiale in un paesino di periferia; e quel che è bello è che la edificò sul serio. Tra l’altro proprio dall’altra parte dell’Adriatico rispetto a Ravenna, da cui giunsero le maestranze che diedero una forma in pietra a questo antico sogno, che dal 1997 è entrato a far parte del Patrimonio dell’Umanità Unesco.
Una donna assisa in trono
Tutto colpisce dell’esterno e dell’interno, ma una cosa in particolare ha colpito me: in mezzo al catino absidale c’è una donna, la Vergine. Non capita spesso di vedere una donna assisa in trono nella posizione dominante di un edificio sacro. Ha in braccio il suo bambino, ma la protagonista è lei. In seguito ho scoperto che pare questa sia la prima volta che in una chiesa occidentale compare Maria nel posto più importante, di solito riservato ad altri. La Madonna è la stessa che si trova, però non in primo piano, su una parete di Sant’Apollinare Nuovo, giacché i maestri ravennati portarono da lì il cartone per realizzare questo mosaico quando furono chiamati in Istria da Eufrasio. Chissà se fu proprio lui a volerla lì e chissà perché.
Resta comunque un dato singolare, che rende questo monumento ancora più fuori dall’ordinario o, per meglio dire, straordinario. (02/01/2012)